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Perugia. Luca Signorelli nel suo ingegno con oltre cento opere
La mostra antologica di Luca Signorelli “de ingegno et spirto pelegrino” è sicuramente un evento imperdibile ed emozionante per conoscere il grande artista di Cortona; curata da Fabio De Chirico, Vittoria Garibaldi, Tom Henry e Francesco Federico Mancini, si è aperta 21 aprile e durerà fino al 26 agosto 2012; i luoghi in cui è articolata sono Perugia, Orvieto e Città di Castello.
La definizione di Luca Signorelli: de Ingegno et spirto pelegrino è di un altro pittore: Giovanni Santi, padre di Raffaello, la cui attività si svolse in Italia centrale dal 1470 al 1523. Questa mostra, dedicata ad un pittore che, benché nato a Cortona, in provincia di Arezzo, è profondamente legato alla pittura umbra, in quel periodo cruciale di rinnovamento tra la fine del '400 e l'inizio del '500, che segna l'inizio del Rinascimento, chiude un ciclo di esposizioni dedicato agli altri importanti artisti significativi legati all'Umbria: Perugino (Città della Pieve, 1450 circa – Fontignano, 1523) nel 2004, Pintoricchio (Perugia, 1452 circa – Siena, 11 dicembre 1513) nel 2008 e Piermatteo d'Amelia (Amelia 1467-1503/08) nel 2009/2010; un progetto significativo che ha permesso di approfondire la conoscenza di questi artisti.
L'esposizione antologica dedicata a Luca Signorelli (Cortona 1450 ca -1523) è particolarmente importante in quanto è la prima da quella del 1953 che si tenne nelle due sedi di Cortona e Firenze, in cui le violente polemiche sul valore dell'artista divisero gli studiosi in due opposte fazioni. Dopo quasi sessanta anni e le approfondite analisi critiche di autorevoli esperti, come Tom Henry, uno dei curatori, è stato auspicato durante la conferenza stampa di presentazione negli interventi dei curatori, De Chirico e Garibaldi che questa mostra possa essere l'inizio per un costruttivo dibattito su i problemi legati a Signorelli.
La rassegna consente di vedere oltre 100 opere, di cui 66 del pittore cortonese, ed è dislocata in tre sedi espositive: a Perugia nella Galleria Nazionale dell’Umbria, a Orvieto nel Duomo, nel Museo dell’Opera e nella chiesa dei Santi Apostoli, a Città di Castello nella Pinacoteca Comunale.
Negli spazi della Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia, che sono riservati alle mostre temporanee, ben distinti da quelli dell'esposizione permanente, è stata allestita l'antologica dedicata a Signorelli che ripercorre la sua evoluzione artistica. Si fatto cenno all'esistenza di problemi legati alla figura artistica di Signorelli nella mostra il primo che viene affrontato è la formazione che, secondo Giorgio Vasari, fu sotto l'influsso esercitato da Piero della Francesca, che ad Arezzo lavorò agli affreschi della Leggenda della vera Croce in San Francesco (1453-66) e di cui sono esposti la Madonna di Senigallia e il Sant’Antonio da Padova.
Un altro punto non chiarito è l'incontro con Andrea del Verrocchio, in mostra è presente la Testa di san Girolamo della Galleria Palatina di Firenze che gli è attribuita. Sicura è la partecipazione di Signorelli agli affreschi della Sistina dove lavorò sotto la direzione di Perugino con Bartolomeo della Gatta, entrambi provenienti dalla bottega del Verrocchio, come anche Ghirlandaio e Botticelli anch'essi impegnati negli affreschi della Cappella. Del Testamento e morte di Mosé unanimemente attribuito dalla critica a Signorelli son presenti due riproduzioni: l'acquaforte di Ludovico Ferretti e l'acquerello su carta di Eliseo Fattorini.
La cosiddetta Pala di Sant’Onofrio del Duomo di Perugia del 1484 capolavoro giovanile del pittore cortonese domina nella sala in cui sono esposte le opere eseguite dopo l'esperienza romana, in cui il pittore cortonese per fasi successive si allontana dai modelli e si afferma il particolare stile del Signorelli. Tra i dipinti esposti la Sacra Famiglia di Firenze dalla Galleria degli Uffizi 1485-1488, uno dei numerosi tondi come lo splendido Tondo di Monaco ( 1494-96) sempre presente in mostra. Nella Vergine con il Bambino, san Giovanni Battista e due profeti, (detta Madonna Medici), 1489-1490, appaiono quei nudi in cui viene esaltata prepotentemente la muscolatura maschile come avverrà nella Cappella Nova o di San Brizio nel Duomo di Orvieto.
In questa occasione è stato possibile ricostruire in ogni suo elemento l’Annunciazione di Volterra con dipinti provenienti da musei non solo in italiani ,anche molto lontani in Scozia e negli USA. Di altre opere sono presenti parti come alcuni elementi della Pala Bichi e come la Pala Filippini di Arcevia di cui è in mostra l' Incoronazione della Vergine, 1508 del San Diego Museum of Art (USA California).
Molto interessante è anche la parte grafica con una selezione di disegni, importanti per capire il complesso lavoro preparatorio dei dipinti, provenienti da diversi musei, tra gli altri dal Louvre, dagli Uffizi, dal British Museum.
Una tappa fondamentale e irrinunciabile è il Duomo di Orvieto e gli affreschi del formidabile ciclo del Giudizio Universale nella Cappella Nova o di San Brizio (1499-1504) con le potenti e drammatiche visioni del Finimondo, dell’Inferno e del Paradiso che ispirarono Michelangelo per la Sistina a cui si aggiunge il Museo dell’Opera del Duomo con la tavola raffigurante Santa Maria Maddalena e il cantiere di restauro della Pala di Paciano, aperto al pubblico che però non abbiamo visitato e di cui non possiamo riferire l'allestimento, come anche la terza tappa a Città di Castello che è al Palazzo Vitelli alla Cannoniera.
Infatti i curatori hanno scelto di non spostare dalla Pinacoteca Comunale nessun dipinto di Signorelli: come il Martirio di San Sebastiano, l’appena restaurato gonfalone di San Giovanni Battista e la pala di Santa Cecilia, opera tarda (1517 circa), ma molto interessante per comprendere il funzionamento della bottega del maestro, che è l'altro problema da affrontare per l'attribuzione delle opere. Infatti pur fornendo disegni, spunti e idee compositive dopo il 1510, Signorelli lasciò spazio ai suoi collaboratori.
Oltre alle opere della Pinacoteca, sono esposti anche una decina di dipinti come il tondo della Galleria Comunale di Prato, in cui ci potrebbe essere anche la mano di Francesco Signorelli, nipote dell’artista e suo principale collaboratore.