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Leçons de Ténèbres. L'ombrosa meditazione di Geremia
Un doppio concerto intitolato alle Tenebre il 7 e l’8 aprile scorsi: il primo al Teatro Studio su musiche di Couperin, il secondo nella Sala Sinopoli ancora al Parco della Musica, su musiche di Charpentier. Il primo ensemble formato da cristiani, ebrei, musulmani, i Solisti del Centro di Musica Antica Pietà de' Turchini di Napoli; il secondo dal gruppo di cantori e musici Le Concert Spirituel diretti da Hervé Niquet.
Le Leçons de Ténèbres du Mercredi Saint (Letture delle tenebre per il mercoledì santo) sono costituite da una serie di mottetti corali ispirati alle Lamentazioni del profeta Geremia (Lamentationes Hieremiae Prophetae), un testo biblico che l’autore, affranto e desolato, innalzò di fronte alla distruzione di Gerusalemme da parte dei Babilonesi nel 586 a. C.: «Ah, come sta solitaria la città un tempo ricca di popolo! È divenuta come una vedova, la grande fra le nazioni; un tempo signora tra le province è sottoposta a tributo. Essa piange amaramente nella notte, le sue lacrime scendono sulle guance; nessuno le reca conforto, fra tutti i suoi amanti; tutti i suoi amici l’hanno tradita, le sono divenuti nemici…». Nell’antica tradizione cristiana l’Ufficio delle Tenebre prevedeva che il Mercoledì Santo venisse acceso un grande candelabro con quindici bracci. Negli ultimi tre giorni della Settimana Santa ognuna delle quindici candele veniva spenta al termine della recitazione di ogni testo sacro, in modo che si passasse progressivamente dalla luce alle tenebre: solo una candela riappariva dall’oscurità, a simboleggiare la vittoria di Cristo sulla morte e la speranza della vita eterna.
Le Leçons de Ténèbres che François Couperin compose nel 1714 per l'Abbazia di Longchamps intessono di tradizione cortese di stampo spiccatamente francese il concerto del 7 aprile a cura dei Solisti del Centro di Musica Antica Pietà de' Turchini di Napoli. Scritte, le prime due, per voce sola - e ad interpretarla in questo caso è stata Laura Antonaz, con una voce alta e tonda seppur breve e non di certo "cortese"- , sono precedute da una lettura dei capitoli 16 e 17 di Geremia e di Haftarà di Behar Sinài. La seconda Leçon è invece seguita dalla Sura XIV e XLVII del Corano, per ottemperare al progetto che prevede tutte le voci delle tre religioni monoteiste, cristiana, ebraica e musulmana, ugualmente rappresentate.
La terza Leçon per due voci, ancora Laura Antonaz con Pamela Lucciarini, è ritenuta una delle più raffinate prove vocali barocche che si presenta in questo concerto accompagnata da un piccolo quanto delizioso organo di legno di sandalo pizzicato da Francesco Baroni e con la viola da gamba di Rodney Prada.
A chiosa delle Leçons una composizione contemporanea in tema: Contra me (Miserere) del francese Gerard Pesson, ideato nel 2002 per quattro voci soliste e continuo di flauto traverso, liuto e violoncello, il tutto ispirato dal Salmo n. 50 il cui incipit è proprio Miserere. Stefania Marusi al traversiere, Nicolò Pasello come tenore e Alberto Salarelli baritono. I passi cadenzati del brano, ricco di virate dodecafoniche, rimandano ad un'oasi di silenzio riflessivo, confortevole e catartico.
Il concerto di mercoledì 8 aprile a Santa Cecilia con Hervé Niquet e Le Concert Spirituel è dedicato a Marc-Antoine Charpentier (1634-1702), compositore di epoca barocca eccezionalmente innovativo e versato in ogni genere musicale (anche se in Italia è noto soprattutto per il Te Deum che funge da sigla per l’Eurovisione televisiva). Il programma comprendeva le Leçons de Ténèbres du Mercredi Saint e le Méditations pour le Carême.
Pochi altri come Charpentier avrebbero saputo interpretare da un punto di vista musicale queste lamentazioni: è proprio la consonanza esistenziale con la condizione di desolata solitudine che si può avvertire nelle parole che il compositore francese scrisse in un’opera letteraria in latino, intitolata Epitaphium Carpentarii (L’epitaffio di Charpentier), in cui immagina di ritornare sulla terra dopo la morte, in sembianze spettrali: «Eccomi nudo, polvere per il sepolcro, cenere e nutrimento per i vermi. Ho vissuto abbastanza, ma troppo poco in confronto all’eternità». Dal punto di vista musicale, le Leçons si aprono con un’introduzione strumentale che prepara psicologicamente l’ascoltatore alla riflessione e al raccoglimento. Segue poi la parte cantata, dove alcuni brevi momenti solistici, di tono più narrativo, si alternano alle parti corali, espressione di una polifonia variegata e drammatica.
Le Méditations pour le Carême (Meditazioni per la Quaresima) sono un ciclo di dieci piccoli mottetti per tre voci maschili e continuo: vennero concepiti per accompagnare le Stazioni della Passione di Cristo. Ma nonostante la coincidenza con la struttura della Via Crucis, la religiosità che ne promana non è improntata a un rigore austero e tetro: si può quasi dire che da esse traspaia una sorta di religiosa sensualità, che l’ensemble guidato da Henri Niquet ha saputo perfettamente trasmettere a un pubblico assorto e attento. E in effetti, dall’incipit scandito da un’amara considerazione sulla desolazione del mondo (Desolatione desolata est terra), che a noi contemporanei richiama The Waste Land di Thomas Stearns Eliot, si arriva a una reintepretazione del testo dello Stabat Mater nella quale risuona una rarefatta e sospesa armonia, che i musicisti hanno reso con sommessa e meditabonda maestria.