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Palazzo Barberini. Un restauro rivelatore, Cristo e la Cananea di Mattia Preti
A Palazzo Barberini si potrà ammirare fino al 4 luglio Cristo e la Cananea di Mattia Preti a cui, dopo il restauro effettuato dal laboratorio delle Gallerie Nazionali è stata dedicata l’esposizione La Cananea restaurata. Nuove scoperte su Mattia e Gregorio Preti,a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa, in una sala in cui sono presenti altre loro opere.
Il dipinto appartenente a una collezione privata, proviene dalla quadreria dei Principi Colonna ed era stata già esposta prima del restauro in occasione della mostra a cura di Alessandro Cosma e Yuri Primarosa Il trionfo dei sensi. Nuova luce su Mattia e Gregorio Preti, dai noi precedentemente recensita. Nonostante fosse evidente la necessità del restauro per la palese alterazione cromatica del dipinto era già chiaro il valore dell’opera, che manifestava l’influsso esercitato dalla conoscenza della pittura veneziana su Mattia Preti.
Durante il lavoro di restauro, illustrato da Yuri Primarosa, si è visto che il telaio non era originale e l’opera era stata già foderata generando una deformazione della tela, inoltre erano evidenti stuccature malfatte e interventi maldestri per tappare i buchi per recenti danni accidentali. I diversi precedenti restauri sulla pittura avevano compromesso la conservazione della pittura, causato la rimozione delle velature originali e assottigliato lo spessore del colore. Il restauro ha anche evidenziato i pentimenti, come la posizione dell’indice della mano destra di Cristo, e la correzione della prospettiva dell’edificio alle spalle dell’ancella L’intervento di restauro ha provveduto rifoderare l’opera e a sostituire il telaio di sostegno e, oltre alla ripulitura attenta alle criticità rilevate, si proceduto a risanare le maldestre stuccature e coperture dei buchi e infine si è provveduto alla riverniciatura a pennello.
Il riuscito restauro del laboratorio delle Gallerie Nazionali permette di apprezzare meglio questa opera del “Cavalier calabrese” realizzata nel periodo cruciale in cui sviluppò uno stile personale dopo l’esperienza maturata Roma con il fratello e aver conosciuto le opere dei grandi maestri veneziani, in particolare Veronese e Tintoretto. La composizione del dipinto è chiaramente ispirata alle opere di quei maestri nelle maestose architetture di sfondo in cui appaiono nitidamente dettagli della vita quotidiana, nella disposizione e nelle espressioni dei personaggi, l’attenzione nella descrizione dei raffinati dettagli della sontuosità delle vesti, nella scelta dei colori, il cielo fosco ricorda molto quelli di Tintoretto, infine il cagnolino in primo piano, un protagonista ricorrente nella pittura veneziana.
Cristo e la Cananea è un’opera di gran pregio, che meriterebbe di essere esposta in un museo piuttosto che in una dimora privata e per questo non va persa l’occasione di poterla ammirare. Nella sala oltre a questo dipinto sono presenti l’Allegoria dei cinque sensi, opera a due mani dei fratelli, Gregorio, il più anziano che aiutò il fratello ad inserirsi nell’ambiente romano e Mattia, di quest’opera abbiamo già scritto nell’articolo precedentemente citato. Di grande interesse è la Cena del ricco Epulone di Mattia delle Gallerie Nazionali messa a confronto con la Cananea, perché anche questo notevole dipinto mostra la stesse caratteristiche che manifestano l’influenza della pittura veneziana.
Ci sono poi due dipinti mai esposti di Gregorio provenienti del Pontificio Istituto Teutonico: le Nozze di Cana, un tentativo di seguire il fratello nella elaborazione dei modelli veneziani, che manifesta come quei modelli raffinati non fossero alla sua portata. Diversa è la qualità e l’ispirazione nella Sant’Orsola di Santa Maria dell’Anima, databile tra il 1635 e il 1640, ritrovata da Alessandro Mascherucci e Yuri Primarosa negli ambienti privati del Pontificio Teutonico. Tutte opere che aggiungono motivi di interesse alla visita della mostra.