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Michele Dall'Ongaro e Mahler. La totalità celeste della Quarta
Domenica 16 febbraio 2014, nella Sala Sinopoli dell'Auditorium Parco della Musica, Michele Dall'Ongaro, nell'ambito delle Lezioni di Musica, ha tenuto una conferenza sulla IV Sinfonia di Gustav Mahler, opera quasi esile e delicata, come prova l'impiego della voce, affidata a un soprano (che idealmente richiama un fanciullo), piuttosto che alle imponenti masse sonore, da lui spesso abilmente sfruttate.
Dall'Ongaro ha sottolineato che la Quarta sinfonia dura 50 minuti meno delle altre, e ha pure un organico meno ricco delle altre. Per cominciare a parlare la cosa migliore è sentire qualche momento dell’ultimo movimento perché tutta la sinfonia ruota intorno ad esso.
Nel 1892 Mahler comincia a scoprire Des Knaben Wunderhorn, una raccolta di testi popolari da cui trae una serie di Lieder, mentre altri li utilizza per le sinfonie. Uno di questi diventa l’ultimo movimento della IV sinfonia. Racconta di un bambino, di un’infanzia strana, che viene poi compensata in Paradiso. È la vita celeste (Das himmlische Leben), quella di un paradiso strano dove i bambini si abboffano, i santi squartano animali per cucinarli. Per citare dei versi:
Wir führen ein englisches Leben,/Sind dennoch ganz lustig daneben;/Wir tanzen und springen,/Wir hüpfen und singen,/Sankt Peter im Himmel sieht zu./Johannes das Lämmlein auslasset,/Der Metzger Herodes d'rauf passet./Wir führen ein geduldig's,/Unschuldig's, geduldig's,/Ein liebliches Lämmlein zu Tod./Sankt Lucas den Ochsen tät schlachten/Ohn' einig's Bedenken und Achten./Der Wein kost' kein Heller/Im himmlischen Keller;/Die Englein, die backen das Brot. (La vita celestiale La nostra è una vita d'angeli,/e siamo in tutto felici,/danziamo e saltiamo,/balziamo e cantiamo:/San Pietro nel cielo ci guarda fìsso./Giovanni lascia l'agnello in libertà,/Erode il beccaio all'erta sta:/noi portiamo un paziente,/un innocente, un paziente,/un caro agnellino alla morte./San Luca manda al mattatoio il bue,/senza pensarci troppo, senza scrupoli./Il vino non costa un quattrino/nella celeste cantina;/gli angeli hanno messo il pane in forno). (traduzione di Quirino Principe).
È una specie di grande abboffata infantile. Nel 1899 Gustav Mahler inizia la IV sinfonia e il 25 novembre del 1901 la dirige la prima volta.
Originariamente, in realtà, egli voleva scrivere una specie di poema sinfonico in sei movimenti (Il primo movimento è “Il mondo come eterno presente” (“Die Welt als ewige Jetztzeit”), il secondo "La vita terrena" (“Das irdische Leben”), il terzo “Caritas”, il quarto “Campane mattutine” (“Morgenglocken”), il quinto “Il mondo senza gravità” (“Die Welt ohne Schwere”), il sesto “La vita celeste” (“Das himmlische Leben”). I movimenti poi sono diventati quattro e si basano sulle Humoreskes, composte prima di pensare alla sinfonia. L'ispirazione principale deriva dalle composizione omonime di Robert Schumann, per il quale i francesi non possono comprendere il termine che pure sembra di origine francese, perché rimanda all’esaltazione del sogno e allo spirito bizzarro.
Mahler è tormentato per vari motivi, che vanno dall’amore per una donna di quasi vent’anni più giovane, quell’Alma che diventa l’immagine visibile del desiderio di concentrare in un oggetto amato quel rimpianto nostalgico per una giovinezza mai autenticamente vissuta (e il rapporto di Schumann con Clara gli ricorda forse il suo con Alma), fino all’invecchiamento interiore che egli percepiva con grave sofferenza. Del resto, lui stesso definì questo lavoro come il culmine di un ciclo, iniziato con la Prima Sinfonia, finalizzato alla comprensione del senso della vita e della morte. Con la Quarta ci muoviamo in un’atmosfera sovrumana per scoprire che il cielo è un luogo di appagamento che può essere gioito con la purezza dell’animo infantile.
La première si rivelò un fiasco, con nugoli di fischi che sommersero il direttore e gli esecutori. Del resto il pubblico si era abituato con fatica ad accettare l’altro Mahler, quello “titanico” della I, II e III sinfonia, con cori schierati e lunghezza smisurata.
L’inizio con i sonagli lascia il pubblico di stucco. Per il grande filosofo e musicologo Theodor W. Adorno, che ha scritto un saggio molto bello su Mahler, “i sonagli della prima battuta hanno sempre provocato uno choc all’ascoltatore normale, che si sentiva preso a gabbo. Ed è proprio il sonaglio di un buffone che, senza dirlo, vuol dire: 'Non c’è niente di vero in quello che state ascoltando' […]. Questo passo commenta l’immagine di beatitudine che conclude la sinfonia, una beatitudine che dipinge il paradiso in maniera contadina e antropomorfa per avvertire che il paradiso non esiste”. A Mahler interessava far credere che il suo repertorio comprendesse gli elementi accumulati dalla vecchia Vienna. Anche il tema iniziale della sinfonia alle orecchie dei viennesi ricorda almeno due sonate di Schubert.
Un tratto distintivo di Mahler è quello di utilizzare in parte materiali del tutto originali e in parte ci ricordano qualcosa (la marcia militare, la musica Kletzner, i canti infantili, i suoni e i segnali della natura, tutti oggetti che fanno parte dell’immaginario collettivo); fa il contrario di quello che faceva Bruckner, il quale era un fervente cattolico praticante: la sua musica è una militanza completamente dedita al messaggio ed è esclusiva, in quanto usa materiale omogeneo dall’inizio alla fine. L’unico messaggio è quello della redenzione. Mahler adorava Bruckner, ma non era ricambiato. Il contenuto della musica di Mahler, nonostante l’ampiezza del gesto, è molto diverso, in quanto userebbe materiale “volgare”. Per Pierre Boulez, in Mahler si riscontrerebbe proprio per questo una forte differenza tra gesto e materiale.
Peraltro, una delle accuse del tutto sconsiderate che vengono rivolte a Mahler è quella della scarsa originalità dei suoi temi: ma l’originalità non dipende dai temi, bensì dalla totalità organica della sinfonia intera. Lo stesso incipit della V di Beethoven, tre corte e una lunga, è diffusissimo, ma ci vuole un genio poi per costruire l’intera sinfonia, con la complessità della sua architettura.
Dall’Ongaro ha poi messo in risalto varie analogie tra alcuni temi mozartiani (dal Flauto magico e dalla Sinfonia K550), beethoveniani (ad esempio dalla IV sinfonia, primo tempo, rispetto alla I sinfonia di Mahler) e i temi mahleriani, sottolineando che il compositore austro-boemo spesso metteva a disposizione dell’ascoltatore temi a lui familiari, in qualche senso. Per Dall’Ongaro la ricorsività tematica delle composizioni di Mahler ci ricorda che la grande musica grande dialoga spesso con il mito, ossia con sé stessa, in fondo, e con i significati simbolici in essa sottesi (come ci insegnava il grande antropologo Claude Lévi-Strauss).