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Guttuso al Vittoriano per un secolo di memoria
Il Complesso del Vittoriano ospita, dal 12 ottobre 2012 al 10 febbraio 2013,Guttuso. 1912-2012; è la prima grande mostra antologica dedicata al maestro siciliano organizzata a Roma, la città nella quale l'artista scelse di vivere per più di cinquant’anni.
La cura dell'evento è di Fabio Carapezza Guttuso, figlio adottivo e Presidente degli Archivi Guttuso, Roma, e di Enrico Crispolti, Professore Emerito di Storia dell'Arte Contemporanea all’Università di Siena con la direzione e il coordinamento generale di Alessandro Nicosia. I curatori hanno scelto oltre cento opere per ripercorrere e documentare l'intero percorso creativo di Renato Guttuso. Nella mostra sono esposti: 77 olii, 24 disegni e 11 tra bozzetti e figurini che testimoniano il suo amore per il teatro, melodramma e balletto.
Guttuso arrivò a Roma nel 1931, in occasione della prima Quadriennale nella quale, diciannovenne, fu invitato ad esporre due quadri, Mediterraneo (1930) e Donne alla fontana (1930). Le opere di questi anni come il Ritratto del padre, il Cav. Gioacchino Guttuso (1930), un dipinto in cui sono presenti gli elementi tradizionali del ritratto, con l'uomo che tiene la squadra nella mano a ricordare il suo lavoro, e Cavallo Pazzo (1930-31) rivelano l'influsso di De Chirico nel cromatismo e in un'atmosfera che evoca la tradizione classica. C'è anche attenzione agli altri contemporanei come Cézanne, come dimostrano Da Cézanne Ritratto di Boyer (1935), ma anche le prime nature morte: Natura morta con lume piatto e bottiglie (1931) e Natura morta con scarpe (1935).
Fu l'inizio di un periodo in cui visse tra Palermo, Milano dove si legò tra gli altri a Sassu e Manzù, e Roma, dove strinse rapporti con Cagli, Mafai e Antonello Trombadori, con frequentazioni anche fiorentine al famoso Caffè Giubbe Rosse, storico luogo di incontro degli intellettuali della città, come Montale e Luzi. Alla fine degli anni '30, nel 1937, l'incontro con Mimise che fu la compagna della sua vita e modella di molti suoi quadri, ma anche il periodo in cui si delinea lo stile personale e si afferma il desiderio della narrazione della realtà, rafforzato successivamente dalla militanza politica nella Resistenza e nel 1940 l'iscrizione al partito comunista.
Tra le opere di questo periodo la Fucilazione in campagna (1938), dedicato espressamente a Federico García Lorca e dello stesso anno Cranio di ariete, legato simbolicamente alla guerra di Spagna. Se Gente nello studio (1938) descrive il cenacolo di artisti che si riuniva nel suo studio e Paesaggio urbano (1938) la veduta dei tetti di Roma, Fuga dall'Etna (1938-1939) è l'opera, la prima di grande formato, in cui emerge la capacità di narrazione drammatica. La composizione mette in scena il comune destino di uomini e animali in disperata fuga dalla forza distruttiva del vulcano. Si delinea in questi dipinti il suo personale stile narrativo passionale con tratti forti quasi violenti, nella drammaticità dei contrasti che si riflettono anche nella scelta dei colori, in cui sono dominanti il rosso, il giallo e il blu, evidenziati dall'uso del bianco e del nero.
Nel percorso della mostra sono riportate frasi del maestro che chiariscono la sua visione dell'arte, in particolare per comprendere il periodo della guerra e delle Resistenza è illuminante la seguente :”...perché una opera sia viva bisogna che l'uomo che la produce sia in collera ed esprima la sua collera nel modo che più si confà a quell'uomo. Un'opera d'arte è sempre la somma ei piaceri e dei dolori dell'uomo che l'ha creata..” L'inizio degli anni '40 videro una serie di determinanti avvenimenti per Renato Guttuso: la morte del padre in cui aveva sempre trovato appoggio per la sua vocazione artistica perseguita con grandi difficoltà.
Iniziò a lavorare per il teatro collaborando con Aurel Milloss per scene e costumi di Histoire du Soldat di Stravinsky, un attività tutt'altro che secondaria, in quanto la sua passione per il teatro musicale e non, lo portò ad essere un grande scenografo e costumista, realizzando per le opere in cui collaborava scene e costumi di notevole efficacia. Entrò nel movimento Corrente formatosi nel 1938, intorno alla rivista Corrente di Vita giovanile, edito a Milano, che propugnava la reazione artistica ma anche politica al dominante formalismo legato al fascismo.
Dipinse la Crocifissione, 1940-1941 che provocò un violento scandalo e la condanna del Vaticano; la disposizione delle croci in contrasto con la tradizione, rende non visibile il volto di Cristo, il cui corpo sulla croce è abbracciato dalla Maddalena nuda, in primo piano la natura morta degli strumenti di tortura. La tragicità della scena è sottolineata dalla composizione delle figure e dal contrasto cromaticoi.
Gli avvenimenti bellici porteranno alla fuga da Roma e poi al ritorno nella clandestinità e con la fine della guerra alla ripresa del dibattito sull'arte con lo scritto Crisi di rinnovamento. La collaborazione con Visconti, con Quinta colonna di Hemingway e poi con Lucignani per la prima italiana di Madre Courage di Bertolt Brecht, segnarono un'altra importante esperienza teatrale. L'incontro a Parigi (1946) con Picasso, per cui Guttuso aveva avuto sempre una grande ammirazione, vide la nascita di una grande amicizia tra i due artisti, che benché diversi nel loro modo di esprimersi, si intesero profondamente. L'artista fu sempre affascinato dalle opere di Picasso e dopo l'esperienza parigina sottoscriverà nel 1947 il Manifesto Neocubista (1947), la sua personale visione del Postcubismo in chiave realista e narrativa si concretizzò in Retata (1946), Massacro di agnelli (1947) e nel Ritratto di Mimise.
In questo periodo esplose il contrasto realismo - astrattismo fra gli artisti, che vide Guttuso coinvolto e amareggiato dalle violente dispute con persone che aveva frequentato assiduamente. Il suo impegno politico e l'attenzione al mondo del lavoro proseguì in opere di grande impatto narrativo Occupazione delle terre (1947), Lotta dei minatori francesi (1948) e la grande tela Zolfara (1957); dal giallo e dal blu emergono le figure schiacciate dalla fatica in un ambiente ostile con una visione dolente e partecipata. Nelle sue opere c'è anche attenzione alla gente come Ragazzi in vespa (1958) e La spiaggia (1955), una grande tela in cui l'attenzione è concentrata sulle persone avvolte nella calura descritta col colore giallo dominante.
Nello stesso spazio della mostra altre due grandi opere la Vucciria definita da Guttuso:”Una grande natura morta con in mezzo un cunicolo nel quale la gente scorre e si incontra” (1974) e I funerali di Togliatti (1972) bianco, nero grigio per una serie di ritratti, unici colori la corona di fiori e le bandiere rosse. I ritratti sono realistici ma in una visione idealizzata e simbolica come quello di Lenin. Nell'ultima fase creò opere come Caffè Greco (1976), in cui compaiono De Chirico assiduo frequentatore del luogo ma anche Buffalo Bill, in cui realtà e immaginazione convivono, ma anche quadri simbolici come Il convivio: Picasso e i suoi personaggi (1973), un omaggio all'amico morto. Ne La visita della sera (1980) in un'atmosfera magica ma anche inquietante, il giardino antistante lo studio sono insieme il sicuro rifugio per l'artista contro i nemici oscuri simboleggiati dalla tigre.
L'esposizione delle opere è cronologica, con chiari pannelli esplicativi e una ottimale disposizione dell'illuminazione che consentono una eccellente fruizione dei quadri, i disegni sono collocati in una stanza nella parte iniziale, mentre bozzetti e figurini teatrali sono nella parte finale. La mostra è caratterizzata anche da una singolare damnatio memoriae: Marta Marzotto non è mai citata, ma fu legata sentimentalmente a Guttuso e sua modella prediletta per un lungo periodo, una decisione, che dopo tanto tempo dalla morte nel 18 gennaio 1987, che è difficile capire in occasione di una mostra antologica ricca di opere e di notevole livello artistico.