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Koudelka. Il fotografo ingegnere all'Ara Pacis
ll Museo dell'Ara Pacis di Roma ospiterà fino al 16 maggio 2021 la mostra “Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza”, sarà l’unica sede espositiva per l’Italia. L’esposizione è stata promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, Contrasto e Magnum Photos, organizzata da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, con la collaborazione di Villa Medici. Académie de France à Rome e Centro Ceco.
Josef Koudelka è nato in Moravia nel 1938, è stato ingegnere aeronautico ma alla fine degli anni Sessanta divenne fotografo professionista e documentò l’invasione sovietica di Praga del 1968 con le iniziali P.P. (Prague Photographer). Questo suo lavoro gli valse nel 1969 l’Overseas Press Club a titolo anonimo, la Medaglia d’Oro Robert Capa per la fotografia. Nel 1970 Koudelka lasciò la Cecoslovacchia e richiese asilo politico nel Regno Unito.
L’esposizione con oltre cento grandi fotografie è un viaggio denso di poesia, di immagini dedicate alle radici della storia dell’Occidente nei più rappresentativi e importanti siti archeologici del Mediterraneo, frutto del lavoro di trenta anni. Una scelta controcorrente quella di Josef Koudelka, in quanto l’Europa oggi esalta la sua parte nordica e ignora, avvilisce e oscura le radici mediterranee. È una scelta che trae origine dal passato coloniale e razzista perché ricordare quelle radici significa richiamare alla memoria le origini asiatiche e africane della cultura europea.
Si sbaglierebbe a pensare a una edonistica fascinazione delle fotografie perché la scelta del bianco e nero, che esalta luci e ombre mira a far risaltare le forme geometriche delle rovine delle costruzioni umane inserite nel paesaggio. La sua formazione di ingegnere aeronautico, a nostro avviso, lo ha reso sensibile alla indagine sulle forme delle costruzioni e al loro rapporto con il paesaggio. Un rapporto di cui le foto sottolineano l’armonia con la natura, un’armonia perduta nella modernità, che viola la natura, considerata a torto inanimata e statica, ma non era così nel mondo antico, forse memore della lotta per la sopravvivenza.
Non ci sono solo le grandi costruzioni inserite nel paesaggio come il Pont-du-Gard a Vers in Francia, o Timgad in Algeria, Petra in Giordania, il tempio di Posidone a capo Sunion in Grecia, le fotografie con frammenti delle colonne spezzate a terra di Olimpia o a Selinunte sono degli esempi di composizione e studio di forme geometriche indipendentemente dal contesto. La scelta delle inquadrature del teatro di Epidauro ne mettono in luce non solo la forma ma anche la notevole pendenza della cavea. Nella foto di un mosaico di Ostia antica vi compaiono sulla superfice le ombre dei visitatori in un rapporto rovesciato, il mosaico è reale mentre effimeri e irreali sono i visitatori.
Attraverso i frammenti delle rovine si manifesta il senso della perdita del passato, delle radici, una struggente malinconica Ricerca del tempo perduto immerso nel gioco di luci e ombre delle rovine, radici soprattutto immateriali, sottovalutate se non ignorate, ma immanenti malgrado il vuoto della realtà attuale.