Supporta Gothic Network
Non sono stato io. Clownesca epopea dei delitti di stato
Si dice spesso che nella nostra società, obnubilata da Grandi Fratelli ed Isole dei famosi o smarrita nel gergo complicato e spesso oscuro dei giornalisti di professione, la critica sociale venga affidata ai comici. È quello che deve aver pensato l’artista Claudio Miani, autore e interprete, insieme ad Albamarina Lemma e Bruno Pantaleoni, dello spettacolo teatrale Non sono stato io….- da Piazza Fontana a Gabriele Sandri, farsa in atto unico su importanti temi di attualità italiana, andata in scena presso il Teatro allo Scalo di Roma, dal 26 al 31 maggio scorsi.
In questa pièce, infatti, i protagonisti sono due clown, Polonio e Cletea, i quali rivisitano, talora con rabbia, talora con rassegnazione, pagine nere della cronaca italiana come la strage di Piazza Fontana, l’omicidio di Carlo Giuliani al G8 di Genova del 2001 e il recente assassinio del tifoso laziale Gabriele Sandri. Tutto questo per rispondere ad una pressante domanda sul concetto di giustizia: è possibile chiedere e ottenere giustizia alla luce di questi fatti sanguinosi? Scandita dalle insinuanti domande di Cletea, la voce narrante del clown Polonio cerca di fare luce su questi episodi fino a porsi interrogativi più generali di natura etica e filosofica con l’intento di non lasciar finire nel dimenticatoio eventi che hanno caratterizzato drammaticamente la storia del nostro paese.
A fare da contrappunto al dialogo tra i due clown vi sono poi immagini evocative dei fatti narrati, accompagnate da suggestive canzoni di Fabrizio De André (Il bombarolo, Canzone del Maggio, Sogno numero due) e Francesco Guccini (Piazza Alimonda), eseguite dalla chitarra ispirata di Bruno Pantaleoni.
Spettacolo di denuncia, dunque, dove i due clown avviano un dialogo serrato, chiedendosi se la Giustizia possa fare il suo corso e contro chi debba essere puntato il dito indice dell’accusa e contro chi il dito medio dello sdegno. Tuttavia Non sono stato io non vuole prendere una netta posizione contro specifici soggetti ma solo far riflettere e sensibilizzare il pubblico su come troppo spesso nella storia della cronaca italiana si fatichi ad identificare i colpevoli o meglio ancora si cerchi di nascondere la realtà dei fatti lasciando passare del tempo e distogliendo l’attenzione della gente con l’appiattimento culturale e l’ostinato silenzio.
"Ci hanno ipotecato l’anima e rateizzato il futuro per stare al passo con i tempi" recita Cletea; "la nostra ignoranza è la loro certezza", ribadisce lo sdegnato Polonio, e, dal basso del soppalco di cartapesta dove si muovono a piedi nudi, i due pagliacci invitano il pubblico a riflettere su quanto è accaduto, sta accadendo, forse accadrà ancora, senza falsi moralismi o intenti rivoluzionari.
In un sistema dominato da spettacoli televisivi di dubbio gusto, giornali faziosi, falsi comizi politici di imbonitori, lo spettacolo di Claudio Miani e Albamarina Lemma si presenta come un salutare momento di riflessione e sincera partecipazione. Anche se ciò che i due clown sottolineano con ironia e sdegno può essere ben noto al pubblico dello spettacolo, sentirselo ripetere ancora da un palco di teatro non può che essere utile in una società dove troppo spesso i martiri dei delitti di stato vengono ricordati solo per far salire l’audience di qualche sporadico spettacolo televisivo.