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Palazzo Bonaparte. Escher, riflessi di Möbius
A 100 anni dalla sua prima visita nella Capitale, avvenuta nel 1923, Palazzo Bonaparte, a Roma, omaggia il genio di Escher con la più grande e completa mostra a lui mai dedicata, fino al primo aprile 2024. Maurits Cornelis Escher (1898-1972) si trasferì a Roma nel 1923 e vi restò fino al 1935, data in cui pensò bene di allontanarsi dal clima fascista della capitale italiana, trasferendosi in Svizzera.
Visse per ben dodici anni, quindi, nell’amata Roma, al civico 122 di via Poerio, nel quartiere di Monteverde vecchio. Le notti passate a disegnare, seduto su una sedia pieghevole e con una piccola torcia appesa alla giacca, sono per Escher i ricordi più belli di quel periodo.
In mostra a Palazzo Bonaparte sarà presente anche la serie completa dei 12 “Notturni romani” prodotta nel 1934 – tra cui “Colonnato di San Pietro”, “San Nicola in Carcere”, “Piccole chiese, Piazza Venezia”, “Santa Francesca Romana”, “Il dioscuro Polluce” - insieme ad altre opere che rappresentano i fasti dell’antica Urbe come Roma (e il Grifone dei Borghese) del 1927, San Michele dei Frisoni, Roma (1932) e Tra San Pietro e la Cappella Sistina (1936).
Escher è amato da un vasto pubblico di appassionati che tengono in casa manifesti con le riproduzioni delle sue opere; non solo gli esperti d’arte, ma anche studiosi di matematica, geometria, scienza, design, grafica, occulto, lo amano, perché nelle sue opere confluiscono una grande varietà di temi. Rivederlo e vedere concentrate tante sue opere, stimola il cervello a nuove deduzioni e allarga la mente. È un piacere percorrere le sale immersi nell’opera dell’artista visionario: l’antologica di circa 300 opere comprende l’iconica Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938) e la celebre serie degli Emblemata. A proposito di quanto lo appassionasse Roma, ne citiamo una frase a lei dedicata:
La sera (…) disegnavo la meravigliosa, bellissima architettura di Roma di notte, che mi piaceva di più di quella alla luce del giorno.ù
In questa esposizione, poi, oltre ai suoi capolavori più celebri, si presentano al pubblico anche numerose opere inedite mai esposte prima. Il percorso della mostra è diviso in sezioni che ben focalizzano le diverse tematiche dell’evoluzione dell’arte del grande incisore: Prima sezione – Gli inizi, Seconda sezione – Italia, Terza sezione – Tassellature frutto della sua visita in Spagna a l’Alhambra, con le sue elaborate decorazioni geometriche in stile moresco, seguita poi dalle intriganti - Metamorfosi, la Quinta sezione riguarda la Struttura dello spazio, con il fascino che esercitano su di lui sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o superfici topologiche come il nastro di Möbius, Sesta sezione – Paradossi geometrici, Dopo il Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam nel 1954 il suo lavoro viene sempre più apprezzato dalla comunità scientifica e l’artista inizia un dialogo con matematici e cristallografi, vasta fonte di ispirazione. Settima sezione - Lavori su commissione: ex libris, biglietti d’auguri, design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari. L’Ottava e ultima sezione – Eschermania e cioè quanto, fino ai giorni nostri, tramite il suo lavoro avanguardistico e il suo linguaggio attuale, questo incredibile uomo eserciti ancora una forte influenza sul processo creativo altrui.
Per farci sentire come a casa dell’artista, possiamo vedere anche una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda che, qui a Roma, espone i vari, molto interessanti, strumenti originali coi quali il Maestro produceva le sue opere e il cavalletto portatile che lo stesso Escher portò con sé nel suo itinerario italiano: nel 1921 quando visitò la Toscana, l’Umbria e la Liguria.
Mark Veldhuysen, Presidente della M.C. Escher Foundation, ben sintetizza: “Questa mostra è interamente dedicata alla tecnica, alla bellezza, alle illusioni e ai sogni di uno tra i più celebri artisti grafici del mondo. Xilografie, xilografie di testa, litografie, linoleografie e mezzetinte: tutto quello che vedrete è stato realizzato a mano dall’artista, poiché all’epoca di Escher i computer non esistevano. Queste stampe sono la testimonianza della passione di una vita, e ancora oggi procurano immensa gioia a chi le osserva! “