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Palaexpo Botero. La passione di Cristo tra tradizione e presente
Fino al 1° maggio 2016 sarà possibile ammirare al Palazzo delle Esposizioni di Roma “Via Crucis, La Passione di Cristo” di Fernando Botero, la mostra è promossa dalla Repubblica della Colombia, Ambasciata della Colombia in Italia, Roma Capitale e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con il Museo d’Antioquia di Medellín e Glocal Project Consulting.
Per chi conosce solo il colorato, sereno e ironico mondo di Botero, il cui sguardo è sempre denso di una profonda e serena empatia verso l'umanità l'esposizione dei 27 dipinti a olio e 36 disegni, realizzati tra il 2010 e il 2011 e donati al Museo d’Antioquia di Medellín, che compongono la “Via Crucis, La Passione di Cristo” è una scoperta. L'occasione per scoprire che l'empatia dell'artista non è a senso unico, ma si volge anche verso le sofferenze provocate dalla violenza, il lato oscuro dell'umanità.
Non è la prima volta che l'artista affronta un tema così drammatico, La violenza in Colombia, il ciclo dedicato alla lunga sanguinosa guerra civile nel suo paese , e quello di Abu Ghraib del 2005, sono gli antecedenti la cui forza espressiva è sconvolgente e interroga la coscienza di chi guarda.
Per Botero, che non ha mai nascosto di avere introiettato e analizzato la storia delle arti figurative per farne parte integrante della sua espressione artistica, la realizzazione del ciclo “Via Crucis, La Passione di Cristo” è stata l'occasione per ripensare la lunga tradizione pittorica e iconografica. Botero spiega a proposito del tema che ha scelto: "Una bellissima tradizione iconografica in cui gli artisti mescolavano realtà quotidiana e storia. Mi sono preso la stessa libertà di mescolare certe realtà latinoamericane col tema biblico".
Lo sfondo delle diverse stazioni della Via Crucis, infatti, è una Gerusalemme latino americana, così come i pittori medioevali e rinascimentali ambientavano nelle loro città le storie di Gesù e dei santi. Può essere una strada oppure un cortile come quello in cui una donna al balcone osserva la Flagellazione di Cristo o come in Cristo alla colonna. Non è solo solo la pittura italiana di Giotto, Masaccio, Piero della Francesca, Duccio ad ispirarlo e quella fiamminga e tedesca di Grunwald, ma anche la pittura devozionale che fu portata nell'America latina dalla Chiesa cattolica. I due piccoli quadri Gesù cade la seconda volta e Simone aiuta Gesù, ci ricordano le immagini di ridotte dimensioni che nelle chiese indicano le diverse stazioni della Via Crucis.
Un aspetto significativo che spinge alla riflessione è l'indifferenza davanti alla sofferenza umana, in Gesù e la moltitudine il volto coronato di spine e sanguinante di Cristo è circondato da volti grotteschi, che ricordano quelli George Grosz. In Gesù incontra la madre la loro disumanità e abiezione morale sono sottolineate dall'essere dipinti di grigio in forte contrasto con le colorate figure di Gesù e la madre in primo piano.
Un caso particolare è la Crocifissione con uno sfondo che fa pensare a New York, un Cristo gigante di un colore verdastro, un colore che si ricollega alla tradizione fiamminga di usare quel colore per ritrarre il cadavere, e, sullo sfondo, minuscoli indifferenti passanti in quello che sembra Central Park; è un quadro che pone molte domande inquietanti allo spettatore. Il volto ne La testa di Cristo e quello di Maria nella Madre afflitta o nella Madre di Cristo si ricollegano alla tradizione pittorica dei cicli della Passione e alla pittura devozionale.
Ne La Sepoltura di Cristo, in cui il colore verdastro del corpo ricorda l'iconografia della pittura nordica, si aggiungono elementi che riportano al presente uniti a quelli della tradizione. Inquietanti soldati in uniforme moderne o in borghese che ricordano gli aguzzini o i criminali, dei cicli La violenza in Colombia e Abu Ghraib, sono accanto accanto, Il bacio di Giuda, o in sostituzione dei legionari, Il cammino delle sofferenze. Un altro aspetto riconducibile alla alla tradizione pittorica è la dimensione non realistica di alcune figuresi. In Gesù inchiodato alla croce la prospettiva con in primo piano la testa e sullo sfondo i piedi, che il legionario che sta inchiodando alla croce è un gioco prospettico che evoca, il Cristo morto di Mantegna.
Il mondo colorato di Botero acuisce la drammaticità della Via Crucis, Gesù è profondamente umano anzi il simbolo stesso della condizione umana che nel suo dipanarsi incontra compassione e indifferenza, crudeltà e amore, empatia e indifferenza.