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Pablo Larrain. Neruda o l'imago del poeta
L'ultimo film di Pablo Larrain è dedicato al poeta ed al politico Pablo Neruda, colui che supportò il Presidente cileno Allende, poi ucciso dal dittatore Pinochet l'11 settembre del 1973 durante il golpe: Neruda gli sopravvisse solo per dodici giorni ed il 23 settembre, per cause non ancora chiarite, ufficialmente per cancro alla prostata, ma si è ipotizzato per un'iniezione letale demandata da Pinochet. Larrain a Roma ha risposto alle domande dei giornalisti prima dell'uscita del film intitolato al poeta: Neruda.
La mia domanda a Larrain è stata di chiarire le circostanze dell'inizio del film. Nel 1947 Neruda si presenta al Presidente Videla – fatto eleggere soprattutto grazie al suo sostegno – nel luogo dell'imbarazzante “gabinetto” (arredato con veri e propri orinatoi, più squadrati e possenti di quelli di Duchamp, chiara metafora di un luogo dove si riuniscono politici corrotti, N.d.R.) per sostenere i minatori in sciopero e maltrattati barbaramente (si parlava di “campi di concentramento”) nella località di Lota.
Ci può delineare il doppio aspetto di Neruda, poeta e politico militante e fare un paragone con la situazione del Cile oggi?
Nell'anno 1947, dieci anni prima della rivoluzione cubana e trent'anni prima dell'arrivo di Allende, il mondo era completamente diverso, un mondo modernista con una logica diversa da quella odierna. Allende in quegli anni s'era candidato presidente per tre volte e la quarta volta doveva essere Neruda il candidato ma lasciò il posto ad Allende. Mi chiedo come sarebbe stato il mondo con Neruda presidente e mi dico che sarebbe stato bellissimo un film con Neruda presidente, Neruda al potere. E' piuttosto difficile fare un raffronto con oggi perché allora, con i fascisti sconfitti da poco nella seconda guerra mondiale, la metà del mondo era comunista. Pensando a questo, alla storia, quando fai un film d'epoca non puoi fingere di non sapere cosa è successo dopo: il film lo abbiamo girato nel 2016 e questo ti dà un vantaggio per raccontare autenticamente un paese che stava soffrendo la devastazione della propria anima, il Cile, dovuta all'ascesa del bastardo (testuale, N.d.R.), di Pinochet. E' un film su un paese che sognava un mondo che non si è mai realizzato perché Allende durò troppo poco (3 novembre 1970 – 11 settembre 1973), e noi cileni ne siamo consapevoli. Quando Neruda ha vinto il Premio Nobel (nel 1971, N.d.R.) e legge il suo messaggio, parla del periodo della fuga raccontato nel mio film dichiarando che non sa se quel periodo l'ha vissuto, sognato o scritto, ed in questa frase è contenuta la chiave del film che non è su Neruda ma sul suo cosmo, non avrei potuto fare un film su di lui, essendo un personaggio troppo vasto e troppo complesso per permettermelo.
Quanti e quali libri ha studiato per questo film?
Ho letto e studiato parecchie biografie su di lui: ne abbiamo scelte tre che ci sono sembrate le più interessanti, in primis la sua autobiografia “Ho vissuto” (postuma: Confieso que he vivido. Memorias, Spagna, Barcellona, Seix Barral, 1974, N.d. R.); poi interviste a persone che ha conosciuto. Neruda aveva varie anime: era un dipomatico, un amante della cucina e del vino, un letterato, un politico ed uno dei poeti più importanti della storia, tutta questa vastità mi terrorizzava, poi però mi sono reso conto che non avrei potuto sondarli e metterli tutti in un film, c'è stato l'effetto liberatore perchè non avrei dovuto parlare di tutto. In Cile Neruda è ovunque: Neruda ha disegnato la mappa del Cile. Il mio scopo era filmare un poema che lui avrebbe potuto leggere.
La voce fuori campo del film è tratta da brani di Neruda? Neruda è sia politico sia poeta: come concilia queste due anime di Neruda?
Non si può dividere il poeta dal politico nel caso di Neruda: è un tutt'uno. Lui con la sua opera voleva cambiare il mondo.
Comunicazione e potere era il tema del film “No” del 2012: qual è la sua riflessione sul tema oggi e rispetto al suo ultimo film?
Nel mondo della comunicazione oggi sembra più importante il modus comunicandi piuttosto che il contenuto della comunicazione e questo mi sembra molto pericoloso. Ho cercato in questo film di scegliere un personaggio in un momento cruciale e farlo muovere in questo stato di crisi. Volevo mostrare come il personaggio cambia durante il percorso: il viaggio è più importante del personaggio. Neruda ha costruito la sua leggenda proprio in quel periodo ed il poliziotto che lo insegue gli dà evidenza, in realtà hanno bisogno l'uno dell'altro.
Nei tuoi film c'è una ricerca formale estrema come è stato costruito con Guillermo Calderòn alla sceneggiatura?
Vi racconto un aneddoto: quando eravamo a lavorare insieme io e Guillermo Calderòn alla sceneggiatura ci siamo riuniti a New York ed abbiamo lavorato una settimana al taglio, ciò che è risultato però è stato di venti pagine in più! Non c'è stato verso di fare diversamente perché nella mia testa non c'è una narrazione lineare, e col supporto di Calderòn posso assemblare le mie idee che nel montaggio saranno unite, come ha detto François Truffaut nell'intervista con Hitchcock: “Nelle riprese bisogna lottare contro la sceneggiatura e nel montaggio bisogna lottare contro le riprese”. Il film è qualcosa di viscerale, non riesco a fare un film realista piuttosto un film di atmosfera, che si costruisce come un labirinto alla Borges, un estraniamento, un sentiero irreale che si ricongiunge al personaggio stesso. Per questo abbiamo girato le scene tre volte in diverse location, come a influenzare con lo spazio i personaggi. Lo spazio fisico diventa spazio di astrazione come di immaginazione per i personaggi e per il pubblico.