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Palazzo Barberini. La Città del Sole
Lo Spazio Mostre di Palazzo Barberini ospiterà fino all’11 febbraio 2024 la mostra “La Città del Sole. Arte barocca e pensiero scientifico nella Roma di Urbano VIII”, a cura di Filippo Camerota con la collaborazione di Marcello Fagiolo.
“La Città del Sole” è stata ideata e prodotta dal Museo Galileo in partnership con Opera Laboratori in occasione dei 400 anni dalla pubblicazione de Il Saggiatore di Galileo Galilei (1564 - 1642). Questa mostra è anche in collaborazione con le Gallerie Nazionali di Arte Antica, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma e il Centro di Studi sulla Cultura e l’Immagine di Roma. Inoltre l’esposizione è un approfondimento di temi già introdotti nella grande mostra “L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini”, riguardo all’impulso dato alle arti e alla scienze durante il pontificato di Urbano VIII, organizzata dalle Gallerie Nazionali di Arte Antica, in occasione delle celebrazioni dell’elezione al soglio pontificio di Urbano VIII (1623).
La pubblicazione de Il Saggiatore, il trattato di Galileo Galilei edito a Roma nel 1623, che pose i fondamenti del moderno metodo scientifico basato sull’osservazione e sulla sperimentazione, fu sostenuto e pubblicato dall’Accademia dei Lincei, così denominata per l'eccezionale acutezza di sguardo attribuita alla lince. Fu fondata a Roma nel 1603 per promuovere e coltivare gli studi naturalistici da Federico Cesi (1586-1630), un patrizio umbro-romano, appassionato studioso di scienze naturali, soprattutto di botanica, insieme a tre giovani amici: l'olandese Giovanni Heckius (italianizzato in "Ecchio"), il marchigiano Francesco Stelluti e l'umbro Anastasio de Filiis.
Ne Il Saggiatore, originato da una disputa sull’origine delle comete tra Galileo e il gesuita Orazio Grassi, erano confutati radicalmente i fondamenti della filosofia scolastica sui quali poggiavano le argomentazioni del gesuita, a questi Galileo contrappose la concezione di una natura organizzata sulla base di rigorosi princìpi matematici che non ammettono eccezioni. Il Saggiatore fu offerto come dono augurale a Maffeo Barberini, neoeletto pontefice col nome di Urbano VIII, che era in rapporti molto amichevoli con Galileo, ma poi lo deluse lasciando che il Sant’Ufffizio lo processasse sulla base delle argomentazioni del Grassi, che per motivi religiosi, basati sui testi biblici condannava come eretico il sistema eliocentrico di Copernico. In precedenza quando era cardinale Maffeo Barberini aveva cercato di opporsi alla condanna di Copernico ma per opportunismo aveva ceduto, poi come Pontefice aveva sostenuto per lo stesso motivo questa decisione.
Maffeo Barberini (1568 – 1644) quando fu eletto cardinale decise mutare lo stemma di famiglia inserendo le Api, simbolo di lavoro operoso e utile, più adatte alla propaganda invece dei precedenti tafani. Nel 1623 quando fu pubblicata la Città del Sole del filosofo Tommaso Campanella (1568 - 1639) il Barberini appena eletto papa Urbano VIII lo liberò dalla prigionia e lo accolse tra gli scienziati della sua corte. La Monarchia assoluta di Urbano VIII, infatti, trovò ispirazione nel modello utopistico di Stato gerarchico guidato dal Sole, sommo sacerdote che “comanda tutte le scienze” e il Barberini non a caso scelse il Sole come elemento araldico associato alle Api dell’arme barberiniana. Le api, modello naturale di monarchia assoluta, in quanto la loro struttura sociale è centralizzata, radiocentrica, si accordavano perfettamente con la visione di Campanella e il modello cosmologico che poneva il Sole al centro del mondo.
Le opere in esposizione sono un centinaio: dipinti, disegni, incisioni e libri, concesse in prestito da prestigiose istituzioni italiane ed estere. Il percorso della mostra articolato in tre sezioni è godibile, ben illuminato e organizzato e corredato da pannelli esplicativi che, prendendo spunto dallo stemma araldico di Urbano VIII e dalla sua propaganda, sono così denominate: Apiarum I: Api scienziate, osservatrici del cielo, Apiarum II:api euclidee, misuratrici del tempo e Apiarum III: Api architette, edificatrici della “Città del Sole”.
Nella prima sezione dedicata soprattutto all’Astronomia il protagonista è Galileo Galilei, sono in mostra i libri delle sue opere: Il Saggiatore, il Sidereus Nuncius, Dialogo sopra i due massimi siatemi del mondo, le Sei fasi lunari, il Diario autografo delle osservazioni di Giove, Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari e loro accidenti: comprese in tre lettere scritte all’illustrissimo signor Marco Velseri, il suo telescopio oltre a diversi ritratti e a opere ispirate alle sue ricerche. Tra le opere in esposizione ci sono anche testi di Campanella: la Città del Sole, un’Apologia pro Galileo e il suo ritratto e progetti di strumenti per disegnare parabole, iperboli e ed ellissi del grande avversario dello scienziato nella disputa sulle comete e le macchie solari: il gesuita Orazio Grassi. In esposizione anche un microscopio e lavori di zoologia e botanica.
La seconda è dedicata alla misurazione del tempo ed è proprio quest’ultima a riservare gli aspetti più affascinanti, tra gli oggetti in esposizione ci sono: l’Orologio notturno di Giuseppe Campani (1635 – 1715) e il modello in legno dell’orologio solare qudriconcavo su disegno di Teodosio Rossi (ca 1550 - 1650) e realizzato poi in marmo da Francesco Borromini (1599 – 1667) e Agostino Radi (? – 1665) per i giardini del Quirinale, dove ancora si trova. Del gesuita Athanasius Kircher (1602 – 1680) sono esposte le Tavole sciateriche, sono la più importante testimonianza della sua cosmologia e sono basate sulla gnomonica – arte di costruire gli orologi solari - e sullo studio degli orologi solari. Sono quattro tavole di ardesia splendidamente dipinte con dati astronomici e astrologici e con piccoli gnomoni o stili, la cui ombra si proietta su fitti reticoli di linee. In quell’epoca il confine tra astronomia e astrologia non era chiaro, bisogna anche dire che le previsioni astrologiche erano molto richieste dai potenti disposti a pagare profumatamente oroscopi e previsioni, non sorprende quindi che anche nelle carte di Newton la parte astrologica ritrovata è di quantità notevole.
Inoltre Kircher fu autore di studi per la realizzazione di orologi solari catottrici cioè basati sulla riflessione della luce su uno specchio, luce che cambiando posizione durante il giorno indica l’ora. A Roma ce ne sono due costruiti dal padre minimo Emmanuel Maignan (1601 – 1676). Al Convento dei Minimi di Trinità dei Monti: quello pomeridiano è lacunoso l’altro, invece, è ben conservato ed è collocato in un galleria voltata, in mostra c’è una interessante parziale ricostruzione. Sempre in questo convento si conserva anche la realizzazione di San Francesco di Paola raccolto in preghiera, una anamorfosi, autore sempre di Maignan, che dimostra la sua grande conoscenza della geometria anche in funzione prospettica. Percorrendo il corridoio voltato la figura si trasforma, un gioco ottico della prospettiva fatto per sorprendere lo spettatore. In esposizioni vi sono alcuni esempi di anamorfosi. A Palazzo Spada, ora sede del Consiglio di Stato, cè l’altro orologio solare catottrico realizzato da Maignan su commissione del cardinale Bernardino Spada, molto bello per le decorazioni.
Le Api architette, protagoniste dell’ultima sezione, furono molto feconde, i diversi progetti, non tutti realizzati, in esposizione ne sono un fulgido esempio, ci sono anche le scenografie realizzate per i diversi testi teatrali e per i melodrammi, come il dramma musicale Sant’Alessio (1629) di Stefano Landi (1587 – 1639), furono rappresentati con frequenza su impulso dei Barberin e contribuirono allo sviluppo di questa forma d’arte. Spiccano in mostra progetti del poliedrico Kircher e quelli architettonici di Borromini, di quest’ultimo sono messe in evidenza le sperimentazioni geometriche nell’uso delle forme ovali che hanno la loro più manifesta applicazione in San Carlo alle Quattro Fontane.
Il catalogo italiano della mostra, corredato da splendide fotografie a colori, è di notevole interesse per i saggi che spiegano e approfondiscono i vari temi della mostra, si potrebbe sostenere paradossalmente che varrebbe la pena di tornare dopo averli letti per apprezzare ancora di più la mostra. È anche in vendita una guida bilingue (italiano/inglese), sia il catalogo che la guida sono pubblicati in coedizione da Edizioni Museo Galileo e Sillabe.