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IUC. Malofeev, le virtuose perle dell'innocenza
Alla IUC - Istituzione Universitaria dei Concerti si è esibito per la prima volta in Italia sabato 11 novembre un pianista russo di soli 16 anni presentando un programma tra i più impervi della storia della musica per piano: dal misterico Gaspard de la nuit di Ravel; poi la Sonata n. 2 di Rachmaninoff – brano accorciato per l'estrema complessità dal compositore stesso -; la Sonata n.2 di Chopin con la celebre marcia funebre ed ha ultimato il suo concerto da vero virtuoso, con la Sonata n. 7 di Prokofiev.
Sin dalla prima nota cristallina di Gaspard de la nuit, si intuisce che stiamo per intraprendere un viaggio dentro la virtuosità nel suo stato di innocenza: la stessa rarefatta atmosfera di un trio di poemi sinfonici come quello di Ravel, incatenato ai poemi oscuri di Aloysius Bertrand (1807-1841; la raccolta è stata pubblicata postuma nel 1842), che titolano al diavolo, detto in francese anticamente proprio come il nome della raccolta, al custode di gioielli oscuri, dall'etimologia persiana, così accentuando il valore allusivo ed esotico del nome. La brillantezza esoterica a lucori pallidi del trio di poemi viene accentuata dalla lettura del nostro, che mette in luce le perle dal colore di acque cangianti come in Ondine – nel suo oscillare come nei più conosciuti Jeux d'eau -. Oppure la mesta fisionomia di Le gibet, con la sagoma di un condannato al patibolo sullo sfondo di un cielo al crepuscolo, che lento si dissolve nell'oscurità della luce. Lo scarbo presenta il rissoso rincorrersi di uno gnomo malefico che tormenta nel sonno, e nondimeno il pianista che deve usare entrambe le mani in una percussività in crescendo prima della chiosa moderata finale. Malofeev è riuscito ad evocare tutta la fugacità del mistero infuso in questa triade, avviluppando con estrema trasparenza perlacea le note, soprattutto nei passaggi di levità fugace.
L'approccio al suo conterraneo russo Sergej Rachmaninoff, con la Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 36, denota un'estrema sicurezza derivante dalla tecnica impeccabile, in particolare nei momenti più liricamente idillìaci. Composta a Roma quando il compositore abitava proprio sopra Piazza di Spagna nel 1913, fu resa meno ostica nell'esecuzione proprio dall'accorciamento e la semplificazione del compositore nel 1931, e quella che abbiamo ascoltato è in quella veste che consta dei tre tipici movimenti della sonata, annoverando un Allegro agitato iniziale; un Non allegro – Lento nostalgiCo; un istesso tempo – Allegro molto, con la stessa briosità ritmica dell'inizio ma meno drammatica e terminante in un lucore di speranza denotato da quel si bemolle maggiore, chiave dominante dell'intera sonata.
Con Chopin approdiamo alla sua Marche funèbre del terzo movimento che viene annunciato già dal primo nella Sonata n. 2 in si bemolle minore op. 35: terminata nel 1839 nella Certosa di Valldemosa con la tisi che lo minacciava, chiama fin dal primo Grave. Doppio movimento alla tetra inquietudine di un'inesorabile fine a tratti smorzata dalla dolcezza perlacea del valzer nello Scherzo e da un finale incompiuto che lascia riflettere sull'incauto scontro tra tenebre e luce. Come per Ravel, Malofeev dimostra una completa padronanza ed affinità elettiva con i due francesi scelti nel programma, nonché con l'ultima sonata in programma a firma Prokofiev: la Sonata n. 7 in si bemolle maggiore op. 83 che, nei suoi due temi in contrasto oscilla deliziosamente il nostro, evocando caparbiamente il mistero che sottende ed esaltandolo anche nella pagana racaicità delle ribattute. Studiatamente complesso, sottolinea la diabolica osticità della sonata, ricordando la Suggestion Diabolique op. 4 no. 4 dello stesso autore, evidenziandone il crescendo allucinato.
Ben due bis – uno dalo Schiacciaonoci di Tchaikovsky ed una Toccata di Prokofiev - ci ha regalato il virtuoso pargolo che, nato a Moasca nel 2011, ha conquistato il Concorso Tchaikovsky per giovani musicisti nel 2014 e due anni dopo il Grand Prix al Concorso Internazionale per Giovani Pianisti “Grand Piano”. Ha già suonato ovunque in Russia come al Teatro Bolshoi, al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, al Teatro Mariinsky a San Pietroburgo, ed al Palazzo del Cremlino a Mosca; all'estero al Concertgebouw di Amsterdam, al nostro Teatro alla Scala di Milano, alla Philharmonie di Parigi, e con i maggiori direttori d'orchestra tra cui Valery Gergiev, e Vladimir Spivakov la cui fondazione insieme a quella di Mstislav Rostropovich gli ha concesso borse di studio per perseguire la sua brillante carriera.
La lista di festival nei quali si è esibito è lunghissima, ne citiamo solo alcuni: il Festival de la Roque d’Anthéron, l’Annecy Classic Festival (Francia), il Festival Chopin (Francia), il Mikkeli Music Festival (Finlandia) organizzato da Valery Gergiev, il Mariinsky International Piano Festival di San Pietroburgo, il Festival “Denis Matsuev and friends”, il Festival Internazionale “Mstislav Rostropovich” (Mosca, Baku, Orenburg), le “Master Pianists Series” del Concertgebouw di Amsterdam.
La delizia del pubblico si è pienamente e sonoramente pronunciata con scrosci di meritatissimi applausi per un talento che tra qualche anno avrà probabilmente vinto tutti i premi a disposizione nel mondo per il suo strumento.