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Mazzucco. Tra gli angeli di Tintoretto e di Sylvia Plath
L'ultimo libro di Melania Mazzucco La lunga attesa dell'angelo intesse il suo racconto intorno a Jacomo Robusti, detto Tintoretto, e l´amatissima figlia illegittima Marietta, conducendoci in meandri ed invenzioni insospettabili.
Questi versi della poetessa inglese Sylvia Plath costituiscono l'exitus del libro di Melania Mazzucco, ma ne potrebbero essere la dedica, quale fil rouge costante.
"L’attesa è ricominciata,
La lunga attesa dell’angelo,
Di quella sua rara, rarefatta discesa"
L'angelo è Marietta, la figlia premorta al padre, il pittore Jacomo Robusti, detto Tintoretto (figlio del tintore), che l'attende nelle due settimane di vita rimastegli: quindici giorni di febbre, a fine maggio del 1594, che scandiscono il racconto di una lunga, intensa esistenza, da parte di una memoria ferrea che a salti e nodi la ripercorre quasi per intero. Grazie a un "cervello lucido e terribile" che tutto ricorda, non tutto spiega e di molto si pente. Egli chiede perdono per sé al Signore, più volte invocato nel corso di questo diario in prima persona, che tanto mi ricorda le Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar.
E' la sua amatissima primogenita, anche lei pittrice col soprannome de La Tintoretta, colei che aveva "la capacità di librarsi al di sopra dell'opacità delle cose" e che lui ha amato quasi al limite dell'incesto, sublimato in un'affinità elettiva senza pari con gli altri figli, con la moglie, né con la madre di Marietta. Amati ciascuno a suo modo, ad ognuno di loro Jacomo dedica un capitolo, commovente e sincero, ripercorrendo parallelamente alla sua vita, anche momenti ed eventi della Venezia del Cinquecento e della terraferma limitrofa.
Non soltanto, quindi, ritroviamo nel lungo romanzo, l'arte del Rinascimento e il mondo della pittura, per la quale pittura soltanto Tintoretto sa di vivere ("creare ti è naturale come respirare"), una pittura la sua, intensa e dai forti contrasti come la sua vita. Conosciamo anche la vita quotidiana della sua famiglia, numerosa e vivace, che fa fortuna in quella città melanconica e sospesa sull'acqua, illusoria come "un'immagine allo specchio".
Da notare, fra i tanti spunti corposi, l'accenno alla rivalità con l'ex maestro Tiziano, uno di quei geni ricordati dal popolo soltanto per nome, come Raffaello e Michelangelo, il suo idolo da lontano; e la descrizione dell'epidemia di peste, castigo senza peccato, che mi ha ricordato alcune pagine de I promessi Sposi. Come per alcune frasi lapidarie: "I problemi vengono a carri e vanno via a once" oppure "Siamo il rozzo schizzo di un pittore distratto". Non male, come esame di coscienza d'uomo devoto, nonché artista del pennello (dalla committenza per lo più ecclesiastica, come la maggior parte degli artisti dell'epoca).
Ma La lunga attesa dell'angelo non è un romanzo storico come quello di Alessandro Manzoni; è una biografia romanzata, cui seguirà quella documentata, in uscita per il 2010, sempre ad opera della Mazzucco, giornalista e scrittrice non nuova né a lavori di ricerca né alla raccolta di dati reali. Ricordiamo a questo proposito la saga familiare Vita (Premio Strega 2003), e strutture narrative d'impianto temporale, come le ventiquattro ore a Roma di Un giorno perfetto (2005), il romanzo precedente adattato a film dal regista Ferzan Ozpetek nel 2008. Non mancherò, quindi, di leggere il prossimo libro, già in preparazione, facendo mie, fin da ora, le altre parole della Plath, morta suicida peraltro, che però ben si attagliano all'Io narrante del Tintoretto:"La vita non vale la pena di essere vissuta se non la si può riportare in scrittura". E viceversa.