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Juliet Dufour. Canto in protesta
Abbiamo intervistato Juliet Dufour, mezzosoprano, in occasione della manifestazione a Parigi del 16 gennaio scorso, a Place de la Bastille, contro le leggi sulla sicurezza del Governo Macron che impediscono di filmare o fotografare un poliziotto mentre sta effettuando delle operazioni di polizia di qualsiasi tipo. Juliet Dufour è però prima di tutto una cantante lirica e creatrice della nuova Tribal Opera dove progetta ed insegna a Parigi, in due conservatori, il Claude Debussy ed il Conservatoire de Musique de Bois-Colombes.
Juliet è una cantante lirica a tutto tondo, impegnata con Amnesty International, con i Gilets Jaunes (i gilet gialli), con la CGT (la Conféderation Générale du Travail, la Confederazione generale del lavoro, il corrispettivo francese della CGIL) e l'Extinction Rebellion France, un movimento mondiale di disobbedienza civile in lotta contro il collasso ecologico ed il riscaldamento globale lanciato nell'ottobre 2018 nel Regno Unito.
Ci racconta che i poliziotti francesi sembravano dei robot: “Stavo cantando sulle scale dell'Opéra de Paris la Marsigliese (La Marseillaise), l'inno nazionale francese con alcuni amici nelle strade di Parigi per la manifestazione contro le leggi sulla sicurezza emesse da Macron, quando sono stata strattonata e mandata via, non si sa per quale motivo, visto che era un evento simbolico, il mio cantare “Marianne”.”
Sottolineo il fatto che l'ONU, attraverso il suo Alto Commissario Michelle Bachelet, ha chiesto il ritiro in particolare dell'articolo 24 delle leggi sulla sicurezza francesi, ritenuto liberticida dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani e dai sindacati dei giornalisti.
Juliet continua: “Hanno preso i nostri strumenti, perchè?”
A Place de la Bastille per l'occasione, quel sabato di gennaio, il 16, si è riunita tantissima gente, e non solo a Parigi, anche a Nantes, Lille e a Strasburgo: secondo la polizia 34.000, secondo gli organizzatori, 200.000. Lo scopo della protesta è il ritiro della legge che sanziona chiunque, giornalisti compresi, pubblichi materiale filmato o fotografato sulle forze dell'ordine: a marzo ne discuteranno, intanto le manifestazioni hanno raggiunto in parte lo scopo, perchè il capitolo 24 è stato tradotto nel 25 che sanziona chi pubblichi materiale che possa condurre all'idenficazione di funzionari di polizia come di giornalisti, nonché dei loro fatti privati, in modo da evitare di esporre gli uni e gli altri a minacce e pericoli per la loro vita.
Il diritto a manifestare il proprio pensiero, anche attraverso immagini e filmati, è d'altronde riconosciuto a livello globale nei paesi considerati democratici ed è il caposaldo delle Dichiarazioni dei diritti dell'uomo, come della Comunità Europea e delle costituzioni nazionali occidentali.
La società disciplinata e sorvegliata dalla polizia rimanda a Foucault, ed al suo famoso e mai estinto nella memoria, saggio colossale sulla reclusione, sulla sorveglianza, sulla pena e sulla contenzione, e con questo vorrei chiosare, per una riflessione sul dilagante potere che si adduce ad un organo, le forze dell'ordine, che dovrebbe piuttosto porteggere i cittadini, e non recluderlo in nome di questa protezione. Due strategie per due pandemie diverse, la lebbra e la peste, entrambe foriere di un potere eretto a volto piramidale di una supposta democrazia:
"La grande reclusione da una parte; il buon addestramento dall’altra. La lebbra e la sua separazione; la peste e le sue ripartizioni. L’una è marchiata; l’altra, analizzata e ripartita. Esiliare il lebbroso e arrestare la peste non comportano lo stesso sogno politico. L’uno è quello di una comunità pura, l’altro quello di una società disciplinata. Due maniere di esercitare il potere sugli uomini, di controllare i loro rapporti, di sciogliere i loro pericolosi intrecci. La città appestata, tutta percorsa da gerarchie, sorveglianze, controlli, scritturazioni, la città immobilizzata nel funzionamento di un potere estensivo che preme in modo distinto su tutti i corpi individuali – è l’utopia della città perfettamente governata." (Tratto da Michel Foucault, Sorvegliare e punire, trad. Alcesti Tarchetti, Einaudi, Torino 1976). Un'utopia che rilegge esperienze che datano parecchi secoli orsono e tremendamente attualizzate dalle metodiche odierne, riproducenti rapporti solo apparentemente invisibili negli anni scorsi, come il ritorno del rimosso in un transfert freudiano.