Resurrezione. Dalla Paura alla Rinascita

Articolo di: 
Livia Bidoli
Giotto

Dio non è il Dio dei morti ma dei vivi”, dice Gesu' ai Sadducei, e prosegue affermando che “ciò che comunica ai vivi è una vità aldilà di sé stessa, oltre la morte.” Questo dice quando fa risorgere Lazzaro, per scuotere una comunità che crede solo alla morte. Dal quadro di Giotto alla Cappella degli Scrovegni di Padova proviene il primo fiat, la prima azione poi diventata quadro di Romeo Castellucci ora in mostra al Palaexpo di Roma: Uso umano di esseri umani, presentata per la Quadriennale 2020 e visibile solo virtualmente al momento.

Un enorme cerchio mandalico di una lingua cosidetta La Generalissima, inventata da Castellucci nel 1984, è posto accanto al quadro gigantico che riproduce La Resurrezione di Lazzaro di Giotto: entro il quadro Gesu', Lazzaro avvolto ancora nel sudario e varie figure, alcune con un fazzoletto fin sopra il naso per gli odori della decomposizione. All'Ex Ospedale dei Bastardini di Bologna è stata presentata quest'azione scenica nel 2014, ad unire sul palcoscenico la lingua creata dalla Socìetas Raffaello Sanzio a partire dalle lingue creole e dall’“Ars Magna” di Raimondo Lullo, concepita su basi numerologiche e redatta da Claudia Castellucci a partire da 400 termini omnicomprensivi. La  Generalissima parte da parole semplici per accedere a livelli sempre più astratti di comprensione, nonché di suono, il vero magma magnus che ne racchiude la forza e la potenza in senso esoterico.

Un rimando assoluto al disco di Festo, rinvenuto a Creta nel 1908 da una squuadra italiana guidata da Pernier e Halbherr, e antica di 2000 anni (fonte: Gianluca Magi, Il gioco dell'Eroe, edizioni Il Punto d'Incontro, 2019): il cerchio e la lingua sconosciuta sono alla base di entrambe, termini accoppiati a simboli la cui trama è misterica. Il Verbo è posto a guardia del sepolcro di Castellucci in forma circolare, ed è il Verbo a far risorgere Lazzaro, come ripetono le parole di Cristo:

«Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno.»  (Giovanni 11,25-26).

L'opera di Castellucci Uso umano di esseri umani sarà visibile fino al 2 maggio 2021 presso la Quadriennale 2020 allestita al Palazzo delle Esposizioni di Roma.

Coiunctio oppositorium. Ecco che si presenta Damien Hirst con un'opera già esposta a Palazzo Zevallos a Napoli nel 2019 per la temporanea London Shadow. La rivoluzione inglese da Gilbert & George a Damien Hirst, intitolata Problems e che ora si chiama The Fear, per l'Art Museum Basel con Gagosian dal 24 al 27 marzo 2021: risale al 2006 ma è come se fosse ieri e corre sullo stesso filo di quella intitolata:

In This Terrible Moment We Are All Victims of an Environment That Refuses to Acknowledge the Soul
In questo terrbile momento siamo tutti vittime di un Ambiente che rifiuta di rendersi conto dell'Anima

La composizione che, similarmente alle precedenti, è formata da farmaci: in questo caso pillole di tutti i colori messe in fila in una teca di vetro a piu' scaffali, data 2002 ed è stata esposta al Museo Brandhorst di Monaco di Baviera, e comporta lo stesso pathos. Il “patema” che espone è la paura della malattia e della morte, da cui i farmaci “ci salverebbero”, senza però risolvere il problema dell'Anima.

Questo è cio che scrive Hirst come sottotitolo esplicativo:
This kind of big, happy, smiling, minimal, colorful, confident facade that medicine and drug companies put up is not flawless—your body lets you down, but people want to believe in some kind of immortality.
Questo tipo di grande, felice, sorridente, minimale, colorata, fiduciosa facciata che la medicina e le case farmaceutiche allestiscono non è scevra di imperfezioni – il vostro corpo vi delude, ma la gente vuole credere in qualche forma di immortalità.

Negli Stati Uniti alla Phillips di New York nel 2017 è stato in esposizione con il titolo: Filling the Void: Largest Hirst Pill Cabinet Ever Shown in the U.S. “Riempire il vuoto: il piu' grande scaffale di pillole di Hirst mai visto negli Stati Uniti. Questa mostra fa il paio con quella del 2005 dedicata allo stesso tema dei farmaci e della cura, intitolata The Elusive Truth (La verità elusiva), di nuovo a New York alla Gagosian. A cominciare quindi dal 1994, Hirst si è chiesto come i faramaci, le cure, la medicina, siano pervicacemente ricercati dall'uomo come mezzo per abbattere una paura insonsabile, inesorabile ed inconquistabile, ed è per questo che titola la sua prima indagine con uno scaffale ancora colmo di farmaci: Nothing to Fear (Nulla da temere).

Aggiungo e termino sempre con Hirst:
For Hirst, The Void is that unknown space that human experience hopes to fill with the marvel of Gods, the surety of Science, or the beauty of Art.
Per Hirst, Il Vuoto è quel luogo sconosciuto che l'umana esperienza spera di riempire con la meraviglia degli Dei, la sicurezza della Scienza, oppure la bellezza dell'Arte.

Pubblicato in: 
GN21 Anno XIII 30 marzo 2021
Scheda
Titolo completo: 

Palaexpo Roma - Quadriennale 2020

Uso umano di esseri umani Un esercizio in Lingua Generalissima
. Installazione

Azione scenica (prima assoluta nel 2014)
di Romeo Castellucci


musica dal vivo dei Phurpa


testo di Claudia Castellucci


suoni di Scott Gibbons
con Simone Bobini, Dario Boldrini, Bernardo Bruno, Silvano Voltolina

e con Isabella Benedettelli, Nina Bollini, Sabina Borelli, Gemma Carbone, Serena Dibiase, Nicole Guerzoni, Silvio Impegnoso, Andrea Alessandro La Bozzetta, Andrea Meloni, Paola Stella Minni, Manoel Morelli, Filippo Pagotto
disegno tecnico della Generalissima Paride Piccinini
tecnica del suono Stefano Carboni


attrezzeria Vito Matera, Gionni Gardini


produzione Socìetas Raffaello Sanzio,
in collaborazione con Xing/Bologna,
in coproduzione con Electrotheatre Stanislavsky/Mosca, Kunstenfestivaldesarts/Bruxelles

Gagosian Art Basel - 24/27 marzo 2021
Damien Hirst
The Fear, 2006
Bronze tinted glass, faced particleboard, ramin, plastic, aluminum, and pharmaceutical packaging
54 × 40 × 9 inches (137.2 × 101.6 × 22.9 cm)

In This Terrible Moment We Are All Victims of an Environment That Refuses to Acknowledge the Soul
2002
2388 x 8738 x 102 mm | 94 x 344 x 4 in
Glass, stainless steel, steel, aluminium, nickel, bismuth and cast resin, coloured plaster and painted pills with dry transfers
hts reserved, DACS 2012
Museum Brandhorst, Munich, Germany

Phillipps, USA, New York 2017
Damien Hirst
The Void, 2000

Damien Hirst The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living