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Palazzo del Quirinale. La classicità ed il comune destino greco e italico
L'occasione, che ha generato questa mostra, è politica, nel 2014 prima la Grecia, dal 1° gennaio al 30 giugno, e poi l'Italia assumono la presidenze di turno del Consiglio dell’Unione Europea, l'esposizione prima è ospitata al Palazzo del Quirinale fino al 15 luglio, e successivamente, da agosto, sarà al Museo Archeologico di Atene.
Nata dall'idea di ricordare il ruolo basilare che Grecia e Italia hanno nella cultura europea, è a cura di Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico del Presidente della Repubblica Italiana; l'organizzazione generale è di Comunicare Organizzando. Sono state scelte venticinque opere significative non solo per il livello artistico ma anche per ricordare che gli ideali fondamentali della cultura europea sono nati nell'antichità classica. Ideali che in occidente, temiamo, si stiano accantonando lasciando della democrazia solo una vuota apparenza, mentre si sta affermando il potere sostanziale dell'oligarchia finanziaria.
La presenza all'inizio della mostra del Gruppo dei Tirannicidi, è forse un monito ? La democrazia non si conquista una volta per tutte ma va difesa ogni giorno, con l'impegno costante di ogni cittadino, queste sono le riflessioni che questa scelta potrebbe suggerire. Il celeberrimo gruppo proviene dal Museo Archeologico di Napoli ed è una copia probabilmente di epoca Adrianea II sec. d.C. Tra le opere provenienti dalla Grecia è arrivata una splendida statuetta del Periodo II protocicladico, appartenente a quell'arte pregreca che ha ispirato grandi del secolo scorso, come Picasso.
Ricordiamo anche la Kore proveniente dall'Eretteo e ora nel Museo dell'Acropoli di Atene così come l'Atena pensosa e due rare statue di bronzo di raffinata e stupefacente fattura il Giovane del Museo archeologico di Atene e la Testa di filosofo proveniente da Reggio Calabria . Tra gli oggetti giganteggia il magnifico Cratere di Eufronio, peccato che diversamente dalla mostra dedicata a i capolavori riportati in Italia, questa volta non sia stato collocato in modo da poterci girare intorno, ma sia in una teca in cui il sistema di specchi non consente una visone completa, sarebbe bastata una base ruotante.
Di eccezionale bellezza e rarità il Codex Purpureus Rossanensis-Codice Purpureo di Rossano, Evangeliario greco miniato, che, contiene l’intero Vangelo di Matteo, quasi tutto quello di Marco. Il testo è adespoto (se ne ignorano, infatti, gli autori) e mutilo, degli originari 400, rimangono 188 fogli di pergamena lavorata, tinta in colore purpureo. La grafia in cui è redatto è la maiuscola biblica o greca onciale, con termini in scriptio continua (senza separazione delle parole), privi di accenti, spiriti, segni di interpunzione, eccetto il punctum che segna il passaggio da un periodo all’altro.
Si suppone che la datazione sia posta in un arco di tempo compreso tra il IV e il VI-VII secolo, anche se il più probabile è il VI, cosa che si evince dal confronto con manufatti coevi, di localizzazione certa, Si pensa che sia stato realizzato in Siria, forse ad Antiochia; l'ipotesi più probabile è che in seguito ai sanguinosi conflitti causati dalla lotta iconoclasta, l'ondata migratoria dei monaci greco-orientali avvenuta nel VII, abbia portato un gruppo di monaci a Rossano con il prezioso Testo Sacro. Oltre ai fogli in mostra il visitatore può sfogliare virtualmente il testo.
L'ultima sala è dedicata a epoche più recenti e contemporanee, se nel San Pietro di un El Greco, ancora molto vicino alla lezione di Tiziano, quella del San Giovanni Battista del Caravaggio e ne Il tributo della moneta di Mattia Preti è evidente la reinterpretazione della lezione della classicità meno comprensibile lo è la scelta dei pittori del secolo scorso, in cui inspiegabilmente non si è pensato né a Giorgio de Chirico né al fratello Alberto Savinio, nati in Grecia da genitori italiani rappresentano un formidabile esempio del legame storico e culturale tra le due nazioni. L'esposizione è certamente godibile per chi ha alla spalle una preparazione classica ma può essere apprezzata anche dal visitatore meno esperto ma curioso e aperto.
La frase, che apre la mostra, ricorda il mito del ratto di Europa, principessa fenicia rapita da Zeus, trasformatosi in toro. Il mito è la testimonianze del fatto che la cultura europea deve molto alle civiltà del Medio Oriente e alla Grecia si deve la mirabile sintesi culturale, pietra angolare di tutto il successivo sviluppo culturale europeo. Tutto ciò è caduto nell'oblio e peggio è considerato inutile perché non si è curata adeguatamente nella preparazione scolastica la memoria del passato, strumento indispensabile per comprendere il presente e potere progettare il futuro.
Eliminare un anno del liceo con l'unica giustificazione di fare come gli altri paesi europei e di affrettare l'entrata nel mondo del lavoro, nonostante la vita si sia allungata, ha in realtà come unico scopo di ridurre la spesa. Privilegiare la quantità rispetto alla qualità, è la prova inconfutabile dell'irrazionale e nefasto presente, in cui si sta perdendo l'identità culturale in nome di un nazionalismo irrazionale e in una visione esclusivamente monetaria e materialistica.