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Robert Mapplethorpe a Palazzo Corsini. La concordia discorde
Sapientemente disseminate, come papaveri in un campo di grano, si vedono tra i quadri collezionati dal cardinale Neri Corsini (1685-1770) 44 foto in bianco e nero di Robert Mapplethorpe (1946-1989). Siamo a Palazzo Corsini, nella quadreria che raccoglie le gemme di un travagliato secolo di pittura tra barocco e roccocò. Qui, nella mostra Robert Mapplethorpe. L’obiettivo sensibile, sono incastonati, tra le tele e i bronzi, i corpi e i ritratti di un fotografo americano che fece scandalo negli anni ’80 per le nudità gay, i paesaggi queer, i ritratti depersonalizzati.
“Concordia discors” si potrebbe pensare visitando le stanze e leggendo il bel saggio di Flaminia Gennari Santori che presenta l’esposizione. Ed è proprio così, perché il visitatore è obbligato allo sguardo bifocale: trascorre dai levigati nudi della culturista Lisa Lyon alle forme di Salomé, da un nero accovacciato con profilo di atleta a una “Psiche trasportata dagli zefiri”, da un membro virile eretto a un “Adone e Diana”. Poiché la mente del visitatore è unica, lo si obbliga all’amalgama e alla fusione. Lo soccorrono immagini di interscambio: come il ritratto estatico della gallerista Holly Solomon (1976) che celebra la sensibilità veggente del collezionare e del vendere.