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Palazzetto Bru Zane a Villa Medici. Un florilegio sulla Grande Guerra
Nel sontuoso palazzo di Villa Medici dell'Accademia di Francia a Roma si è appena concluso il ciclo dedicato alla Grande Guerra di cui si festeggia quest'anno il centenario, con un'offerta inimitabile ed originale di concerti in connubio con Palazzetto Bru Zane Centre de Musique Romantique Française, che ha il suo centro nodale a Venezia nell'omonimo palazzetto, e che poi si snoda attraverso le sue plurime variazioni in Italia ed all'estero per promuovere la musica romantica francese.
Il 16 ottobre scorso il tema del concerto di apertura, poeticamente presentato come un ciclo che inizia con la partenza per il fronte di un soldato e termina nel paradiso della Chanson de Marjolie di Dubois, si intitola Au pays où se fait la guerre. Costruito come un racconto ed interpretato dal Quatour Giardini e la voce meravigliosa di Isabelle Druet – luccicante Mélisse nell'Armida de Les Arts Florissants -; il viaggio si compone dei tasselli musicali di Offenbach, Chaminade, Fauré, Donizetti, Duparc, fino al Paradiso sovracitato e melodico tratteggiato da Dubois, Boulanger ed Hahn. Il percorso dello spettacolo è stato presentato da Alexandre Dratwicki, direttore scientifico del Palazzetto Bru Zane.
Le départ ci n introduce al florilegio melanconico e struggente che si intercala tra il finale allegro ma non troppo del Quatour avec piano n° 1 op. 69 di Mel Bonis che data 1915: il lirismo acuto è struggente rendendoci subito partecipi della sfortuna del soldato con un fraseggio pulito e caldo del Quatour Giardini. Quel che segue è Offenbach da La Grande Duchesse de Gérolstein, in cui la luccicante voce di Isabelle Druet canta «Ah que j’aime les militaires», (torniamo indietro al 1867): l'entrata della mezzosoprano è di una delizia maliziosa, evidenziata dalle parole del brano. L'Exil (1904) di Cécile Chaminade evoca una profonda e triste solitudo per poi ravvivare la platea del Grand Salon ancora con Offenbach da La Grande Duchesse de Gérolstein e i Couplets du sabre.
Au front l'allegro molto di Gabriel Fauré con il Quatuor avec piano op. 45 (1887) ci presenta un fraseggio articolato e veloce, serio in qualche modo per subito dopo trasportarci nell'universo italiano di Donizetti con la voce illuminata di Druet che intona da La Fille du régiment «Pour une femme de mon rang», (1840). Le larmes (1895) di Godard (di cui il Palazzetto ha edito un prezioso cd con Alessandro Deljavan in colaborazione con Piano Classics) sono disperate sulle parole di Paul Harel e poche note fanno da sfondo nostalgico alla voce. Un altro poema, stavolta da Théophile Gautier, è proprio Au pays où se fait la guerre, sulle note di Henri Duparc (1910), che ricordiamo, ha scritto le note per L'invitation au voyage di Baudelaire.
La mort: “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”, le parole di Cesare Pavese risuonano meste nell'adagio di Fauré, il Quatuor avec piano op. 15 (1884): un passaggio doloroso e obbligato dal fraseggio prima lento poi leggero in cui le dita sul piano di David Violi dipingono paesaggi rarefatti e baluginanti in pianissimi tesi e luminescenti. Ecco che segue, dai Cinq Poèmes de Charles Baudelaire, il Recueillement, (1904): la meraviglia diafana si tinge delle note di Claude Debussy, che cullano per poi richiamare all'elegia (Élégie, 1910) dell'ombra di Duparc, che traduce la poesia di Thomas Moore sulla morte di Rober Emmet. Respiriamo appena dalla veletta con la nostra vedova coquette Isabelle Druet, che Offenbach ci risveglia all'ironica e ritmata La Vie parisienne con «Je suis veuve d’un colonel», (1866).
En paradis ci accoglie fra le luminiscenti promenades alla Musorsgkij: Théodore Dubois le dipinge nel suo Quatour en la mineur per poi lasciare il passo alla poesia ricca di metafore raffinate e assonanze sottili dell'Élégie (1909) di Nadia Boulanger. Théodore Dubois con la Chansons de Marjolie –En Paradis, (1913) sembra stillare le note del Clair de lune di Debussy. Chiude l'andante del Quatuor avec piano (1946) di Reynaldo Hahn, che irradia piccole cellule di suono imperlate di riflessi cangianti.
Ci saranno, dopo l'acclamazione calorosa di un pubblico entusiasta dal magnifico scorcio tra il musicale ed il poetico del Quatour Giardini, oltreché dall'attorialità stupefacente di Isabelle Druet, ben due bis da Hahn e da Offenbach per una serata squisitamente deliziosa che ci ha fatto toccare il paradiso con tutte le dita.