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Monaco Bayerische Staatsoper. Carmen amor sacro e amor profano
La Carmen di Georges Bizet rappresentata alla Bayerische Staatsoper di Monaco, il 3 aprile 2014, con la sapiente ed affascinante regia di Lina Wertmüller, diventa una profanatrice e sacerdotessa dell’amore, in una lettura che si sovrappone, amplificandola, all’interpretazione tradizionale della bella gitana simbolo della libertà.
La Carmen di Bizet - Opera in quattro atti, su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy basato sulla novella di Prosper Mérimée – è stata sin dalla prima rappresentazione del 1875 una delle opere più amate di tutti i tempi, ed una delle tre più rappresentate. Forse sono proprio il tema della libertà e l’enigma dell’amore, associati ad una musica travolgente, ad affascinare il pubblico. Ma la riflessione sul significato di Carmen ha valenze filosofiche assai più profonde. Non a caso Friedrich Nietzsche, ne Il caso Wagner, evidenziò nell’opera di Bizet le tematiche per certi versi più “filosofiche” e più vicine al proprio pensiero: il nesso amore/libertà e la fatale accettazione della morte.
Lina Wertmüller, che ha lavorato a lungo sull’opera, sembra voler evidenziare in questa Carmen la valenza “archetipica e mitologica” rispetto anche ad altri suoi allestimenti (ad es. la Carmen del 1986 al San Carlo di Napoli). La regista (cfr. Lina Wertmüller, Entweiherin und Priesterin der Liebe. Meine Sicht auf die Gestalt der Carmen) fa emergere nel tema della zingara il mito della libertà femminile, una sorta di “dea madre” dalle radici mediterranee, che mette in scena con le sue ambivalenze il rito dell’amore. Un rito che richiede infatti un sacrificio.
La mezzosoprano georgiana Anita Rachvelishvili ha le doti drammatiche e l’estensione vocale per rendere al meglio il personaggio di Carmen, che richiede tutta la sua intensa presenza scenica (il New York Times qualche tempo fa la paragonò ad Anna Magnani). Indimenticabili sono l’habanera L'amour est un oiseau rebelle, le cui parole furono scritte dallo stesso Bizet, e le arie finali con Don José ("Jamais Carmen ne cédera. Libre elle est née et libre elle mourra!").
L’altra straordinaria interprete femminile è la soprano ucraina Olga Mykytenko, nel ruolo di Micaela, che ha saputo rendere lo spessore psicologico di un personaggio che non è solo l’"antagonista” di Carmen, ed è riuscita a incantare il pubblico soprattutto nella celebre Aria Je dis que rien del III atto.
L’italiano Marcello Giordani è un Don José che evidenzia il contrasto tragico tra l’universo piccolo borghese dei suoi valori familiari (il duetto con Micaela Parle-moi de ma mère) e la passione (La fleur que tu m’avais jetée) fino al duetto finale con Carmen, in cui appare trasformato anche fisicamente, ed al suo epilogo tragico.
Kyte Ketelsen è il torero Escamillo, personaggio che tratteggia in maniera potente e piena di temperamento, da ricordare nell’aria del toreador, Votre toast, je peux vous le rendre.
La Direzione di Carlo Montanaro – dalla prestigiosa carriera internazionale e che nell’anno 2013-24 alla Bayerische Staatsoper di Monaco dirige L’Elisir d’amore e Tosca, oltre alla Carmen – è calibrata ed elegante, fedele al testo ed abile nel sottolineare le sfaccettature timbriche e psicologiche degli interpreti, in sintonia con la regia della Wertmüller.
Se la regista sembra voler far emergere in Carmen la valenza archetipica e mitologica, l’equilibrio perfetto si realizza con le scene ed i costumi di Enrico Job, improntati invece al realismo. Job in passato ha curato l’allestimento di altre Carmen, quella della stessa Wertmüller nel 1986 al teatro San Carlo di Napoli ed il film di Francesco Rosi del 1984. In questa rappresentazione (cfr. Enrico Job, Carmen - meine geheimnisvolle, entfernte Verwandte) il fascino oscuro della protagonista lo ha indotto ad ispirarsi per i costumi (stile anni 1910-1920) al ritratto di una lontana e misteriosa parente, ma per la scenografia ha optato per uno stile realista. Ha operato alcune modifiche: ad esempio il II atto non è ambientato nell'osteria di Lillas Pastia, ma secondo Job è nel rispetto dello stile e dello spirito del libretto originale.
Gli spazi – la strada di fronte alla fabbrica dei tabacchi in cui lavora Carmen, le montagne ove si nascondono con i contrabbandieri, la Plaza de toros a Siviglia – si sviluppano su una sorta di collinetta che sembra amplificare lo spazio scenico. Job sottolinea che è partito dall’idea del cielo, un cielo colorato che demarca la linea dell’orizzonte ricreando uno spazio curvo, che ricorda anche simbolicamente la forma del teatro classico. La luce del cielo (Luci di Franco Marri) dai colori oro/rosato/bleu sembra ricomporre simbolicamente il realismo del dramma e la sua lettura simbolica e fissare il ricercato realismo della scenografia – straordinarie alcune scene di massa, con i bimbetti dei Kinderchor e Kindersttisterie della Bayerische Staatsoper di Monaco, nello stile pittorico dell’800 – in una serie di preziosi tableaux vivants.