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Irène Némirovsky. La formazione della solitudine
I luoghi geografici di Irène Némirovsky si dilatano e contraggono in base agli stati d’animo descritti, svelandosi, come al risveglio da un sogno, avvolti da un lieve velo. È questo il caso anche dell'ultimo libro pubblicato in traduzione italiana presso Adelphi, Il vino della solitudine.
Vi sono momenti di netto contorno ed altri sfumati, visti attraverso un obiettivo che ne deforma l'immagine. San Pietroburgo, la pianura finlandese, Parigi, la Costa Azzurra, la provincia ucraina: luoghi simbolo nella spietata scrittura di un giovane, affermato talento, purtroppo spezzato dalla follia nazista (la scrittrice, di origine ebraica, morì ad Auschwitz il 17 agosto 1942). Di Irène Némirovsky la Adelphi sta pubblicando tutti i volumi, non più in circolazione, per lo meno in Italia, dal momento della loro prima uscita (risalente agli anni Trenta del secolo appena trascorso).
Insieme agli scritti di Sándor Márai, i romanzi della scrittrice francese rappresentano un'avvincente riproposta. Scrittura tesa, spietata per l'appunto, volta a delineare tratti e vicende umane di personaggi così forti nella loro fisicità da risultare quasi oppressivi.
Accanto a David Golder (un capolavoro angosciante nel suo incedere inarrestabile verso la morte del ricco ed affermato protagonista), Il vino della solitudine ripropone l'ambiente dell'alta borghesia arricchitasi sulle speculazioni a cavallo delle due guerre mondiali e assuefatta alla ricchezza in maniera così stordente da non accorgersi di quanto e come stesse sperperando tutto il proprio guadagno.
La piccola e poi adolescente Hélène vive il difficile rapporto con una madre assente e volta con la mente alla ricerca di un effimero amore, cercando in ogni modo di allontanarsi dallo stile di vita della famiglia, forgiandosi una corazza che le permetterà, alla morte dell'amato ma distaccato padre, di uscire dall'esistenza materna (interessata solo ai beni ultimi lasciategli dal marito) senza angosce, ma libera di seguire il proprio cammino.
Si tratta di un Romanzo di formazione nel quale i personaggi sono esseri soli, inseriti in un contesto nel quale ognuno conduce la propria esistenza inseguendo un singolo binario, parallelo in alcuni tratti, ma del tutto indifferente agli altri esseri umani con i quali viene in contatto.
Romanzo che scava nell'animo delle persone e le conduce al proprio destino, ineluttabile. Romanzo, infine, di luoghi di volta in volta nebbiosi, luminosi, ombrosi, notturni e di persone sole che annaspano all'inseguimento di un miraggio da ricercare nei nomi (Parigi, il Sud America), porte verso l'evasione dal reale, ma al loro mostrarsi, ancor più distanti da quanto ne era il sognato esistere. Un'ulteriore conferma che nel complesso mondo letterario novecentesco c'è ancora molto da scoprire.