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Opera di Roma. Otello, un Ave Maria per il Daimon
Quest'anno il Teatro dell'Opera di Roma si è avvantaggiata di un cantante eccezionale: il tenore americano Gregory Kunde, presente anche l'anno scorso in Aida (Radamès) e nel Trittico ricomposto Puccini Bartòk come Luigi (Il tabarro). In questo caso ha rivelato il demone di Otello nell'opera di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Costanzi dal 1° al 12 giugno in un allestimento proveniente dall’Opéra di Monte Carlo e dall’Opera Nazionale di Tbilisi. Sul podio il Maestro Daniel Oren e la regia è stata affidata ad Allex Aguilera.
Nella serata del 12 giugno, a chiosa degli spettacoli, con lui, sul palco come straordinaria Desdemona, c'era Vittoria Yeo, altra presenza costante al Costanzi da anni, che ha profilato un'interpretazione superlativa, in particolare nell'Ave Maria finale, consustanziando quanto vicine potessero essere le eroine verdiane a quelle wagneriane in questo alitare spirituale, rivelato alla fine di quasi ogni opera dell'uno e dell'altro. Pensiamo al Tristan und Isolde, come all'Olandese volante con Isolde da una parte e Senta dall'altra per Wagner; e nella parte verdiana alla Gilda del Rigoletto e l'Aida "celeste" nella cripta. Igor Golovatenko, baritono russo, nella parte di colui che risveglia il demone mai sopito della gelosia, ovvero Jago, altra partecipazione primaria da stimare all'apice, per voce, fraseggio ironico e sibilante alla Loge (Das Rheingold; Die Walküre) - i mentitori sono sempre preparati a "canzonare" le loro prede in modo efficace e grottescamente giulivo -. Cassio, il buono ed ingenuo, è stato sostituito da Marco Miglietta, una presenza ottima nella parte, così sentimentale, e che vedremo anche a Caracalla a fine giugno.
Prima di passare alla critica, una breve sinossi sull'Opera, vista l'ultima volta alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera nel 2018 con Jonas Kaufmann nel ruolo di Otello, Anja Harteros in quello di Desdemona e Gerald Finley in quello di Jago. La direzione era affidata a Kirill Petrenko e l'allestimento ad Amélie Niermeyer.
Otello è la penultima opera di Verdi e la prima con il libretto a firma di Arrigo Boito, che ebbe la sua prima assoluta il 5 febbraio 1887 alla Scala di Milano e appena il 5 febbraio dell'anno seguente c'è stata la prima al Nationaltheater di Monaco. Aida datava 1871, sedici anni prima, ed Otello prese la sua forma definitiva dopo lunghe e numerose lettere di scambio tra il Maestro Verdi ed Arrigo Boito. La trama, che trae diretta ispirazione dal dramma del 1603 di William Shakespeare, è conosciutissima ed ha come topos la gelosia inconsulta e crudele di Otello, il Moro di Venezia, per la sua sposa Desdemona, da cui torna a Cipro vittorioso dopo aver sconfitto i musulmani a capo della su Armata Veneta. Siamo alla fine del XV° secolo ed Otello è appassionatamente innamorato di Desdemona, che finirà all'interno di un intrigo promosso ed architettato dall'alfiere Jago, invidioso di Cassio, cui è stato assegnato il comando della squadra al posto suo, e che odia ferocemente Otello per aver favorito quest'ultimo. Desdemona sarà assassinata da Otello in un moto di gelosia dopo aver trovato nelle mani di Cassio il fazzoletto che lui le aveva regalato, in realtà sottratto da Jago ad Emilia, sua moglie e ancella di Desdemona. Alla fine si scoprirà l'inganno ma troppo tardi: Otello, dopo aver strangolato Desdemona si pugnalerà e Jago sarà arrestato nello sconcerto di tutti, in primis Ludovico, ambasciatore di Venezia.
L'allestimento di quest'opera è stata quanto mai preciso, adatto e coerente: il regista che l'ha firmato è Allex Aguilera, noto per le sue collaborazioni con il collettivo catalano La Fura dels Baus ed al suo debutto al Costanzi. La scena si apriva con i tendaggi di un teatro sull'interno di un porticato regale e con lo sfondo del mare. L'orizzonte era in tempesta, il Moro di Venezia, Otello, stava per tornare vittorioso dalla battaglia contro i saraceni.
L'asciutta riverenza alla Serenissima con l'orizzonte sul mare; gli archi del porticato, eleganti e che "occhieggiano" sul fuori come una casa dell'anima, psicoanaliticamente parlando, sottolinenano con grande premura la struggenza di uno psicodramma inscenato sul palcoscenico in cui le luci, curate da Laurent Castaingt, temprano di colori caldi la vita, e con lei l'amore tra Otello e Desdemona, calibrando sul gelido color ghisa le calunnie di Jago e la "possessione" di Otello. Difatti quest'ultimo non fa che fornire la "prova" inesistente della fraudolenta infedeltà della moglie a Jago, tramite il fazzoletto: è "posseduto" dal Daimon che gli brucia dentro. Ben spiega il regista Aguilera, che ha posto due simboli sulla scena: l'acqua, la potenza di Otello in mare; come l'amore per Desdemona, il fuoco, che avvampa all'inizio e svanisce vieppiu' la distruzione dell'anima innocente di lei incendia gli ultimi lapilli del desiderio, traducendolo in furia cieca, come ben recitano le battute di lui. Un Gregory Kunde all'apice della sua prestanza vocale e l'ira che muta la sciabola in machete, per divampare su una vittima predestinata.
Daniel Oren, mentre la "casa crollante" di Otello scende giu' grazie alla maestria video di Etienne Guiol e Arnaud Pottier, dirige un'Orchestra in piena forma come lui, fortemente percussiva come la musica, in particolare nelle scene clou della tempesta iniziale e dell'ira di Otello.
Una pausa tra un atto e l'altro ha fatto applaudire le tenere Voci Bianche ad ammorbidire la tragedia quando ancora un lembo di speranza regnava sul palco: a dirigerlo così come il Coro, Ciro Visco, altra presenza acclamata dal pubblico per una rappresentazione dal successo in sala ed in diretta radiofonica per la prima rappresentazione di sabato 1° giugno su Radio3 Rai.