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Palaexpo. Sulla via della Seta tra Marco Polo e Gengis Khan
Il Palazzo della esposizioni di Roma ospiterà fino al 10 marzo 2013 la mostra Sulla Via della Seta. Antichi sentieri tra Oriente e Occidente, un affascinante viaggio nello spazio e nel tempo di grande interesse per visitatori di tutte le età.
L'esposizione è frutto della rinnovata collaborazione, dopo Darwin 1809 – 2009, tra l’Azienda Speciale Palaexpo e Codice. Idee per la Cultura con l’AMNH (American Museum of Natural History) di New York ed è a cura di di Mark Norell (AMNH) con William Honeychurch (Yale University) e Denise Patry Leidy (The Metropolitan Museum of Art, New York). Le Sezioni aggiuntive e integrazioni dell'edizione italiana sono a cura di Luca Molà, Maria Ludovica Rosati e Alexandra Wetzel.
Per “Via della Seta”, definizione apparsa la prima volta nel 1877, nel Tagebucher aus China del geografo tedesco Ferdinand von Richthofen, si intendono quei perigliosi e impervi itinerari percorsi tra VII e il XIV secolo, da mercanti, pellegrini ed esploratori. I traffici commerciali fra oriente e occidente sono antichissimi e così giungevano in occidente seta e pietre preziose Le grandi ricchezze che si ricavavano da questi commerci furono una delle ragioni delle conquiste di Alessandro Magno, dei continui conflitti fra l'impero romano e quello dei Parti, e poi tra l'impero bizantino e quello persiano sasanide, che logorato dalla guerra nel 651d.c. venne travolto in pochi anni dalla conquista islamica.
L'esposizione riesce a immergere completamente il visitatore nell'atmosfera di quei luoghi e di quelle epoche, attraverso non solo esaurienti pannelli esplicativi, mappe e oggetti, ma anche ricreando con suggestive scenografie alcuni ambienti. La mostra inizia con una sezione dedicata alla Pax mongolica che per 150 anni , tra il XIII e XIV secolo, garantì e facilitò gli scambi commerciali, con la sua ferrea organizzazione amministrativa e la relativa stabilità scaturita dall'assenza di conflitti. Grande rilievo è stato giustamente dato alla fonti storiche pervenute; i Mongoli non conoscevano la scrittura ma già Temujin noto come Gengis Khan utilizzò studiosi cinesi e persiani per redigere le cronache delle sue conquiste.
Non poteva mancare Marco Polo, non solo con le edizioni antiche del Milione ma anche con documenti, come la sentenza del tribunale di Venezia sulla corretta ripartizione della eredità del veneziano tra i suoi eredi, che riporta l'elenco dei beni che provano la veridicità del suo viaggio. Tra i documenti, di grande interesse un planisfero terrestre o mappamondo genovese di anonimo risalente al1457.
Gli scambi commerciali verso occidente erano di spezie, pietre preziose, seta e porcellana e se i bachi arrivarono nell'impero bizantino, secondo una leggenda nascosti nell'incavo del bastone di pellegrini, la formula della porcellana rimase segreta fino al 1700. I Cinesi invece non sapevano come produrre il vetro e apprezzavano i lavori di metallurgia dei Persiani.
I viaggi avvenivano via mare con le navi e via terra con le carovane; il percorso della mostra prende in esame quattro mitiche città, tappe e mete della Via della Seta.: Chang’an, l’odierna Xi’an, che fu capitale cosmopolita della dinastia cinese dei Tang, Turfan, città oasi del deserto del Gobi, Samarcanda, grande centro mercantile e culturale e infine Baghdad, capitale del mondo islamico e sede del califfato.
La seconda sezione è, infatti, dedicata a Chang’an, una città che raggiungeva un milione di abitanti e in cui convivevano etnie e religioni diverse, in questo luogo è stato ritrovato persino un tempio nestoriano, un culto dichiarato eretico al concilio di Efeso (431), in quanto non riconosceva la natura divina di Cristo. Oltre a statuette del periodo Tang, la seta è protagonista in questa parte nella puntuale e interessante illustrazione dei passaggi che partendo dalle uova del baco giungono fino al tessuto. Sono anche esposte sete giapponesi attuali, che riprendono, con minime differenze, antichi disegni cinesi, sono stoffe che una volta erano destinate esclusivamente alla famiglia imperiale.
Uno spazio interattivo è quello dedicato alla musica in cui è possibile ascoltare il suono degli strumenti di una vasta area orientale, singolarmente, o tutti insieme. È una affascinante testimonianza di come, anche in quelle epoche lontane, nonostante l'estrema lunghezza del cammino e del notevole tempo necessario a percorrerlo, ci fosse un continuo scambio anche culturale: per fare un esempio: la pipa ampiamente diffusa in oriente è parente stretta del liuto.
Nella successiva sezione dedicata a Turfan, città ubicata nell'attuale Cina, viene spiegato l'ingegnoso sistema di irrigazione e conservazione dell'acqua che permise alla città di svilupparsi nel territorio così avverso del deserto del Gobi. La parte interattiva è dedicata all'olfatto per riconoscere celebri essenze da cui ancora adesso si ricavano i profumi. Inoltre in questo settore in ampie vetrine sono esposte le merci che si scambiavano in questa città: lana, di diversi animali, pelli e pellicce, pietre preziose provenienti anche dall'India e dall'Afghanistan come i lapislazzuli, usati anche nella pittura per ottenere il blu brillante e non alterabile nel tempo; il cielo del Giudizio Universale di Michelangelo è ottenuto in questo modo.
La grande varietà delle spezie e il loro uso, sia nella preparazione dei cibi dei ricchi sia nella farmacopea, è spiegata sempre in questo spazio. Si inserisce a questo punto del percorso una sezione dal Catai all'Italia in cui sono protagoniste le stoffe di seta realizzate in Italia: da Palermo, primo centro manifatturiero, a Lucca e Venezia dove tessevano il lampasso, in cui il disegno più chiaro spicca sullo sfondo dello stesso colore ma più scuro, e lo sciamanito, in cui l'ordito è realizzato in modo da ottenere un double face a colori invertiti. Il velluto di seta fu un'invenzione italiana, veniva tessuto a Venezia, Lucca, Firenze, Genova e Milano. Nei quadri qui collocati troviamo dipinte nelle vesti gli stessi disegni delle stoffe antiche, che qui sono esposte, da notare le splendide Madonna con bambino di Taddeo Gaddi dagli Uffizi di Firenze e quella di Paolo Veneziano proveniente dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
Si riprende il viaggio verso occidente incontrando Samarcanda, ora in Uzbekistan, fu mitico centro di incontro delle carovane che venivano ospitate nei caravanserragli; strutture molto diffuse lungo il cammino, quadrangolari, fortificate e chiuse all'esterno ma con un ampio cortile porticato interno per ospitare uomini, animali e merci. In questa sezione sono esposti splendidi manufatti testimonianza della raffinata arte metallurgica.
Infine eccoci a Baghdad, fondata sulle rive del fiume Tigri nel 762 dai califfi abbasidi, la sfolgorante e incantata città del califfo Harun al Rashid e delle Mille e una notte, una testimonianza letteraria dell'incontro tra culture diverse. Fu un formidabile centro delle arti e della scienze in cui si conservò la millenaria e splendida tecnica della ceramica e della pasta vitrea turchese dei Persiani .
Un centro imprescindibile dove convergevano i diversi percorsi della Via della Seta e da cui si poteva proseguire verso la Siria per i porti del Mediterraneo o verso quelli del Mar Nero, mete entrambi delle navi veneziane e genovesi Da Baghdad si poteva anche navigare sul fiume Tigri fino al porto di Bassora, ricordato nei viaggi di Sindbad, per fare vela verso l'India e la Cina evitando i duri ostacoli del percorsi via terra: il deserto del Gobi a nord e a sud le grandiose catene montuose. In questa sezione è ospitata la ricostruzione di un orologio ad acqua ed è possibile usare nella parte interattiva l'astrolabio.
La parte conclusiva è dedicata ai viaggi per mare, dalla Persia all'India e alla Cina, qui è possibile vedere un'antica carta nautica o portolano, modelli di due celebri imbarcazioni la Galea veneziana, adatta al Mediterraneo in cui è possibile navigare poco lontani dalla costa (cabotaggio) e il sambuco usato in oriente. C'è anche la ricostruzione di una sezione di stiva per mostrare come venivano trasportare le merci così come nell'atrio è collocata una parziale ricostruzione di una carovana di cammelli.