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IUC chiude con Angela Hewitt. Il vino ben temperato di Bach
La stagione della IUC il 25 maggio 2010 è stata chiusa da un suo cavallo di battaglia: la pianista Angela Hewitt che, per ora, hanno quasi in esclusiva sulla piazza di Roma. La pianista canadese è famosa, oltreché per le sue performances straordinarie soprattutto per quanto riguarda Bach, per aver creato un festival nella sua terra d’elezione, l’Umbria. Il Trasimeno Music Festival si svolge in estate tra Gubbio e Perugia con protagonista in primis la pianista canadese che vive a Londra dal 1985.
Angela Hewitt ha sostituito il concerto dello Hilliard Ensemble, complesso inglese bloccato negli spostamenti (doveva esserci il 20 aprile scorso il loro concerto) per la nube prodotta dal vulcano. Grande interprete di Johann Sebastian Bach, Hewitt ha iniziato il suo concerto con la Suite francese n.5 in sol maggiore BWV 816, che fa scivolare il suo piano Fazioli (l’unico su cui suona e che porta con sé nei suoi spostamenti), in un clima di raffinata e moderata soavità. I tasti squillano intorno ad un discorso che si costruisce dietro le quinte, e si fa leggero come giocando con mezzi dialoghi, cenni che implicano delle prospettive senza però sostanziarle del tutto. A differenza delle fughe – oltremodo lancinanti –, questa composizione quasi si scontra con la seguente Sonata n.2 in sol minore op. 22 di Robert Schumann, la cui melanconia inveterata porta alla riflessione.
Potremmo dire, per usare un eufemismo conviviale, che il primo piatto servito sulla suite di Bach è stato accompagnato da un vino ben temperato, distillato a lungo in una cantina provenzale ed il cui aroma si avvicina proprio al Soave. Nel caso di Schumann invece, coadiuvata la tessitura musicale dalla sua interprete, rilucono le profondità più gravi, e quindi un rosso del nord, un Amarone rosso scuro, vinaccia che, sebbene dal gusto rotondo, aggredisce con la sua intensità mentre i toni si colorano di apprensione. Solo l’Andantino smorza la tragicità in una mestizia vagamente addolcita che nello Scherzo riacquista energia terminando nel più scuro Rondò.
La seconda parte del concerto dipinge con rutilante intensità la passionalità di Fryderik Chopin, la Sonata n. 2 in si bemolle maggiore op. 35, fa tendere come una lira le corde del piano ed il tocco di Hewitt si arricchisce come a declamare i malanni d’amore che sottendono tutte le note, quasi a descrivere il percorso intuibile della sua storia con George Sand (che terminò nel 1847: dopo non compose più brani dello stesso livello). Il fervore dello Scherzo viene indolenzito dal terribile afflato della Marche funèbre a tutti nota, che vira alfine nell’alleggerirsi del Finale Presto. Il ludibrio di brani che seguono sono acclamati e conosciuti dal pubblico cui è concesso il bis del Notturno n.2 in si bemolle maggiore op.9.