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La migliore offerta. Tornatore ed il simulacro dell'Arte
Cos'è l'arte se non simulazione? Specchio di un mondo più grande, simulacro di una realtà alla quale, per quanto riesca ad assomigliare, non potrà mai sostituirsi. Ma l'arte, come tutte le copie, pur essendo per sua natura un falso, svela quella verità che pur scorrendo quotidianamente davanti ai nostri occhi ci sfugge inesorabilmente, giorno per giorno.
La vita del raffinato antiquario e battitore d'aste Virgil Oldman (Goeffrey Rush) tende verso una perfezione che solo l'arte può dare, ma da cui sono escluse le persone e i sentimenti verso di esse. Anche il contatto fisico è accuratamente evitato per mezzo di guanti che si toglie solo per accarezzare le tele. Di entrambi – guanti e tele – Virgil possiede una straordinaria collezione custodita nel suo sontuoso appartamento: i primi, simbolo della sua misantropia, celano l'ingresso della stanza segreta dove custodisce decine di preziosissimi ritratti di donne, del cui sguardo intenso e immobile Virgil ama sentirsi circondato. Ma l'arrivo di una donna sconvolge le regole del suo mondo. Una donna reale, in carne ed ossa, ma che al contrario dei soggetti delle tele, si ritrae alla vista, nascondendosi nelle stanze segrete della villa ereditata dai genitori e comunicando solo attraverso lo spioncino della porta. Virgil, incaricato di imbastirne l'inventario, è al contempo urtato e attratto da questa ritrosia patologica. Durante le frequenti visite alla villa trova piccoli oggetti metallici di misteriosa provenienza. Con l'aiuto di Robert (Jim Sturgess), un giovane amico orologiaio, Virgil mette insieme i pezzi di questo misterioso meccanismo e della propria vita, adesso meno perfetta ma più completa grazie alla presenza/assenza di questa donna.
Lasciate le strade assolate di Baaria, Tornatore percorre quelle dell'austero mondo dell'antiquariato mitteleuropeo per raccontarci, attraverso un dramma nell'arte, il dramma dell'Arte. La storia di un'attrazione fra due anime opposte ma inesobabilmente simili, che si trascinano verso un punto d'incontro (l'amore) che sconvolgerà, guarendo, entrambe. Ma la vita, al contrario dell'arte, è ben lontana dall'essere immobile perfezione. E quando il nuovo equilibrio di Virgil viene tragicamente spezzato, egli sprofondanderà in un trauma tanto profondo quanto catartico.
Le vie dell'arte sono dolorose. Il suo scopo, in ognuna delle sue forme, non è quello di consolare o di riempire un vuoto, ma di mostrarlo, in tutta la sua tragicità. Solo gettandoci dentro di esso potremo risorgere, guariti da noi stessi. Come sostiene Virgil, in ogni copia il falsario non resiste a inserire un po' del proprio estro. Così l'arte, suprema copia della vita, ha in sé un frammento di imprevisto e di mistero che la rende specchio interiore della realtà, spioncino sulle verità che ci circondano e su quelle che ci riempiono e a cui, come degli automi, tentiamo di rimanere indifferenti.