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Roma. Completato il riallestimento della collezione di Palazzo Barberini
Il riallestimento della collezione di Palazzo Barberini, curato da Flaminia Gennari Santori con Maurizia Cicconi e Michele Di Monte, è stato completato con le sale del pian terreno. Le sale del piano terra accolgono 50 opere comprese tra il Medioevo e l’inizio del XVI secolo, la disposizione è in linea con lo schema di distribuzione generale, cronologico e geografico, della collezione del museo.
“Il progetto di riallestimento della collezione e di riorganizzazione degli spazi e dei percorsi del palazzo è stato al centro del lavoro di questi anni, e da questo nucleo si è dipanato tutto il lavoro di ripensamento delle Gallerie Nazionali. Il risultato è una enorme soddisfazione per tutti noi”, ha dichiarato Flaminia Gennari Santori: “abbiamo inventato un museo che non c’era, un luogo dove il nostro pubblico riflette e continua a tornare perché sa che troverà sempre spunti nuovi”.
Le sale del piano terreno del braccio settentrionale del palazzo ospitavano l’appartamento del principe di Palestrina Taddeo Barberini (1603-1647), secondo nipote del papa Urbano VIII. Durante il suo pontificato fu Gonfaloniere di Santa Romana Chiesa ossia comandante dell’esercito papale, mentre i suoi due fratelli Francesco e Antonio divennero entrambi cardinali per volere dello zio papa e abitavano nelle altre ali del Palazzo.
Nel corso del XVII secolo l’appartamento fu ristrutturato più volte, gli interventi più importanti furono quelli voluti dal Cardinal Francesco tra 1676 e 1679 con il rifacimento della cosiddetta Sala delle Colonne (n. 5) e la sua nuova decorazione, affidata al pittore maltese Michelangelo Marulli.
Il Cardinal Francesco fece anche realizzare un nuovo ciclo di affreschi nelle volte delle sale, completato entro il 1678 e ispirato ai Poemata composti dallo zio pontefice, che interpretavano allegoricamente alcune figure mitologiche come incarnazioni o prefigurazioni delle virtù cardinali cristiane. Ulisse, simbolo della Temperanza, è raffigurato da Giacinto Camassei (sala 6); Bellerofonte, figura della Giustizia, e Giasone, esempio di Fortezza, da Giuseppe Passeri (sale 8 e 10); Teseo, allegoria della Prudenza, da Urbano Romanelli (sala 9). Nella sala 7 Andrea Camassei aveva dipinto il Parnaso, oggi perduto, mentre le scene di Orfeo nelle sale 3 e 4, attribuite al fiorentino Cammillo Spallucci, furono probabilmente commissionate dal duca Alessandro Sforza prima dell’arrivo dei Barberini
La visita inizia dalla nuova Sala Orientamento (n. 1), detta anche Sala delle scimmie per la decorazione del soffitto della sala di ingresso, con la balaustrata in scorcio prospettico popolata da uccelli e animali, e al centro la corona del titolo principesco affrescata intorno al 1630 da Agostino Tassi e Simone Lagi. Lungo le pareti i visitatori troveranno una timeline dedicata agli eventi principali della storia di Palazzo Barberini e del museo con un innovativo tavolo multimediale che permette ai visitatori di approfondire diverse tematiche sul Palazzo, dai protagonisti della famiglia Barberini agli artisti che vi lavorarono, e sulla collezione, dalle opere più importanti alla sua formazione. Può essere utilizzata contemporaneamente da 5 persone che possono scegliere percorsi diversi e consultare diversi contenuti, in italiano e in inglese.Il dipinto di Antonio Gerardi, Maffeo Barberini presiede ai lavori di bonifica del lago Trasimeno, 1665, completa l’allestimento della sala, è uno dei cartoni della serie di arazzi sulla Vita di papa Urbano VIII, la più importante prodotta dall’arazzeria Barberini, probabilmente destinato al Salone di Pietro da Cortona.
Le opere in esposizione del piano terra sono accompagnate dai pannelli di sala e dagli apparati didattici per offrire al pubblico diversi livelli di lettura con temi e approfondimenti monografici che mettono in risalto nessi e rimandi tra le opere di ordine morfologico, tematico, tipologico, semantico, iconografico e contestuale. Inoltre illustrano le decorazioni e gli elementi architettonici di quello che in origine era l’appartamento del principe Taddeo Barberini. Le sale (n. 2-3) a destra della Sala Orientamento, sono dedicate alla pittura più antica, con una datazione compresa tra la fine dell’XI e la prima metà del XIV secolo, viene evidenziata anche la diversa destinazione funzionale, l’uso nel contesto d’origine e le peculiarità materiali e formali, oltre che simboliche, che questi comportavano. La Sala n. 2 è dedicata alla tavola della Madonna Advocata, proveniente da Santa Maria in Campo Marzio e risalente alla fine del XII secolo, è l’opera più antica conservata al museo. Sono presenti anche quattro esempi databili tra 1200 e 1260 circa, al tipo caratteristico della croce dipinta italiana, compresa la croce di proprietà Jacorossi, attribuita alla cerchia di Alberto Sotio (attivo a Spoleto nel XII secolo), restaurata in occasione del nuovo allestimento.
La Sala 3, presenta i dipinti, in prevalenza fondi oro, di area toscana tra Due e Trecento, la loro funzione era devozionale, viene sottolineato il rapporto con i prototipi bizantini, e la persistenza dei modelli formali, nella serie molto omogenea delle Madonne con Bambino di scuola senese, da Segna di Bonaventura al Maestro di Palazzo Venezia. Nella sala sono esposti anche due cofanetti in avorio scolpito della bottega degli Embriachi, attiva a Venezia nel XIV secolo, provenienti dai depositi del MAI (Museo Artistico Industriale). Al tardo Gotico è dedicata la Sala 4 che segna l’affermarsi di nuovi modelli in area nordica e fiamminga. Sono presenti le tavolette dei veneti Niccolò di Pietro e Michele Giambono. Sono esposti anche esempi della pittura provenzale e fiamminga del XV secolo, tra cui la Madonna addolorata di Jean Changenet (attivo in Provenza tra il 1486 e il 1493), di recente attribuzione, e la tavola con gli Ex-voto di Josse Lieferinxe (attivo in Provenza dal 1493 al 1503/08) che con la sua costruzione prospettica, sottolinea gli scambi e i fruttuosi rapporti tra la pittura fiamminga e quella italiana
Il percorso sul lato orientale del piano termina nella Sala delle Colonne (Sala 5), le Sale 6-10 a sinistra della sala di orientamento sono destinate alla pittura italiana tra XV e XVI ad iniziare da due importanti tavole di Filippo Lippi, la Madonna di Tarquinia e la cosiddetta Annunciazione Hertz, che presentano gli elementi innovativi dell’epoca: lo spazio prospettico, il recupero dell’antico, il naturalismo. Sono messi a confronto con opere di altri maestri, ancora legate a forme e stilemi che si usa qualificare “attardati”, come la Madonna col Bambino del fiorentino Neri di Bicci, che muore all’alba simbolica di una nuova epoca, nel 1492. Nella Sala 6 sarà esposto fino alla fine di ottobre in via del tutto eccezionale il Trittico (Ascensione, Giudizio Universale, Pentecoste) di Beato Angelico, la tavola datata 1447-1448 conservata di solito alla Galleria Corsini. La pittura centroitaliana del primo Rinascimento, è presente nella Sala 7 con le opere di Antoniazzo Romano, qui a confronto con Lorenzo da Viterbo e due dipinti del Perugino.
La stanza seguente ospita la singolare tela San Sebastiano e santa Caterina, forse una portella d’organo, l’autore è forse identificato in Francesco Pagano (XV secolo) o nel siciliano Riccardo Quartararo (Sciacca, 1443 – Palermo, 1506 ca.), è un esempio di quell’idioma iberico-fiammingo presente nella Napoli aragonese, con influssi di scuola romana, forse vicina allo stesso Antoniazzo. Nella Sala 8 è esposta, da sola, La visione del beato Amedeo Menez de Sylva di Pedro Fernandez (Murcia, Spagna, attivo tra la fine del XV e il primo quarto del XVI secolo), un raccordo con le sale del piano nobile, per i rimandi di questa monumentale tavola ai maestri del cosiddetto “Alto Rinascimento”, da Leonardo a Bramante a Raffaello. Le Sale 10 e 11 illustrano la produzione artistica tra Quattro e Cinquecento sul versante adriatico della pittura italiana, dalle Marche a Venezia, con opere di Pietro Alemanno, Lorenzo d’Alessandro, Niccolò Alunno, Marco Palmezzano e di alcuni seguaci di Giovanni Bellini. La Sala 9 sarà destinata alle mostre focus, dedicate ad approfondimenti su singole opere, piccoli gruppi di opere o temi specifici.