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A Quiet Passion. Aldilà di Emily
Un ossimoro per il titolo: A Quiet Passion, come se potesse esistere una passione quieta, soprattutto quella della poetessa Emily Dickinson che, sebbene il lungo ed ultimo periodo della sua vita passato in reclusione, è nata come una ribelle invereconda. Firmato dal regista Terence Davies, noto per Voci lontane ...sempre presenti (Distant Voices, Still Lives, 1988), e soprattutto per La casa della gioia tratto da Edith Wharton (The House of Mirth, 2000), il film si presenta con Cynthia Nixon, la “rossa” di Sex and the City nella parte principale.
Ritratta senza messe misure e con il padre presente fino alla morte ed interpretato dal longevo Keith Carradine, questo ritratto del talento di Emily Dickinson, poetessa sconosciuta o quasi in vita, quanto moderna e postmoderna oggi, ci è sembrato molto apologetico anche se bisogna riconoscergli una forte attinenza alla realtà. Emily Dickinson nata ad Amherst, nel Massachussetts più puritano, il 10 dicembre 1830, e morta a 55 anni nella stessa casa in cui nacque, il 15 maggio 1886, lasciò 1775 poesie scoperte postume: probabilmente nessuno della famiglia si aspettava tanti fogli vergati a mano e raccolti tutti insieme nella sua cameretta. Scoperti dalla cara sorella Vinnie (nel film interpretata da due attrici: Rose Williams per la giovane e Jennifer Ehle per l'adulta), vennero pubblicati in seguito. Ben pochi dei suoi testi vennero pubblicati con lei in vita su dei giornali di provincia. Ma leggiamo uno dei più disarmanti sulla potenza della scrittura che preconizza il suo avvenire di poetessa:
C'è una parola
Che regge una spada
Può trafiggere un uomo armato -
Scaglia le sue acuminate sillabe
Ed è muta di nuovo -
Ma dove è caduta
Gli scampati diranno
Nel patriottico giorno,
Che qualche decorato Fratello
Esalò l'ultimo respiro.
Ovunque corra l'affannato sole -
Ovunque vaghi il giorno,
Là è il suo silenzioso assalto -
La è la sua vittoria!
Osserva il tiratore più acuto!
Il colpo più centrato!
Il più sublime bersaglio del Tempo
È un'anima "dimenticata"!
There is a word
Which bears a sword
Can pierce an armed man -
It hurls it's barbed syllables
And is mute again -
But where it fell
The saved will tell
On patriotic day,
Some epauletted Brother
Gave his breath away.
Wherever runs the breathless sun -
Wherever roams the day,
There is it's noiseless onset -
There is it's victory!
Behold the keenest marksman!
The most accomplished shot!
Time's sublimest target
Is a soul "forgot"!
Ecco, dimenticata e rivificata, si può dire Emily Dickinson, che sciorina nel film molte delle sue perle poetiche, in un ditirambo continuo che però non convince e non trafigge come quella “spada” poc'anzi conclamata dalle sue parole. Forse troppo biografico, con un'attrice che non brilla in questa parte ma rende la Dickinson ovvia, proprio come lei non avrebbe voluto. O forse siamo noi che pretendiamo e configuriamo quello status di poeta come “sovrannaturale” “beyond”, aldilà di questo anacronistico sopravvivere frammentario che esacerba gli umani e li solleva al di sopra di sé stessi solo con quei segni incisi dai suoi versi.