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Händel Feast in InCanto. Fuochi d'artificio rivestiti d'argentea liquidità
L’incantevole Händel Feast alla Sala Sinopoli con l’Orchestra Zefiro per la stagione da camera di Santa Cecilia il 17 dicembre 2010, è stata seguita dal 17 al 19 dicembre al Teatro Argentina di Roma, dall’immaginario balletto InCanto con l'Aterbaletto di Mauro Bigonzetti, dedicato ancora all’unico compositore straniero che ebbe l’onorificenza di essere insignito del titolo di “Compositore di musica per la Cappella Reale di Sua Maestà” britannica, ovvero Georg Frierich Händel.
Le composizioni presentate dalla notevole Orchestra Barocca Zefiro guidata dal suo fondatore e oboista Alfredo Bernardini, nata nel 1989 e di fama internazionale, sono state le pluricelebrate, - anche sull’acqua di Sua Maestà, nel Tamigi tra 1715 – la Watermusic (Musica sull’acqua) e 1749 la Music for the Royal Fireworks (Musica per i Reali Fuochi d’artificio), questi secondi a commemorare nel 2002 i cinquant’anni di regno della Regina Elisabetta II presso Buckingham Palace.
Nella Sala Sinopoli l’Orchestra Zefiro, suonando in piedi in puro stile british, a ricordare le musicali “cavalcate sull’acqua”, le ha ulteriormente ingentilite con la pregevole Alexander Feast, dedicata a Santa Cecilia, patrona della sonica musa, per cui Georg Friedrich Händel (Halle 1685 – Londra 1759) rielaborò in musica i versi di John Dryden dedicati a lei, la Ode in Honour of St. Cecilia’Day (il 22 novembre). Alla composizione tra l’altro aggiunse il Concerto in do maggiore HWV 318 che abbiamo ascoltato prima della Musica per i Reali fuochi d’artificio.
La generosa Orchestra ha altresì concesso due bis: il primo dall’ultimo movimento della Wassermusik di Telemann, il secondo dalla Réjouissance della Musica per i Reali Fuochi d’artificio, per chiudere in modo frizzantemente adeguato la serata barocca pre-natalizia.
L’immaginario coreografico di Bigonzetti questa volta si presenta in due parti ben distinte, entrambe corroborate dal barocchismo händeliano, che approvvigionano i movimenti sul palco di inusitate memorie celebrative cui il corpo risponde prima in Come un respiro e poi in InCanto, liberamente ispirato all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Mentre nella prima parte del balletto, - di cui viene subito confermata l’eccellenza, l’Aterballetto di Reggio Emilia, fondato nel 1979 e che ora si avvale di Bigonzetti come coreografo principale ed alla direzione artistica di Cristina Bozzolini -, assistiamo ad un vero saggio sui e dei corpi dei ballerini, snodabili fino allo spasimo, fra contorsionismi che ricordano gli Āsana indiani degli yogi, nella seconda parte si scioglie un nucleo narrativo possente che ci fa da guida tra le scene.
La rielaborazione di Bigonzetti parla più all’animo che alle vicende narrative dell’Orlando, insistendo sulla sua “furia” che appare d’assalto con una lunga asta a semimezzaluna su uno sfondo celestiale dove ruotano i pianeti: la prima è una scena di seduzione dove le ballerine in gruppo tentano di convincere Orlando a seguirle. Questa creazione del 2007 (Come un respiro è invece del maggio 2009) è una sorta di riedizione della lotta interiore di Orlando e tutte le scene – anche quelle gruppali – confermano con forza l’origine e lo scopo coreografico del contenuto esposto.
Notevoli sia la prestanza del primo ballerino nelle vesti di Orlando, sia di alcune ballerine che si sono cimentate in passi a due di genere, come la veloce intersezione più ritmata delle altre ed anche ironica, in cui spiccavano i gloriosi costumi argentati confondendo – come ben voleva l’Ariosto – le armi con i cavalier, le donne con le amanti, e riunendo tutti i pas de deux magnifici della serata.