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Opera di Roma. Butterfly, debutta con successo Eleonora Buratto
Segna il debutto in Europa come Cio-cio-san del soprano Eleonora Buratto, dopo lo straordinario successo ottenuto al Metropolitan di New York: è la Madama Butterfly di Giacomo Puccini che l’Opera di Roma propone dal 16 al 25 giugno per otto serate, precedute dall’anteprima giovani di giovedì 15 giugno. La messa in scena è quella di Àlex Ollé de La Fura dels Baus, realizzata in collaborazione con Opera Australia / Sidney Opera House, nata per la stagione estiva di Caracalla del 2015, ripresa e riadattata per lo spazio del Circo Massimo nel 2021 e ora per quello del Teatro Costanzi. Sul podio un direttore di grande esperienza come Roberto Abbado, che affronta per la prima volta il capolavoro di Puccini.
La recita dello scorso 21 giugno di Madama Butterfly di Giacomo Puccini ha riscosso un grande successo, successo in gran parte riservato alla protagonista, Eleonora Buratto, la sua intensa interpretazione ha infiammato il pubblico che l’ha lungamente acclamata dopo l’aria “Un bel dì vedremo” e al termine della rappresentazione.
Madama Butterfly, su libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, è basata sul dramma omonimo di David Belasco tratto dalla novella di John Luther Long, Puccini amava molto questa sua opera e intervenne più volte sulla partitura, dopo il fiasco della prima a Milano il 17 febbraio1904. Tre mesi dopo Madama Butterfly ebbe successo nella nuova versione di Brescia, in cui ci fu solo fu aggiunta l’aria del tenore “Addio, fiorito asil” e la divisione del secondo atto in due, divenendo così un’opera in tre atti. In base agli studi che sono stati compiuti, è stato notato che gli altri interventi, che si susseguirono nel tempo, anche dopo la versione di Brescia, furono soprattutto tagli, ed è il motivo per cui Dieter Schickling l’ha definita un’opera in fieri nel suo saggio Nel laboratorio di Puccini: le cosiddette ‘versioni’ di Madama Butterfly.
Puccini è un grande musicista del ’900, la sua musica lungi da essere facile, è moderna, complessa e raffinata, cosa che gli valse l’ammirazione e la stima di Arnold Schönberg. Nella Butterfly rifulge l’abilità magistrale di Puccini nel creare atmosfere musicali in cui far muovere coerentemente i personaggi. Il compositore si documentò sulla musica giapponese e usò alcuni temi modificandoli, ma l’aspetto più interessante è che ne creò nuovi, mostrando di aver assimilato le caratteristiche di quella musica, non solo nell’uso della scala pentatonica, ma soprattutto rivelando la capacità di ricreare l’esotica varietà timbrica. A questa ampia tavolozza di colori musicali attinse per caratterizzare i personaggi, specialmente se ne servì per presentare l’evoluzione psicologica di Butterfly, il centro intorno a cui ruota tutto lo svolgimento dell’opera. I colori tenui e sfumati la descrivono prima giovanissima, all’inizio dell’azione dichiara di avere quindici anni, poi con toni sempre più intensi e drammatici, donna e madre, fino alla soluzione estrema del suicidio, non vedendo altre alternative.
In questa rappresentazione è stata ripristinata dalla prima rappresentazione del 1904 la divisione in due atti con il coro “a bocca chiusa” e lo splendido interludio sinfonico che precedono l’esito fatale della vicenda, ma per il resto si è andata in scena la versione consueta. La scelta dell’omissione dell’interruzione è ideale per la crescita della tensione drammatica e dell’angoscia crescente della protagonista, riteniamo però che la riproposizione della prima versione del 1904 poteva rappresentare un’occasione per farla conoscere. Ricordiamo che il Giappone non voleva aprirsi alle potenze coloniali occidentali di allora, ma nel 1853 il commodoro Matthew Perry degli U.S.A. si presentò con una piccola flotta minacciando la distruzione, così il Giappone fu costretto a firmare trattati sfavorevoli a vantaggio dei colonizzatori. Nella prima versione è più evidente l’arroganza e il disprezzo degli americani verso i giapponesi e la contrapposizione tra colonizzatori e colonizzati. L’atteggiamento dello zio Bonzo, odioso e verbalmente violento, diventa così comprensibile poiché vede nella nipote una traditrice che accetta l’abbandono delle tradizioni, compresa la religione, che l’insediarsi delle missioni voleva cancellare.
Il regista Alex Ollé ha dato una interpretazione che nelle sue intenzioni voleva essere la denuncia del neoliberismo economico, il liberismo anche allora era imperante lo dimostra lo sfruttamento coloniale attuato dalle potenze anglo-americane di allora. Nell’ambientazione portata all'attualità, scelta dalla regia, la contrapposizione scenografica tra il paesaggio campestre idilliaco del primo atto e il susseguirsi di costruzioni che lo cancellano del secondo intendeva evidenziare come Pinkerton non sia altro che uno sfruttatore che vuole arricchirsi sempre di più e Butterfly una delle sue vittime. L’intento non è evidente forse perché l’opera non si presta o forse perché la regia andava a messa più a fuoco, così come si presenta è più una denuncia ecologica, in quanto non è mostrato chiaramente che le persone che sfilano durante l’interludio sono gli sfrattati. L’apparizione dello zio Bonzo, rappresentata come un atto intimidatorio della Yakuza e lui come un boss, aggiunge alla violenza verbale quella fisica degli accoliti con mazze è eccessiva e inutile, forse vuole solo ribadire la cifra stilistica, violenta e provocatoria de La Fura Dels Baus.
Una splendida Eleonora Buratto ha dato voce e anima alla protagonista, la limpida emissione, la precisa articolazione delle parole hanno dato spessore ed profonda espressione all’interpretazione. Il timbro vellutato, la padronanza vocale nei pianissimo come negli acuti ha cesellato questa magnifica performance lungamente ed entusiasticamente acclamata dal pubblico. Il console statunitense Sharpless è stato umanamente ben centrato da Roberto Frontali che ne ha colto con efficacia tutte le sfumature mettendo al servizio del personaggio la voce calda e autorevole. Anna Maria Chiuri ha reso con grande bravura Suzuki, che è il contraltare doloroso e realistico delle illusioni di Butterfly, si è calata nel personaggio facendone risaltare la profonda umanità ben calibrando i gesti e la bella voce scura, morbida e sicura.
Pinkerton è un personaggio vile e abietto, ci si potrebbe incuriosire per sapere cosa ne pensi, al di là della resa vocale, il tenore che lo interpreta, ammesso che si ponga il problema. Dmytro Popov ha una emissione della voce non sempre limpida, non articola bene e non riesce a dare espressione alle parole, si ha il dubbio che non sappia cosa sta dicendo. Canta ma non interpreta in “Bimba dagli occhi pieni di malia” dovrebbe essere dolce, tenero e invece sfodera un piglio eroico e assertivo, che sembra essere il suo unico modulo espressivo, la meravigliosa musica di Puccini salva fortunatamente l’atmosfera. Provenienti dal progetto”Fabbrica” Young Artist Program, Eduardo Niave, tenore è stato il principe Yamadori, una parte breve ma importante in cui ha esibito un bel timbro tenorile e una buona recitazione e anche il ventenne soprano Ekaterine Buachidze, ha dato buona prova di sé come Kate Pinkerton.
Roberto Abbado debuttava nella direzione, che è andata in crescendo, poco coinvolgente e teatrale nel primo atto lo è stata di più nel secondo, mancavano a nostro avviso, quelle affascinanti sfumature timbriche, dinamiche e ritmiche che denotano situazioni e personaggi nella musica di Puccini. L’orchestra ha risposto bene alle precise indicazioni del direttore e il coro sotto l’attenta direzione di Ciro Visco ha dato buona prova di sé. Lunghi e scroscianti applausi hanno accolto tutti gli interpreti alla conclusione dello spettacolo.