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Innsbrucker Festwochen. La dimensione mistica della Misa Criolla
Le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik che si concluderanno la prossima settimana nella cittadina tirolese dopo più di un mese di programmazione, dal 17 luglio al 27 agosto, hanno offerto un panorama veramente denso di appuntameti dedicati alla musica antica. In questo caso, il 13 agosto scorso, hanno aperto uno squarcio sul Novecento in un concerto straordinariamente suggestivo nella Jesuitenkirche con la Misa Criolla del 1963, circondata da una serie di brani datati dal XVI secolo in avanti.
Ariel Ramirez, nato a nel 1921 a Santa Fe e morto nel 2010 nella capitale Buenos Aires, compose la Misa Criolla o "messa creola" spinto dalla volontà di far comprendere profondamente, coinvolgendola, la popolazione locale argentina, quella che Dostoevskij in un suo romanzo celebre chiama la "povera gente". Quelle persone umili, povere, con una minima educazione scolastica ma dal cuore immenso, ricolmo di quel sentimento cristiano che la liturgia avrebbe aperto per trasfondere un messaggio universale. L'idea venne a Ramirez, argentino, quando tornò da un viaggio in Europa, e incontrò due religiosi anche loro argentini, Padre Mayol e Padre Antonio Osvaldo Catena che gli suggerirono di scrivere una messa con ritmi e forme musicali proprie della terra natale. L'altro spunto era venuto da una sua conoscenza personale con il grande cantante folk argentino Atahualpa Yupanqui.
La messa è una composizione per due solisti, coro misto, percussioni, tastiera e strumenti andini: nella serata a Innsbruck, nel presbiterio della Chiesa dei Gesuiti illuminata in blu intenso e rosa shocking, che creava un'atmosfera quasi mistica, si sono esibiti l'ensemble musicale La Chimera ed il Coro del Friuli Venezia Giulia; i solisti sono stati la soprano Bárbara Kusa; il cantante e strumentista andino Luis Rigou; Eduardo Egüez alla tiorba ed alla direzione, oltreché compositore di due brani, "Como un hilo de plata" ed "Alleluia"; alla direzione del Coro invece il Maestro Christiano dell’Oste.
La Misa Criolla è stata però eseguita per ultima, e il concerto è stato aperto da una composizione peruviana cantata in lingua indigena da Bárbara Kusa: il compositore è anonimo ed il titolo è Hanacpachap, e ci ha introdotto in una dimensione "altra", realmente mistica.
En Aquel Amor, in spagnolo, composizione peruviano-boliviana, ha fatto seguito insieme a due composizoni del Codex Martínez Compañó, ovvero Tonada La Despedida e Tonada El Huicho de Chachapoya, altrettanto suggestive e sempre di origine peruviana. I brani datavano tra XVI e XVII secolo, i primi due, mentre il Codex Martinez è del 1765. Di questo Codice abbiamo ascoltato - dopo la litania Iesu Dolcissime - la Tonada El Diamante, di origine peruviana.
Bico Payaco Borechu – Bayle de Danzantes (Paraguay, Peru), che sono stati cantati da Carolina Egüez, Lixsania Fernández; Rigou e accomopagnati dal magnifico violino di Margherita Pupulin. Il Codex Zuola ha dato vita all'inconsolabile Muerto estáis, cantato da Kusa e Rigou.
Il canto boliviano indigeno firmato da Clarken Orosco, Intiu Khanaè cantato ancora dalla coppia Kusa-Rigou, è irradiato dalla sincronicità e dall'affiatamento ultradimensionali che li hanno contraddistinti per l'intero concerto e li divideranno solo alla Misa Criolla interpretata da Rigou solista.
Le due composizioni di Eduardo Egüez, che ha lavorato con Jordi Savall con Kusa e Rigou, sono, la prima, Como un Hilo de Plata, solo acustica cn Rigou e il flauto andino in primo piano; mentre la seconda, l'Alleluia, rimane chiaramente cantata da Kusa, particolarmente espressiva.
I temi religiosi e gli elementi folkloristici vengono fusi nella Misa Criolla ed è il Kyrie ad aprire la messa con Rigou cantante solista ai ritmi della vidala e della baguala, due forme espressive rappresentative della musica tradizionale creola argentina; il Gloria è accompagnato dalla danza argentina del carnavalito che possiamo immaginare attraverso i movimenti del cantante; il ritmo è segnato dalle note del charango; il Credo invece, è scandito dal ritmo andino della chacarera trunca; il Carnaval de Cochahamba, tipico della tradizione boliviana, fa da contorno al Sanctus, mentre infine, l’Agnus Dei conclude la messa sullo stile della Pampa argentina.
Acclamati da meritatissimi scrosci di applausi, hanno offerto un doppio bis: il primo proveniente da un successo di Ana Belén, ovvero Solo le pido a Dios; mentre il secondo bis ha visto cantare, sceso tra il pubblico, Rigou con il Gloria della Misa Criolla, in un delirio di coinvolgimento emotivo da parte di tutta la platea commossa da tanto fervore latino.