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Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello
A Palazzo Sciarra si è aperta il 25 ottobre 2011 per concludersi il 12 febbraio 2012, Il Rinascimento a Roma. Nel segno di Michelangelo e Raffaello, una mostra imperniata su quello straordinario periodo di produzione artistica, iniziato con pontificato di Giulio II della Rovere, conclusosi con quello di Paolo III Farnese e dominato dalla presenza di due giganti: Michelangelo e Raffaello.
L'esposizione organizzata dalla Fondazione Roma ha un dichiarato intento che si evince chiaramente dalle parole del Presidente Fondazione Roma, Emmanuele F. M. Emanuele: ”La centralità del mio pensiero in proposito, infatti, è quella di dipanare con una serie di mostre un percorso quasi pedagogico che consenta ai visitatori di comprendere la magnificenza dello sviluppo della produzione artistica della Città Eterna a partire dal Quattrocento, momento in cui essa rinasce dopo il ritorno dei Papi dall’esilio di Avignone, per avviarsi, secolo dopo secolo, con uno splendore crescente, a diventare il punto di riferimento nuovamente, e questa volta non solo per motivi politici e militari, ma squisitamente artistici del mondo intero”.
I pannelli presenti alla mostra e i saggi contenuti nel catalogo illustrano con chiarezza le caratteristiche del periodo e le opere, 187, alcune delle quali restaurate dalla Fondazione per questa esposizione. La mostra è articolata in sette sezioni, si inizia con “La Roma di Giulio II e Leone X”, due emblematici personaggi che furono determinanti per la creazione di opere d'arte straordinarie come la Volta della Cappella Sistina e le Stanze di Raffaello (Stanza della Segnatura) commissionate da Giulio II, incarico in cui fu confermato anche da Leone X Medici ( Stanza dell'incendio di Borgo), mentre Agostino Chigi fu il committente della Loggia di Psiche a Villa Farnesina.
Di questo periodo sono esposti di Raffaello l'Autoritratto, il Ritratto di Tommaso Inghirami detto Fedra e il Ritratto del cardinale Alessandro Farnese, futuro Paolo III , in cui emerge prepotentemente il suo straordinario talento anche come ritrattista. Dello stesso autore sono presenti progetti, come quello per le terrazze di Villa Madama. Sono esposti anche progetti di altri autori come il Sansovino, Baldassarre Peruzzi, della bottega Giacomo Barozzi detto il Vignola e di Antonio da Sangallo come tangibile testimonianza dell'intensa attività architettonica nella Roma dell'epoca, comprovata dai disegni dei sopra citati artisti per un unico edificio, la chiesa di San Giovanni dei Fiorentini a via Giulia.
Tra i dipinti, oltre a quelli di Raffaello, la cui lezione è palese nella Cerere di Baldassarre Peruzzi e ne la Sacra Famiglia e San Giovannino di Perin Del Vaga, sono esposti anche il Cristo alla Colonna di Sebastiano del Piombo, in cui è evidentissimo l'influsso do Michelangelo, che fu suo amico, e la Testa di giovane di Beccafumi, pittore senese che interpretò in modo molto originale, sia nel disegno che nelle uso del colore, lo stile dell'epoca.
Non poteva mancare il rapporto con l'Antico a cui è dedicata la seconda sezione, le opere antiche, qui rappresentate da splendide statue come l'Afrodite accovacciata di Palazzo Altemps e il Dioniso ed Eros del Museo Archeologico di Napoli, entrambe appartenenute alla collezione dei Farnese, furono prese come modello dagli artisti dell'epoca, come testimonia il disegno dell'interno del Pantheon di Raffaello. Se molti artisti partirono dal modello per creare opere originali, altri l'imitarono come Lo Spinario di Guglielmo della Porta, proveniente dall’Hermitage di San Pietroburgo e altri, di cui ci sono esposte alcune incisioni, utilizzarono soggetti appartenenti all'iconografia antica per i disegni erotici, uno scoperto travestimento che ammicca al passato per parlare del presente, allo scopo di evitare l'intervento censorio.
La Riforma di Lutero e il tragico e sanguinoso Sacco di Roma del 5 maggio 1527, che fu una terribile dieresi nello sviluppo artistico della Città Eterna ,sono il tema della terza sezione in cui campeggiano il Ritratto di Martin Lutero e Caterina Bora dipinto da Lucas Cranach e quelli di di Sebastiano del Piombo di Clemente VII Medici, il papa che assisté impotente, nel suo rifugio di Castel Sant'Angelo al terribile evento.
La parte successiva è dedicata al pontificato di Paolo III Farnese (1534-1549) durante il quale avvenne la rinascita della città dopo la terribile devastazione, centrale è la figura di Michelangelo a cui il papa commissionò il Giudizio Universale e di cui è presente lo splendido Apollo-Davide del Museo del Bargello, scolpito fra il 1530 ed il 1532 per il comandante delle guardie pontificie. Non potevano mancare i progetti per il completamento di Palazzo Farnese e per gli Orti Farnesiani, i ritratti del pontefice e tra i quadri, la grande tavola di Marcello Venusti che copia il Giudizio Universale.
Le pitture esposte documentano la transizione raffinata e ornamentale alla Maniera romana, una evoluzione, nel segno di Michelangelo e Raffaello, del linguaggio rinascimentale verso forme più sofisticate e astratte; tra le pitture esposte Elia di Daniele da Volterra, il Ritratto del cardinale Reginald Pole attribuito a Sebastiano del Piombo e la Resurrezione di Lazzaro di Francesco Salviati, affascinante rappresentazione in cui la maestria del disegno si coniuga perfettamente alla profusione dei colori.
La quinta sezione è dedicata alla Basilica di San Pietro con disegni che illustrano i differenti progetti che si susseguirono, mentre la sesta illustra La maniera a Roma a metà secolo con opere tra gli altri di Francesco Salviati, Federico e Taddeo Zuccari. L'ultima sezione è dedicata agli arredi che completano la panoramica del periodo; interessante anche la ricostruzione in 3D, con il contributo dell’ENEA, della volta della Cappella Sistina e il Giudizio universale e della Loggia di Amore e Psiche a Villa Farnesina, mirabili creazioni dei quei due geni stupefacenti che furono Michelangelo e Raffaello.