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Odessa, Ucraina. L'Opera del Futuro
Ad Odessa, in Ucraina, si è appena svolto un Forum Europeo denominato Building bridges (Costruire ponti) a cura di Opera Europa, la Ukrainian Cultural Foundation, i maggiori rappresentanti di tutti i teatri d'opera ucraini, ovvero: Kiev, Lviv, Odessa, Charkiv, Dnipro ed i giornalisti del settore. Inauguratosi l'8 novembre, il 9 novembre, per l'intera giornata, il congresso si è focalizzato sul nuovo corso dell'Opera in Ucraina ed in Europa. La serata del 9 novembre ci ha poi accolto nel tempio dell'Opera di Odessa con la premiere de La Traviata di Giuseppe Verdi: sul podio Vyachelav Chernukho-Volich e la regia di Yevgen Lavrenchuk.
Odessa è una delle migliori rappresentanti per l'Opera in Ucraina, sia come ex città imperiale del Sud, Perla del Mar Nero sul quale è ubicata insieme al suo gigantesco porto che ha garantito continui scambi internazionali (porto principale dell'era sovietica) e l'ha trasformata in una capitale dove il mix di culture è incredibilmente vario. Inaugurata dai greci come centro orientale del Mediterraneo nel 6° secolo a.C., fu dominata da varie tribu', dai lituani agli ottomani ai tatari della Crimea, fino a che il Voivoda di Kiev, nel 1791, non creò quello che ancora la rende famosa, il porto piuì ampio sul Mar Nero, stabilendo nondimeno delle rotte comemerciali che la misero al centro dell'Impero Russo e la zarina Caterina la Grande nel 1794 diede incarico al Duc de Richelieu di occuparsi delal città nascente. E' del tutto evidente lo stile italiano della città, con palazzine di splendida e raffinata fattura italiana necolassica e neorinascimentale, soprattutto ad opera di Francesco Carlo Boffo e di Giovanni Torricelli. Boffo disegnò anche la famosa scalinata Potemkin protagonista del celebre film di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn del 1925 La corazzata Potëmkin.
Odessa è una splendida città tutta in fermento per un restauro che ne percorre tutte le strade, offrendo una vista dalla piazza centrale del Primorsky Boulevard dedicata al Duc de Richelieu fino al Mar Nero ed al suo porto imponente. Il Teatro dell'Opera dà sulla grande piazza museo del Museo archeologico con la riproduzione del Lacoonte ed il Municipio necolassico davanti alla statua dedicata a Pushkin, che qui trascorse un intero anno tra 1823 e 1824, celebrandone la natura cosmopolita. Centro termale preferito dai russi, accoglieva a fine '800, quasi in parti uguali, russi ed ebrei, che si dividevano la maggioranza nella città; seguivano gli ucraini, i polacchi, i tedeschi, i greci; minoranze tatare, armene, bielorusse e francesi. Oggi la situazione è capovolta e la popolazione è a maggioranza ucraina, seguita da un 30% di russi e una minoranza bulgara ed ebrea in parti uguali.
Opera Europa ha quindi scelto una città che offre un “porto sicuro” agli stranieri, da sempre benvenuti in questo epicentro della gloriosa storia del teatro ucraino, che qui ha visto rappresentata la sua multiculturalità e la sua apertura al nuovo. Ed è proprio questo l'argomento principale e la risposta a tutte le domande centrali sulle possibilità di sviluppo del teatro d'opera ucraino e le sue connessioni con l'Europa, sia come aspetto manageriale della poltica culturale; sia come virtuosa spinta alle nuove produzioni ed ai festival, che devono caratterizzare questo spazio nuovo, dove ancora tutto è possibile in una armoniosa sinergia.
Il punto di partenza attualizzato da Nicholas Payne, direttore di Opera Europa e dell'English National Opera al Coliseum, ha puntato l'attenzione sui fattori essenziali di sviluppo, riassumendoli così: “Occorre intercettare e riformulare, recependole, le richieste del pubblico; lavorando sia sulla domanda dell'audience tradizionale sia sul nuovo pubblico; ridurre i prezzi dei biglietti, insostenibili per il pubblico giovane; produrre opere nuove e contemporanee e sperimentali; formare lo staff tecnico, le maestranze, per questo tipo di nuove produzioni; educare ad una nuova fruizione dell'opera del futuro. L'Ucraina ha moltissime risorse: molti cantanti di rilevanza mondiale sono ucraini – ricordiamo il tenore Anatolij Borisovyč Solov'janenko (Donec'k, 1932 – Kiev, 1999), padre dell'attuale direttore dell'Opera e Balletto Nazionali Ucraini, che conserva il nome del padre, Anatolij Solov'janenko, N.d.C. -, però lavorano all'estero invece che in patria, sono quindi una risorsa che viene formata ma non rimane a disposizione: una parte di loro porta progressi per tutta la nazione, purtroppo se sono la maggioranza si tratta di un dissanguamento artistico. Modi di attrarre loro come i guest-conductors di fama, i direttori ospiti di fama, sono i festival e le nuove produzioni.”
Nadiya Babich, direttrice generale del Teatro e Balletto Nazionale di Odessa, rinforza questa posizione: “Abbiamo bisogno di professionisti e di sussidi per gli allestimenti di opere contemporanee e soprattutto di diventare come delle fondazioni, ossia indipendenti dal Governo centrale che invece impone molte limitazioni in questo senso.” Il direttore generale dell'Opera e Balletto Nazionali Ucraini, Petro Chupryna insieme a Anatolij Solov'janenko hanno spiegato infatti: “Le produzioni stagionali si susseguono l'una all'altra durante la stessa settimana in modo da garantire al pubblico di poter venire a teatro ogni sera, comportando uno sforzo enorme da parte di artisti e maestranze stabili e garantendo una produzione enorme: 29 opere e 30 balletti per stagione. Dobbiamo poi occuparci di formare le maestranze, che sono quelle che ci mancano, oltre al numero di cantanti, che sono fortemente diminuti. Inoltre spesso siamo costretti a formulare produzioni filologiche per il pubblico tradizionale. Eppure le nuove e sperimentali produzioni come Hamlet; Aerophonia e Gaz sono giunte nel mondo fino a New York dopo la premiere a Kiev”.
Il mio intervento è proprio su questo fattore di innovazione: ”L'Opera in Ucraina è un territorio ancora inesplorato ed è questo il nodo vincente: si può sperimentare. Ques'estate a Bayreuth ho visto il nuovo Tannhäuser di Tobias Kratzer che ha riletto Wagner nel tempio del Bayreuther Festspiele creato da lui nel 1876: la sua opera romantica per antonomasia, il Tannhäuser, tratta dai cicli medievali, è stata rivoluzionaria essa stessa sulla scena, riprendendo gli scritti di Wagner sulla Rivoluzione del 1848 cui aveva partecipato e rileggendola in senso attuale. E' stato incredibile: uno spettacolo che ha coinvolto il pubblico dentro e fuori dall'opera, rispettando il senso assoluto dell'opera, sia a livello simbolico, sia a livello di interpretazione puntuale di ciò che Wagner ha devoluto alla sua opera sull'Amore in senso assoluto e sulla religione: una Sehnsucht fattasi azione scenica. Io trovo che la stessa operazione “rivoluzionaria” di scegliere nuovi autori come registi che rispettano profondamente perchè studiano a fondo il senso oggi di un'opera, è la scelta che renderà possibile e enormemente appetibile la scena ucraina come primaria in Europa per la diffusione di una nuova dimensione operistica che coinvolga partner vivi nella collaborazione in prospettiva futura con tutti i principali teatri d'opera ucraini, ovvero Kiev, Lviv, Odessa, Charkiv, Dnipro, che sono palcoscenici lussuosi per tradizione architettonica – splendidi edifici e palchi prestigiosi – insieme ad attori inipendenti come Open Opera Ukraine e la Ukraininan Cultural Foundation.”