Supporta Gothic Network
Vento di primavera. La retata di Vichy
Si apre con Paris di Edith Piaf il film di Rose Bosch con Jean Reno e Mélanie Laurent sul funesto anno 1942, di collaborazionismo della Francia di Pétain con i tedeschi invasori: il Governo di Vichy del cosiddetto Stato Francese che De Gaulle sconfessò incitando i francesi a ribellarsi e riprendersi la parte occupata. Un film con un titolo in originale che significa “La retata” (La rafle), con riferimento alla deportazione di circa 13000 ebrei adulti e di 4500 bambini, diretti nei campi di concentramento tedeschi.
Il film, che si sostanzia della cronaca dei superstiti, e costato alla regista ben tre anni di continuata documentazione, ha come protagonisti due bambini, Jo e Nono, realmente esistiti. Il primo vive tuttora ed ha fornito la storia principale alla regista Rose Bosch che l’ha conosciuto (oggi ha circa 80 anni) e si chiama Joseph Weismann (in tedesco suonerebbe come “uomo saggio” con la doppia esse). Nono purtroppo è morto in uno dei campi nei quali è stato trasportato, dopo aver conosciuto l’infermiera Annette Monod, interpretata dalla sensibile Mélanie Laurent (che ha un nonno sopravvissuto che le ha raccontato tutto di quegli anni), che è stata al Velodrome d’Hiver, dove sono stati trasportati oltre diecimila ebrei dalla polizia francese, e dove si è curata di loro, seguendoli fino al Campo del Loiret.
Il film si apre su quadri familiari ed un excursus sulla vita pacifica degli ebrei di Parigi con i francesi, declinando via via le condizioni sempre più restrittive cui furono sottoposti soprattutto dopo l’arrivo delle svastiche nella Ville Lumière: i filmati con le loro camionette sotto l’Arc du Thriomphe sono emblematiche e danno il sapore del clima respirato nella città. In pieno contrasto i filmati (d’epoca e non) sulle vacanze in Svizzera di Hitler con Eva Braun: un uomo ordinario che amava i bambini degli altri ed aveva una cognizione tutta sua di Wagner.
Dalle espulsioni nelle scuole fino al licenziamento nei luoghi di lavoro, all’interdizione dai luoghi pubblici financo ai bambini, la cinepresa gradualmente inasprisce il suo occhio fino alla retata vera e propria del 16 luglio 1942 (oggi giorno della memoria) in piena notte, in cui vennero rastrellati quasi 20.000 ebrei tra adulti e bambini, mentre altri diecimila si salvarono grazie ai francesi che li aiutarono a nascondersi. A sottolinearne l'impulso drammatico il lirico e struggente Morte di Ase dal Peer Gynt (1875) di Edvard Grieg (1843-1907).
Gli episodi più cruenti, oltre al rastrellamento, sono quelli nel Velodromo dove vennero rinchiusi senz’acqua ed in condizioni igienico-sanitarie da terzo mondo e nel campo di Loiret, quando ancora non sapevano di essere condannati, e con loro non ne era a conoscenza la gente di Parigi, la maggior parte, tranne qualcuno che aveva contatti diretti con fuori e con coloro che erano sfuggiti allo sterminio di massa.
Eccellenti tutti gli attori per un film godibilissimo e che apre – tralasciando di fornire ulteriori spiegazioni - la questione del probabile omicidio politico di René Bousquet del 1993 – incolpato di crimini contro l’umanità -, che nel 1942 era Segretario Generale della Polizia di Vichy che ha ordinato il rastrellamento avallato da Pierre Laval, sostituto di Pétain e principale collaboratore dei nazisti durante l’occupazione.