L'Opera di Firenze apre con Alfano. Un treno per la Risurrezione

Articolo di: 
Livia Bidoli
Risurrezione

L'Opera di Firenze ha aperto il 2020 il 17 gennaio scorso (repliche fino al 23) tirando fuori dal cappello una sorpresa del primo Novecento italiano: Risurrezione di Franco Alfano, la cui prima nel 1904 fu salutata con successo il 30 novembre di quell'anno a Torino, nel Teatro Vittorio Emanuele  guidata da Tullio Serafin; e successivamente nel 1929 nel Politeama Fiorentino il 13 aprile. Con due grandi cantanti come Matthew Vickers e Anne Sophie Dupreis nei due ruoli principali di Dimitri e Katiushia. A condurre l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino il giovane e bravo Francesco Lanzillotta, con "quello sguardo nel futuro" di cui parla e perfettamente udibile attraverso la "sua" Orchestra. Il pregevole Maestro Lorenzo Fratini è stata la guida sicura di quel Coro " a bocca chiusa" che principia e chiude questo dramma in quattro atti.

Tratta dal romanzo Resurrezione (Воскресенье, Voskresen'e) è un romanzo di Lev Tolstoj scritto a Jasnaja Poljana tra il 1889 e il 1899: Tolstoj elaborò in questa tenuta materna i suoi maggiori capolavori all'insegna di un socialismo umanistico che poco prima anche altri in Europa avevano abbracciato, uno dei piu' celebri è Oscar Wilde, che lo teorizzò anche in un saggio (L'animo dell'uomo sotto il socialismo). Questo è uno dei legami maggiori che permane invariato nella traduzione che Alfano dette del libro di Tolstoj dopo averne visto la riduzione teatrale di Henri Bataille a Parigi nel 1902. Furono solo questioni di soldi che impedirono a Bataille di scriverne il libretto (fu particolarmente esoso e Alfano non poteva permetterselo): il libretto fu quindi affidato da Alfano - chiaramente colpito a prima vista dal romanzo tolstojano - al commediografo Camillo Antona Traversi e al corrispondente del Secolo XIX Cesare Hanau, il solo che alla fine firmò il libretto.

La storia si sviluppa in quattro atti il cui denominatore comune, giustamente afferma la regista Rosetta Cucchi, è il treno: Dimitri arriva col treno nella tenuta della zia dove trova la giovane Katiushia, di cui era già innamorato da adolescente e che seduce per poi ripartire il giorno dopo; il secondo atto è in una stazione innevata dove Katiushia, abbandonata da Dimitri, lo ricerca per comunicargli di aspettare un figlio da lui ma lui - senza incontrarla - si avvia altrove con un'altra donna; nel terzo atto, condotta da un treno nelle prigioni di San Pietroburgo, Katiushia è meglio conosciuta come l'ex prostituta "Maslowa", che un Dimitri pentito cerca di salvare proponendogli un improbabile matrimonio con lui, principe; il quarto atto, quella della rinascita spirituale, si svolge dopo l'arrivo dei deportati politici in Siberia, con loro, condannata a vent'anni di lavori forzati, troviamo anche Katiushia.

Il primo atto si apre la sera di Pasqua ma sarà dopo che "Cristo è risuscitato" (ovvero dopo la mezzanotte) che si compirà l'atto di seduzione di Dimitri che si prospetta come il primo climax della storia, e da cui si avvia concretamente in una discesa inesorabile. Rosetta Cucchi, la regista, ha pensato alla celebre poesia di Lermontov Il Demone, ed al quadro di Michail Aleksandrovič Vrubel', riproducendo Il demone seduto nel giardino (1890, conservato alla Galleria Tret'jakov di Mosca) sullo sfondo della camera da letto di Dimitri. Gli echi del doloroso quanto lirico preludio tornano a riaffacciarsi, premonitori, ma sarà nel secondo atto che la tensione musicale trova la sua dimensione pienamente drammatica: il grido finale di Katiushia, cacciata dalla casa del principe Dimitri perchè incinta di lui, lo vede allontanarsi con un'altra donna mentre lei è gravata dal freddo e dagli stenti in una stazione della piccola Russia, unicamente sostenuta dall'amica Anna.

Il terzo atto, il piu' crudele di tutti, si svolge nel carcere femminile di San Pietroburgo dove Katiushia è ai lavori forzati dopo essere stata condannata ingiustamente dopo un delitto che non ha commesso: la tenutaria del bordello dove era finita dopo la morte del figlio, aveva ucciso un cliente e lei si era caricata della colpa del delitto. Dimitri, mosso dal senso di colpa, viene prima per offrirle dei soldi poi, vista la situazione degradata e disperata di Katiushia, che fa anche finta di non riconoscerlo all'inizio; finirà per chiederla in sposa dopo aver saputo del figlio morto e dell'abisso in cui è discesa dopo la serie di eventi scatenatisi a cominciare della notte d'amore. Katiushia, in una scena drammatica superlativa, rifiuta l'offerta, rimproverandolo di essere in ritardo e di essere condannata alla Siberia: veniamo a sapere orripilati che, fra i giudici che l'hanno condannata, c'era anche lui.

Il quarto atto, in Siberia, è una scena ancor piu' russa della precedente: siamo agli inizi del Novecento con Alfano, e le condizioni di vita in Russia trapelavano e tanti compositori, tra cui Puccini e Giordano, erano interessati grandemente a riprendere temi russi attuali attraverso Dostoewskij, Tolstoj, Gorkij. Condizioni disumane che Tolstoj sottolineava e che nel 1917 portarono alla Rivoluzione d'Ottobre. Umberto Giordano aveva appunto scritto Siberia ed anche Fedora, mentre il prototipo di donna perduta come Katiushia la ritroviamo sia nella Manon di Puccini sia nella protagonista di Siberia di Giordano. La forte matrice veristica è presente in Alfano come in Mascagni, Leoncavallo e Giordano, ed è evidente. Qui, la parte del soprano lirico-drammatico è assolutamente protagonista in tutti gli atti e la figura di Anne Sophie Dupreis si staglia gigantica nella sua portata coinvolgente, nel fraseggio liricissimo, incisivo, dipingendo una "risorta" alla stregua di Cristo: una Maria Maddalena vicina a Kundry per la redenzione, alla Manon per la dolcezza del suo cantabile (terzo atto). E' piuttosto il Dimitri di Matthew Vickers che abbiamo sentito un pò meno potente del solito, mentre il baritono coreano Leon Kim, che interpreta il prigioniero politico che la redime, ovvero Simonson, è assolutamente comprensibile in tutta la sua parte e credibilissimo come personaggio. Molto brava la governante dai denti affilati recitata da Romina Tomasoni e nella media tutti gli altri personaggi, tra cui spiccava Ana Victoria Pitts nella doppia parte di Vera e la Korableva.

La redenzione/resurrezione finale di Katiushia acquista un significato trasversale, sia cristiano sia politico: cristiano nel senso tolstojano del Cristianesimo puro delle origini, della carità, cui viene spinta Katiushia da Simonson per dare un senso alla propria esistenza tra i disperati; politico, perchè Tolstoj voleva sottolineare l'ingiustizia dei tribunali e la degradazione ignominiosa delle carceri russe in cui i carcerieri divenivano gli aguzzini dei condannati senza nessuna speranza di redenzione e/o giustizia. L'allestimento minimale del Wexford Festival, che spesso propone opere rare come questa, ha scelto di mostrare tutta quella gelida aria chiusa che contraddistingue le carceri senza nessuna attenuazione: le note martellanti, i salti d'ottava, in cui la melodia trova solo degli spiragli, è cifra tensiva delle scelte del compositore, che ben ritrae, insieme a quella melanconica misericordia che contraddistingue l'opera, una unica speranza finale, sospendendo un cromatismo scuro che pervade l'intera partitura.

Una scelta coraggiosa, questa di esporre oggi il tema di una nuova evangelizzazione spirituale che parte da quel senso semplice della religione che fece scegliere a Tolstoj di difendere i duchobory, che già allora propugnavano l'"uguaglianza tra tutti gli uomini". Splendida occasione per l'Orchestra del Maggio guidata magistralmente dal M° Lanzillotta e di un coro compassionevole e commovente sorretto dalla cura ferma e intensa del M° Fratini.
 

Pubblicato in: 
GN12 Anno XII 23 gennaio 2020
Scheda
Titolo completo: 

Opera di Firenze
dal 17 al 23 gennaio 2020

Risurrezione
Musica di Franco Alfano
Libretto di Cesare Hanau

Allestimento del Wexford Festival Opera
La recita del 17 gennaio 2020 sarà trasmessa in diretta da Rai Radio

Direttore
Francesco Lanzillotta

Regia
Rosetta Cucchi

Scene
Tiziano Santi

Costumi
Claudia Pernigotti

Luci
Ginevra Lombardo su progetto di D.M. Wood

Katiusha
Anne Sophie Duprels

Dimitri
Matthew Vickers

Simonson
Leon Kim

Sofia Ivanovna
Francesca Di Sauro

Korablyova/Vera
Ana Victoria Pitts

Matryona Pavlovna/Anna
Romina Tomasoni

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini