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Quirinale. Dall’Antica alla Nuova Via della Seta
Il Palazzo del Quirinale nella Galleria di Alessandro VII ospiterà fino al 26 febbraio 2017 una mostra Dall’antica alla nuova Via della Seta che mette in risalto l'antico legame, non solo commerciale ma anche culturale, tra l'Europa e l'Asia, che potrebbe rinnovarsi ai nostri giorni anche con il progetto de “La Nuova Via della Seta”.
La definizione di “La Via della Seta", fu creata dal geografo tedesco Ferdinand von Richthofen nel 1877 e venne poi acquisita dall'immaginario collettivo, naturalmente oltre alla via di terra ne esisté anche una marittima nota come “Via delle spezie”. Venendo ai nostri giorni la Repubblica Popolare Cinese ha presentato, attraverso il Presidente Xi Jinping, il progetto di aprire "La Nuova Via della Seta" sia ferroviaria che stradale per collegare l'antica città di Xi'an con Rotterdam e, attraverso molte diramazioni, con altre grandi città europee tra cui Venezia.
La mostra, che presenta preziosi e interessanti manufatti provenienti da importanti musei italiani ed esteri, è così divisa in due parti, una dedicata all'antica “ Via della Seta" l'altra al nuovo progetto. Nella vasta zona del pianeta denominata “Eurasia” gli scambi tra le diverse regioni affondano le loro radici nella preistoria, Jared Diamond ne descrive approfonditamente le basi nel saggio Armi, acciaio e malattie.
La definizione di “ Via della Seta" si riferisce alla via di terra praticata a tappe dalle carovane con vari punti di sosta e, soprattutto di scambio delle merci, nei caravanserragli, posti, l'uno dall'altro, alla distanza di un giorno di cammino e nelle città come le mitiche Chang’an, l’odierna Xi’an, che fu capitale cosmopolita della dinastia cinese dei Tang, Turfan, città oasi del deserto del Gobi, Samarcanda, Baghdad. Lo scambio non riguardò solo le merci ma anche tecniche, informazioni, tradizioni culturali. Una celeberrima testimonianza è nelle diverse narrazioni racchiuse ne Le mille e una notte, Aladino e la lampada magica, infatti ha una origine cinese. In quell'epoca così lontana la convivenza in quei luoghi di usanze, pratiche, idee e fedi religiose dei missionari Cristiani, Confuciani e Buddhisti, è l'aspetto più sorprendente perché denota una grande tolleranza e apertura mentale, qualità che oggi disgraziatamente scarseggiano.
Personaggi emblematici sono Marco Polo e il gesuita Matteo Ricci, ricordati dagli stessi cinesi. Matteo Ricci è un esempio della duttilità dei Gesuiti. Per diffondere il cristianesimo usò le sue conoscenze di matematico e cartografo, si fece cinese tra i cinesi, fu il primo occidentale ad essere sepolto in Cina, dove viene ancora ricordato tra gli uomini illustri della storia cinese. Nella parte dedicata al passato accompagnati da pannelli esplicativi sono esposti diversi e preziosi oggetti che rappresentano la fascinosa ed evocativa narrazione di tempi e popoli lontani, avvolti da un alone leggendario.
Nelle teche in esposizione si possono ammirare: un rilevo funebre di Palmira, monete del regno Sasanide, statuette che ricordano gli antichi viaggiatori, come il Cammelliere su cammello, battriano, Cina settentrionale (Henan?), prima metà VIII secolo, Dinastia Tang, una mattonella proveniente dall'Iran della fine del XIII secolo su cui sono dipinti i giocatori di Polo. Non potevano mancare le carte geografiche come la parte più orientale dell' antica Tabula Peutigeriana unica carta stradale (Itineraria) romana pervenuta in copia medievale del XII secolo, il Mappamondo di Fra' Mauro o la descrizione illustrata del mondo di P. Ferdinad Verbiest.
La seta, la merce più preziosa e simbolica viene ricordata da un Album di acquarelli su carta, proveniente dalla Cina, in cui vengono descritte le varie fasi della sua lavorazione: dall'allevamento dei bachi alla tessitura. Sono anche esposti preziosi frammenti di tessuti in seta provenienti da Lucca e Venezia dove si tesseva il lampasso, in cui il disegno più chiaro spicca sullo sfondo dello stesso colore ma più scuro. Un restauro conservativo (2013-2016) da poco concluso permette per la prima volta al pubblico di ammirare i magnifici parati liturgici di Benedetto XI (1240- 1304) provenienti dalla basilica di San Domenico a Perugia. Sono il Piviale, la Stola, la Dalmatica e i Calzari realizzati con “pannus tartaricus”. Tartari era l'antico nome dato ai Mongoli, le cui gesta terrorizzarono così tanto da utilizzare un appellativo che li definisce come creature demoniache, Tartaro, infatti, è una delle antiche denominazioni dell'Inferno. Il “pannus tartaricus” con cui sono realizzati i parati liturgici rappresenta la testimonianza storica di una fusione di competenze e tradizioni diverse asiatiche, con l'uso oltre alla seta di preziosi fili metallici e di motivi tipicamente cinesi: crisantemi, fiori di loto e bacche.
Sono anche esposti manufatti di provenienze diversa in ceramica, in porcellana, in vetro e in lapislazzuli come la coppa proveniente da Battriana in Afghanistan (fine III inizio II secolo a.c.). Nella parte moderna sono esposti oggetti legati al Tè, servizi, scatole e teiera e manufatti artistici come il Capriccio d'acqua in giada verde che si ispira alla raffigurazione delle onde marine nelle antiche stampe cinesi. In questa sezione su un pannello sono raffigurate le linee ferroviarie e le strade già attive, quelle progettate e quelle già in costruzione. Non si può che auspicare che venga data la preferenza alle linee ferroviarie, che hanno minore impatto ecologico sui territori che attraversano e che hanno il vantaggio che un treno è in grado di trasportare più merci di un autotreno. Per fare un esempio pratico, l'aprile scorso un treno arrivato a Lione da Whan, provincia di Hubei, ha trasportato 41 container in soli 15 giorni, inferiori alle cinque settimane via mare, che diventeranno meno quando ci sarà l'adeguamento dello scartamento ferroviario russo a quello standard usato dagli altri paesi.