Supporta Gothic Network
Palaexpo. Rodčenko e Realismi socialisti. Prima parte
Al Palaexpo di Roma una mostra che vuole condurci sulle tappe dell'evoluzione dell'arte sovietica ovvero la grande Avanguardia Russa con le foto, i collage, le grafiche e le scenografie di Aleksandr Rodčenko (1891-1956), da una parte; ed il percorso del Realismo Socialista dal 1920 al 1970, dall'altra.
La mostra dedicata a Rodčenko è organizzata dal Museo della Casa della fotografia di Mosca ed è a cura di Olga Sviblova; l'altra, intitolata Realismi Socialisti, è ideata da Matthew Bown ed è a cura di Matthew Bown, Evgenija Petrova, Zelfira Tregulova insieme al Museo Statale Russo di San Pietroburgo, la Galleria Statale Tret’jakov di Mosca ed il Centro Statale Museale ed Espositivo “ROSIZO” di Mosca. Entrambe resteranno aperte fino all'8 gennaio 2012.
Le dichiarazioni del Presidente dell’Azienda Speciale, prof. Emmanuele F.M. Emanuele, asseriscono che si tratta di due mostre il cui percorso è delineato in senso artistico e non ideologico; certo, è più che chiaro che sono e rappresentano la scelta artistica sovietica di quegli anni, ma pensiamo solo per un attimo alla scelta dell'aggettivo sovietica e non russa, facendo caso al suo lampante significato (anche pensando all'acronimo U.R.S.S. dal quale proviene) e forse ci rendiamo conto di ciò che è irrefutabile: non è possibile prescindere dal momento storico in cui si sono sviluppate. E sarebbe un torto non riconoscerlo in particolar modo verso Aleksandr Rodčenko, il quale ha pagato con la carta dell'isolamento e della fame (escluso dalle committenze e privato del diritto di lavorare) la sua autonomia dal totalitarismo comunista, a somiglianza di tanti altri anche in altri campi, come nella musica, che tanto esaltò il Partito Comunista al potere e l'anima russa: ad esempio quella di Prokofiev e Šostakovič, che appena invisi a quello stesso potere vennero osteggiati e censurati.
Dello stesso circolo di Rodčenko, poi, che si riuniva a casa di Lili Brik, facevano parte altri sgraditi al Partito di Stalin: Boris Pasternak, Maxim Gorky, Vladimir Mayakovsky, Sergei M. Eisenstein, Kazimir Malevich, Yuri Tynyanov, Vsevolod Meyerhold. Nelle immagini fotografiche di colui che legò la fotografia al Costruttivismo e che ritrasse sia Vladimir Majakovskij sia l'amata di lui, l'attrice sunnominata Lili Brik (Lili Brik. Ritratto per il manifesto Knigi (Libri), 1924), si legge un pezzo di storia: dal fotomontaggio dedicato alla morte di Lenin, che morì nel 1924 (Funerale di Lenin, 1931, fotomontaggio per la rivista “Molodaja Gvardija”, Giovane guardia), alle grandiose piramidi di ragazze atletiche, in osservanza della gloria del corpo muscolare di stampo socialista che proseguono fino alla fine degli anni '30.
Le foto con protagonista Lili Brik sono le più celebri: come la Pubblicità per la sezione di Leningrado della Casa Editrice di Stato (LenGiz), del 1925, ovvero la Knigi; oppure la copertina del libro di Vladimir Majakovskij, Pro èto (Su questo), 1923. In quest'ultimo Lili Brik appare assertiva e drammatica, all'opposto del vivace e giulivo ritratto di “chiamata” della pubblicità.
Però c'è una serie di foto che prescindono dal dato realistico: tutte quelle dedicate alle ballerine e ai balletti, come quella che ritrae Ruslan e Ljudmila del Teatro Bolshoi (musiche di M. Glinka) del 1937; quelle dei giocolieri oppure le incredibili scenografie e foto del film Al'bidum (regia di L. Obolenski, 1928), dalla venatura etereo-malinconica, come gli alti pinnacoli dei pini (Pino cadente, 1933), che rassomigliano tanto a quelle foto ai monumenti della libertà dei primi anni '30 (quelli al Soviet e all'Istituto Lenin del 1932) ed hanno anche molto a che spartire con la sua affermazione che deve essere “l'arte al servizio del popolo (…) e non usare l’arte per condurre il popolo chissà dove. Sono nato troppo presto o troppo tardi? L’arte deve prescindere dalla politica…” (da A. Rodčenko, Opyt y dlja budus¡evo, Moskva 1996, pp. 199-200; A. Rodčenko, Experiments for the Future, MoMA, New York 2005.)