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Le passioni immortali di Mary Shelley
Nel duecentesimo anniversario dell'uscita di Frankenstein o il Prometeo moderno, il primo romanzo di fantascienza dell'era moderna, arriva al cinema la storia della sua autrice, Mary Wollstonecraft Godwin, coniugata poi Shelley, un personaggio tutto da scoprire, solo di recente raccontato e studiato.
Il film presenta il rigore e la cura dei period movies britannici, ricostruendo la vita e il destino di una donna straordinaria, anzi un'adolescente, in cerca di una strada contro la convenzioni di un mondo all'apparenza illuminato ma anche di un modo per esprimere se stessa e il dolore che ha dentro, in una vita segnata fin dall'infanzia dalla morte e dall'abbandono, dalla madre, filosofa femminista, persa prematuramente ma rimasta come ombra di confronto nella sua vita alla figlia morta in culla per una serie di tragici fatti in concomitanza.
Dietro alla macchina da presa c'è la regista saudita Haifaa al-Mansour, attenta da sempre alle problematiche femminili e femministe, che dopo aver raccontato la storia di una ragazza del suo Paese ne La bicicletta verde, si rivolge ad una ragazza di ieri occidentale, capace di cambiare per sempre la letteratura, l'immaginario fantastico e forse anche la creatività femminile.
Mary Shelley racconta l'apprendistato letterario della protagonista, il suo amore appassionato per il poeta Percy Bysshe Shelley, egoista e disorganizzato, i dolori che costellarono la sua vita, il rapporto controverso con lord Byron e la scelta di partecipare alla sfida di scrivere una storia di paura, con cui la giovane scrittrice avrà poi l'immortalità artistica.
Un film che ritrae un'epoca non certo facile per le donne e un personaggio in anticipo sui suoi tempi, senza melodramma e toni agiografici, restituendo un mondo letterario disordinato ma geniale, e la creazione di un libro che è orrore, spavento, prima opera di fantascienza, riflessione sugli strapoteri della scienza ma anche metafora della solitudine e dell'orrore di non essere amati e rifiutati. Oltre a Mary, emerge l'altro protagonista della vicenda, l'ancora più dolente John Polidori, schiacciato dal suo padrone Byron, condannato ad una fine tragica, ma capace di creare l'icona eterna del vampiro, specchio deformato del poeta che gli aveva succhiato via la vita e ogni emozione.
Il cast, formato da volti noti del cinema e della televisione britannici, come in un ruolo di contorno Maisie Williams, già icona del fantastico in Game of thrones e Doctor Who, è capitanato dalla bella e brava Elle Fanning, perfetta a rendere sullo schermo una ragazza di oggi nel mondo di ieri, divisa tra dovere e voglia di affermarsi, passione e realtà, creatività e disillusione, capace di dar voce ad un mostro alla fine molto umano e struggente.
Il cinema ha raccontato varie volte, in maniera più o meno fedele al libro, la storia di Frankenstein e del suo mostro, ma è giusto ora conoscere anche la donna dietro, di cui il film racconta solo un pezzo della sua vita, visto che poi rimase vedova prematuramente e tragicamente, crebbe i figli di ex ed amici, viaggiò vivendo anche in Italia e scrisse altri libri, continuando sempre a gettare le fondamenta della modernità del fantastico e della presenza delle donne in questo genere, presenza che è continuata fino ad oggi, fino alle distopie di Margaret Atwood, Nnedi Okorafor e Octavia Butler.