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Opera di Roma. I cigni nella cornice di Wheeldon
Al Teatro dell'Opera di Roma il 27 settembre scorso è approdato in prima nazionale Il lago dei cigni, nella versione del coreografo americano Christopher Wheeldon, che sarà sul palcoscenico fino al 5 novembre 2016. Per i quattro appuntamenti del 27 settembre, del primo, del 2 e del 9 ottobre sono Lauren Cuthbertson e Federico Bonelli, entrambi Principal al Royal Opera House di Londra, a rivestire le parti principali di Odette/Odile e del Principe Siegfried, con la direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma per queste quindici repliche affidata a Nik Kabaretti.
Il lago dei cigni secondo Wheeldon prende ampiamente le mosse dalle versioni principe di Marius Petipa e Lev Ivanov, che hanno fatto scuola e che sono riprese in massima parte durante il balletto tranne per le innovazioni “a cornice” del coreografo americano proveniente dal Royal Ballet e dal New York City Ballet che nel 2008 fonda una sua propria compagnia, la Morphoses/The Wheeldon Company e diventa artista associato di Sadler's Wells a Londra. La versione creata da Wheeldon nel 2004 per il Pennsylvania Ballet trae diretta ispirazione – come mostrerà anche durante il terzo atto con l'esposizione di un quadro di Degas scoperto dal mecenate – dalle celebri ed evanescenti “ballerine” di Edgar Degas (1834 – 1917). Ho trovato un altro rimando sia per la cornice sia per la coreografia a firma di Micha van Hoecke per Verdi Danse dell'aprile 2014 presso il Teatro dell'Opera di Roma: si tratta di Jérusalem (la prima nel 1847), il rifacimento dei Lombardi alla prima crociata, che è un divertissement coreografato all'epoca di Verdi da Joseph Mazilier e che, nella versione di van Hoecke, si stemperava in una sala prove per ballerini con un sensuale chef de file a guidare le ballerine che prendono lezioni con il quadro di Degas della Jeune Chanteuse che fa da eco pittorico-scenografico ai loro passi. Di estrema raffinatezza, il clima di attesa è accentuato dal fascinoso Maestro di Ballo di adulte e giovanissime ballerine.
Ritornando alla versione di Wheeldon, la sala da ballo con il Maître de Ballet – impersonato da Paolo Gentile – ed il Mecenate che coincide con Von Rothbart interpretato da un sempre eccellente Manuel Paruccini, è invasa dalle ballerine in modo giocoso e situando la scena proprio a fine Ottocento inizi Novecento con dei colori tenui e rosa antico, a cura di Adrianne Lobel, e con i costumi in bianco curati di Jean Marc Puissant – straordinari quelli dei premiers danseurs – mentre le luci di Natasha Katz inondavano di atmosfera il palco come lo specchio, topos estremo di una lettura psicologica che tradisce sé stessa e dona evidenza al passato favolistico che esplode tra un quadro e l'altro.
Wheeldon nelle coreografie è supportato dai maestri ripetitori Nicolas Blanc e Jason Fowler, assistiti dal primo maître del teatro, Frédéric Jahn, il maître ospite Jean-Sébastien Colau e la stessa Direttrice del Corpo di Ballo Eleonora Abbagnato per i ruoli principali. Sottolineiamo che l'evidente maestosità delle coreografie classiche di Odette/Odile e Siegrfried dei due ballerini principali è interpretata straordinariamente da Lauren Cuthbertson e Federico Bonelli, entrambi principal dancers al Royal Ballet di Londra. La prima ballerina Alessandra Amato ha ballato divinamente la Danza russa – la prima delle variazioni del terzo atto che è finita in uno striptease che non ci aspettavamo; abbiamo notato altresì la Danza spagnola di Eugenia Brezzi, Jacopo Giarda e Giacomo Luci; la Czardas di Alessia Berberini e Manuel Paruccini ed il Can Can che pure non ci aspettavamo di Anjella Kouznetsova, cosìccome un'estemporanea carnascialesca piena di colore. Sulla via cromatica à la Tim Burton anche il travestimento per Rothbart ed il Mecenate che a tratti si avvicinava a Dracula, apprezziamo di nuovo il primo ballerino Manuel Paruccini. Dei quattro atti il migliore c'è sembrato il terzo per allestimento più ricco e consono anche alle coreografie vivacemente assortite delle variazioni, oltreché per i pas de deux originali. La direzione d'orchestra adeguata tranne nel finale in cui l'Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma è stata guidata da Nir Kabaretti a dare troppa evidenza ai toni fortissimo in modo un po' troppo chiassoso per l'estrema raffinatezza di Čajkovskij.
Per approfondimenti sulla genesi de Il lago dei cigni, la trama e le altre versioni rimandiamo agli articoli correlati che trovate in fondo con link diretto.