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The Horde. Tutti i limiti degli zombie alla francese
Parigi brucia ma non per le rivolte che devastarono le banlieue francesi cinque anni fa. Questa volta i responsabili sono i morti viventi, cadaveri resuscitati per chissà quale motivo che ora si muovono alla feroce ricerca di carne fresca. Yannick Dahan e Benjamin Rocher provano a mettersi sulle tracce di George Romero, battendo la pista del sottogenere zombie e dirigendo un film che risente dell'influenza di Carpenter come della cosiddetta Nouvelle Trouille d'oltralpe.
Il risultato non fa certo gridare al miracolo: in un'atmosfera che si colloca a metà strada tra film d'azione e sparatutto in soggettiva di stampo videoludico, si muovono personaggi poco credibili, ingabbiati stretti stretti nei loro stereotipi.
Jean-Pierre Martins è Ouessem, il poliziotto leader del gruppo, che si contrappone a Eriq Ebouaney che presta il volto ad Adewale, criminale di origini africane con al seguito l'impulsivo fratello minore. I due nemici si vedono costretti a collaborare quando l'edificio in cui si trovano viene cinto d'assedio dall'orda ringhiante dei morti viventi. Nella situazione disperata che si va a creare la coppia di avversari si troverà a scoprire una sorta di senso di giustizia comune. Ma è una storia già vista...
La storia ha anche un terzo protagonista: Aurore, interpretato dall'androgina Claude Perron. Unica componente femminile del gruppo, la donna sfodera una grinta da guerrigliera urbana, incarnando la tag-line della pellicola secondo cui “L'unica cosa che conta è sopravvivere”.
Malgrado l'ambientazione periferica ammicchi a una qualche tematica sociale, non vi è traccia delle intuizioni romeriane che hanno reso famoso il filone dei morti viventi. In verità quest'horror transalpino è poco più di un divertissement per gli amanti del gore ipercinetico fatto di montaggi secchi e immagini sature.
Da questo punto di vista l'area tecnica fa la sua parte producendo artifici che, al fine del puro intrattenimento e del ribrezzo a buon mercato, non mancano di fornire al pubblico primizie splatter di buon livello.
La trama invece è debole e fa acqua da tutte le parti. Dopo il preambolo della missione che fallisce sul filo di lana, si scatena il giorno del giudizio e da lì in avanti è tutto un susseguirsi di massacri e scontri a fuoco, nel tentativo di lasciare l'edificio infestato da cadaveri ambulanti. Anche il finale appare piuttosto scontato e non riesce a dare ulteriore spessore alla vicenda che si chiude su una sufficienza risicata. Forse un po' poco se si vuole lasciare il segno.