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Las Estrellas. Le rouches rojas de España
Ad un anno dal suo strepitoso debutto a Roma, e con il prezioso sostegno dell'Ambasciata di Spagna in Italia, il gala di danze e musiche spagnole Las Estrellas, per la direzione artistica di Daniele Cipriani (la consulenza è di Sergio Bernal e Ricardo Cue), è tornato con nuovi protagonisti all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, Roma - Sala Santa Cecilia gli scorsi 19 e 20 gennaio 2025. La serata della première del 19 gennaio è stata per noi una nuova scoperta di stelle sulle rouches rojas de España.
Per la serata delle stelle spagnole si inizia con un balletto di gruppo clamorosamente trascinante, con la Compagnia Antonio Najarro, per oltre otto anni direttore del Ballet Nacional de España e noto coreografo di pattinaggio artistico e spettacoli sul ghiaccio: la Evocaciòn presenta 8 ballerini scalpitanti sul palco e le ballerine danzanti con rouches su un vestito con merletti neri su un tessuto di raso bronzeo. Un vero clamore per lo spirito su musica di Moises Sanchez e costumi di Yaiza Pinillos. La stessa compagnia chiuderà la serata con una coreografia eccezionale e molto originale, Alento, sempre a firma Najarro: le ballerini ed i ballerini danzano all'inizio su delle sedie giocando con i vestiti rosa tenue svolazzanti e lunghi: il ritmo e le cadenze sono precise e fruscianti sul tappeto musicale di Fernando Egozcue ed i costumi ideati da Najarro insieme a Oteyza. I 10 danzatori della compagnia Antonio Najarro Dance Company sono strepitosi ed il pubblico è comvertito alla serata spagnola con rutilanti applausi. La sua visione del flamenco e delle danze iberiche sono straordinariamente vibranti di novità e cura preziosa del particolare.
Sergio Bernal è un nome che non può mancare, la firma alle serate spagnole di Daniele Cipriani: lui danza sia come bailarín (ballerino classico) sia come bailaor (danzatore di flamenco), ed in questa serata batte i tacchi sulla coreografia a firma sua e di José Manuel Álvarez dal titolo Soleà por buleriàs con cantatores e musicisti sul palco nella prima parte della spettacolo. Nella seconda parte il magnifico Rodin Il pensatore, a firma di Bernal stesso, è un balletto moderno ed antico, nella posa celebre della scultura inizia e termina, con una luce che lo effonde di favelle, le stesse che tormentano le menti elucubranti dei ballerini con i loro messaggi cinetici.
Tra le agitate performance della bata de cola (il vestito delle bailaoras di flamenco), i taconeo e zapateo (il ritmico battere sul suolo del tacco e della scarpa), il ticchettio delle nacchere, l’arpeggio delle chitarre e i penetranti canti gitani, appare, solo e come una visione dalle ombre, Miguel Ángel Berna, danzatore nativo di Saragozza e protagonista indiscusso della Jota Aragonesa da lui declinato con accenti addirittura estatici. Sulla visionaria coreografia di Manuel Liñán, proveniente dalla città andalusa di Granada, Berna con A tientas (Ti senti) ci conduce ritmicamente in un altro luogo, dello spirito aragonese che lui batte e ribatte coi tacchi in una spirale tra l'annunciazione di un pericolo e l'avvento di una fortuna mistica. Il ballerino di Saragozza, un talento inusitato, balla anche nella seconda parte su una coreografia sua e a firma di Cesc Gelabert intitolata Jota de Liszt: il riarrangiamento della Rapsodia spagnola di Franz Liszt, a firma Alberto Artigas; un'esplosione di fulgore sui tacchi ed un corpos flessuoso e convinto ad ogni passo.
Una sorpresa è poi stata la cantante spagnola Luz Casal che, mentre Sergio Bernal bailava in completo bianco, eburneo come il lungo vestito di Luz, guarnito da una cascata di piume dalla pelliccia iridata, intonava Piensa en mi dopo Historia de un amor. La cantante galiziana, celebre per aver dato la voce alla colonna sonora del film “Tacchi a spillo” (Tacones Lejanos) del regista Pedro Almodóvar, ha fatto venire i brividi con Un año de amor, scritta e famosa per l'interpretazione di MIna.
Rutilante come il flamenco, la "regina" sivigliana Manuela Carrasco, definita "diosa" (dea) si unisce a Marco Flores e Olga Pericet (nativo di Cadice lui, di Cordova lei) ed a Manuel Liñán nel defilé final che ricorda, nelle parole di Daniele Cipriani reinterpretando il filosofo Baruch Spinoza, che "la pace è una concordia, una coesione frutto di una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia che la danza sostanzia unendo nel movimento tutte le parti di un essere umano, sincronizzando corpo e spirito".