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Lorenzo Lotto alle Scuderie del Quirinale.La cristallinea illuminazione
Dal 2 marzo al 12 giugno 2011 le Scuderie del Quirinale ospitano una mostra monografica dedicata a Lorenzo Lotto, a cura di Giovanni Villa, in cui sono esposte 56 opere dell'autore provenienti da prestatori pubblici e privati, non solo dall'Italia ma anche dall'estero.
Di Lorenzo Lotto, nato a Venezia nel 1480, circa, e morto a Loreto nel 1556, sono esposte opere che ripercorrono l'intero itinerario artistico fino all'ultimo e commovente dipinto – Presentazione di Cristo al tempio (1552-1556) olio su tela – di cui abbiamo anche la testimonianza di Giorgio Vasari. La mostra non solo permette di ammirare l'intero sviluppo artistico di questo originale autore, ma è anche stata l'occasione per promuovere, grazie alle istituzioni territoriali e agli sponsor, il compimento delle necessarie indagini diagnostiche sullo stato di conservazione di tutte le opere italiane di Lotto, che hanno permesso poi di effettuare gli urgenti restauri, sanando situazioni critiche di degrado.
Un altro aspetto positivo è l'allestimento della mostra con una illuminazione che consente di godere la visione delle opere; illuminazione che resterà in forma permanente quando i dipinti torneranno nelle chiese da cui provengono. L'attività artistica di Lorenzo Lotto si svolse principalmente soprattutto nella provincia veneta, lombarda e marchigiana in quanto il suo modo di dipingere non incontrò il gusto dell'epoca nei grandi centri artistici dell'epoca.
Nei primi anni del'500, in cui Lotto iniziava la sua attività con opere in cui è palese l'influenza di Giovanni Bellini, nel 1505 giunse per il suo secondo viaggio in Italia Albrecht Dürer, la conoscenza della sua pittura avrà una grande influenza sul giovane pittore che resterà legato tutta la vita alla quel modo di concepire la pittura. Un modo da cui è bandito lo sfumato che trionferà con Tiziano, a cui Lotto contrappone figure dai contorni nitidi e colori splendidi ma freddi, cristallini, di contro c'è la sua affascinante abilità come ritrattista che è evidente anche nelle pittura sacra in cui straordinaria è l'intensità espressiva dei volti. Uno splendido esempio è il Cristo morto sorretto da due angeli cimasa della Madonna con il bambino tra i santi Pietro, Cristina, Liberale e Girolamo (1504-1506).
Di questo periodo è anche esposta la Vergine tra i santi Antonio abate e Ludovico da Tolosa, compiuta nel 1506 per la confraternita dei Battuti di Asolo in cui son evidenti le influenze sia di Bellini che di Dürer. Le pale d'altare sono esposte al primo piano dove il soffitto è sufficientemente alto, tra le opere esposte ricordiamo lo splendido Polittico di San Domenico (1508) a Recanati -imponente pala d'altare con sei tavole e una predella - in quanto fu l'opera che gli consentì farsi notare ed essere chiamato a Roma da papa Giulio II. Qui, incaricato di affrescare le sale, poi divenute le stanze della Segnatura di Raffaello, non ebbe fortuna e nulla rimane di quello che dipinse.
La visione delle opere dei pittori dell'Italia centrale ed in particolare di Raffaello si nota particolarmente nella maggiore morbidezza dei tratti dei visi, come nella tela Madonna con il Bambino e i santi Caterina d'Alessandria e Tommaso (1528-1530), un'opera di affascinante bellezza in cui risalta l'azzurro cristallino del vestito della Vergine. Il San Nicola in gloria con i santi Giovanni Battista e Lucia (1527-1529), per la chiesa di Santa Maria dei Carmini a Venezia unica pala d'altare realizzate per la sua città natale; nella parte bassa della tela è rappresentato uno stupefacente paesaggio nordico che illustra quanto Lotto avesse introiettato e sviluppato in maniera originale la lezione di Dürer.
Di notevole interesse la Madonna del Rosario (1539) in cui sopra l'immagine centrale ed in trono della Vergine, nel roseto sopra di lei sono effigiati in medaglioni 5 misteri gloriosi, i 5 dolorosi e i 5 gaudiosi. Nei ritratti esposti al piano superiore è interessante notare la superba maestria di Lotto nel creare rebus, come nel Ritratto di Lucina Brembati (1518) in cui nelle falce di luna c'è la sillaba ci, e per l'allegoria in Ritratto d'uomo (1535), in cui la mano ha vicino petali di rosa tra cui è posto un minuscolo teschio come memento mori. Una mostra da non perdere per le opere esposte e che coprono l'intero arco creativo dell'affascinante artista.