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Il nuovo anno si apre con l’integrale dei Quartetti di Šostakovič
La Stagione dell’Accademia Filarmonica Romana al Teatro Argentina ha ripreso la sua programmazione il 20 gennaio scorso con il Quartetto Prometeo che ha eseguito i primi tre Quartetti per archi di Dmitrij Šostakovič (1906-1975). Questo è solo il primo appuntamento di un ciclo che proporrà l’integrale dei Quartetti per archi di Dmitrij Šostakovič in sei concerti, due in questa stagione, gli altri nelle prossime due stagioni; con questo concerto inizia anche la direzione artistica di Enrico Dindo.
La proposta di questo ciclo è di grande interesse, è l'imperdibile occasione per ascoltare tutti quartetti che danno modo di approfondire idee e stati d’animo conosciuti soprattutto attraverso le sinfonie di questo grande e significativo artista del ‘900. I Quartetti, da programma, almeno per questo anno saranno eseguiti in ordine cronologico. La prima cosa da notare è la data di scrittura del primo Quartetto, 1938, a 32 anni dopo aver composto cinque sinfonie, tre balletti, colonne sonore per il cinema e opere come Il Naso (1930) e Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk (1934). La Lady Macbeth del distretto di Mcensk ebbe un notevole successo alla prima del 22 gennaio 1934, ma poi il 28 gennaio 1936 l'autore fu accusato di “formalismo” con un articolo sulla Pravda, non firmato, ma probabilmente suggerito da Stalin che aveva assistito alla rappresentazione. Per "formalismo" si intendeva l’ideologia borghese ostile al popolo sovietico che il partito doveva combattere e reprimere in ogni sua forma punendo o eliminando i colpevoli. Una accusa che poteva essere un avvertimento o una condanna, non solo l'opera incriminata e il balletto L'onda limpida furono ritirati, ma fu anche cancellata la prima esecuzione della Quarta sinfonia, che verrà poi effettuata nel 1961 durante il “disgelo” di Krusciov. In questo periodo di agghiacciante terrore Šostakovič scrisse la Quinta sinfonia, che fu presentata a Leningrado il 21 novembre 1937 come la "Risposta ad una giusta critica" e che finalmente fu accolta positivamente, una specie di “riabilitazione”.
La composizione del Quartetto n. 1 in do maggiore op.49 avvenne nella primavera del 1938 ed è significativo, visti gli avvenimenti precedenti, quello che lo stesso Šostakovič raccontò sul suo stato d’animo:” Dopo la Quinta sinfonia non ho fatto quasi nulla. Ho scritto soltanto un quartetto in quattro brevi movimenti. Iniziai senza particolare idea, pensavo che non sarebbe venuto fuori niente. Perché il quartetto è uno dei generi musicali più difficili. La prima pagina la scrissi come una specie di esercizio nella forma quartettistica, senza intenzione di completarlo o pubblicarlo… Ma poi il lavoro mi appassionò e iniziai a scriverlo molto velocemente. Non bisogna cercare una particolare profondità in questo mio primo opus quartettistico. Di carattere è gioioso, allegro, lirico. Io lo chiamerei ‘primaverile.” La composizione è come divisa in due, la prima più lunga nei due tempi di Moderato si apre nell’atmosfera lirica descritta dal compositore, nel secondo la viola intona un tema popolare russo che viene ripreso ed elaborato dagli altri strumenti. Seguono il più breve, quasi uno schizzo, l’Allegro molto e poi l’Allegro contraddistinti dal carattere vitale, ritmico e giocoso.
Šostakovič dedicò il Quartetto n. 2 in la maggiore op.68 al compositore e caro amico Vissarion Šebalin nell’anniversario della loro ventennale amicizia. Anche in questo caso le date hanno importanza, da una lettera all’amico Šebalin datata 6 settembre 1944 si apprende che stava componendo il secondo movimento del Quartetto. Il compositore aveva vissuto in parte il terribile assedio di Leningrado, che durò dall’ 8 settembre 1941 al 27 gennaio 1944 durante il quale aveva iniziato a scrivere la Sinfonia n° 7, nota come Leningrado, completata poi a Kuibyshev dove fu eseguita la prima volta il 5 marzo 1942. Il Quartetto fu scritto subito dopo, in un periodo che fu prolifico e vide anche la composizione della Sinfonia n.8, della Sonata n.2 per pianoforte e del Trio op. 67. I nomi dati ai movimenti ricordano la suite barocca, il primo Ouverture è costruito sugli incisivi e vivaci temi russi e il lirismo della danza, alla vocalità è ispirato il secondo Recitativo e Romanza, è meditativo e inizia con un assolo di violino, che poi diventa la voce predominante. Il seguente Valzer come altri composti dal musicista è vivace e cantabile poi nel conclusivo Tema e variazioni il ritmo prende il sopravvento sulla melodia.
Il Quartetto n. 3 op. 73 in fa maggiore che fu dedicato ai componenti del Beethoven Quartet, che lo eseguirono a Mosca il 16 dicembre 1946, ha lo stesso carattere tragico dell’Ottava sinfonia scritta per celebrare il ricordo dei morti, militari e civili durante la guerra, come la sinfonia è diviso in cinque movimenti. Si apre con un vivace Allegretto, in cui è il ritmo a dominare sulla cantabilità che come nel successivo Moderato sottolinea l’ambiguità e l’inquietudine. Il ritmo diventa drammatico e violento nell’Allegro non troppo, mentre il seguente Adagio è un tragico canto funebre, doloroso e cupo, un aspetto ribadito nella conclusione del Moderato, che si spegne lentamente.
I musicisti del Quartetto Prometeo, dopo un inizio poco convincente all’inizio del primo movimento del Quartetto n. 1, hanno mostrato un ottima intesa tra loro che ha reso incisiva e coinvolgente l’esecuzione di queste composizioni, che richiedono una notevole sensibilità interpretativa per rendere le diverse sfumature psicologiche, che si esprimono nell’ampiezza del respiro della frase melodica e nei variegati aspetti che assume il ritmo nelle composizioni di Šostakovič vitale, giocoso, tragico, beffardo, violento e frenetico. Il pubblico presente ha lungamente applaudito alla fine di ogni brano e al termine del programma dopo ripetute chiamate alla ribalta hanno concesso come bis il 2° movimento, Vivace, del Quartetto in re minore per archi (Voces intimae) op 56 di Jean Sibelius (1865-1957).