Supporta Gothic Network
Roma e l’Antico. Realtà e visione nel ‘700
La mostra “Roma e l’Antico. Realtà e visione nel ‘700”, curata da Carolina Brook e Valter Curzi, si sta svolgendo a Roma dal 30 novembre 2010 e si concluderà l'8 maggio 2011 (prorogata) nei nuovi spazi espositivi del Museo della Fondazione Roma a Palazzo Sciarra.
Il tema scelto per la la mostra illustra i vari aspetti di una precisa tendenza culturale che nel '700 fece di Roma, per la presenza delle rovine e dei monumenti, una tappa fondamentale del Grand Tour, un elemento centrale e ineludibile per la formazione intellettuale, non solo per ogni gentiluomo europeo ma soprattutto per ogni artista in quanto centro di formazione accademica e sede del mercato antiquario. Ricordiamo in proposito l'affermazione di Johann Joachim Winckelmann: ” L'unica via per diventare grandi e, se possibile inimitabili è l'imitazione degli antichi”.
L'Antichità come modello non è una novità settecentesca, già Dante scelse Virgilio come guida nella sua Commedia, e poi fu la base su cui si svilupparono l'Umanesimo e il Rinascimento. Qual'è allora la peculiarità del fenomeno settecentesco ? È quanto viene illustrato con questa mostra molto accurata nella scelta delle opere e nei contenuti esplicativi, chiari e sintetici.
L'esposizione delle 140 opere provenienti da vari musei italiani ed europei è , per chiarezza didattica, articolata in sette sezioni: 1)Il gran teatro delle rovine e il fascino della statuaria antica, 2) La “resurrezione” dell’Antico: scavare e conservare, 3) Restaurare, reinventare, falsificare e vendere l’Antico, 4) La fabbrica dell’Antico: le botteghe di Bartolomeo Cavaceppi e Giovanni Battista Piranesi, 5) Formarsi sull’Antico: il magistero delle Accademie,6) Abitare l’Antico: il gusto e la decorazione degli interni, 7) Gli artisti nella sfida con l’Antico.
Il percorso della mostra, fin dalla prima sezione, chiarisce le differenze con il Rinascimento, che fu un fenomeno legato alle corti italiane e solo successivamente si espanse in Europa, in questo caso fu invece un fenomeno di dimensioni europee, interessando collezionisti di genere diverso non solo i monarchi e la grande aristocrazia ma anche gli intellettuali di estrazione borghese.
I quadri con illustrazione di vedute di Roma, in cui Gaspar van Wittel (Vanitelli) eccelse - un esempio in esposizione: Veduta di castel Sant'Angelo dai Prati di Castello -, soggetti in cui le rovine preferite dal committente sono inserite in un contesto immaginario come i Capricci di Giovanni Paolo Panini o come sfondo nei ritratti furono molto richiesti anticipano le fotografie per il desiderio di portarsi a casa un'immagine di ciò che si preferisce.
Gli artisti rinascimentali considerarono l'antichità come un modello da studiare e da superare creando qualcosa di nuovo e originale consapevoli della propria grandezza. L'atteggiamento dell'arte dell'epoca è diversa in quanto nel ''700 nasce anche l'archeologia, un esempio è il differente atteggiamento verso la Domus Aurea, già meta degli artisti rinascimentali che videro e reinventarono con le “grottesche” le decorazioni degli ambienti, mentre nel '700, per nostra fortuna visti i successivi accadimenti, furono meticolosamente copiate, come si può vedere anche dalle opere esposte di Vincenzo Brenna.
Un interessante filmato propone al visitatore il progetto Domus Aurea '700: una ricostruzione virtuale curata dal progetto Katatexilux dello Studio Tecnico Associato Borghini-Carlani un modo per rivivere e comprendere le impressioni degli artisti e studiosi che nel ''700 studiarono questo complesso monumentale.
Una sezione della mostra è dedicata al restauro; il restaurare modificando le statue antiche era un fenomeno già avvenuto che aveva coinvolto artisti come l'Algardi e finanche Gian Lorenzo Bernini; stupefacente tra i suoi interventi quello dell'elsa della spada dell'Ares (Marte) Ludovisi ( Palazzo Altemps) che colpì anche Velasquez ed è raffigurato anche nel ritratto di Henry Pierce di Pompeo Batoni esposto alla mostra. Molto richiesto dai collezionisti dell’epoca anche il soggetto di Minerva, qui rappresentato dalla straordinaria Minerva d’Orsay del Louvre, risultato dell’assemblaggio di parti di restauro in marmo bianco con un rarissimo reperto antico in onice dorato.
Il cambiamento avvenuto nel '700 è che il restauro da evento occasionale richiesto dalla committenza si trasforma in una florida industria artigianale che restaura, copia o falsifica per soddisfare le richieste crescenti dei collezionisti e nella mostra sono ben esemplificate le attività di Bartolomeo Cavaceppi e Giovanni Battista Piranesi, noto soprattutto per le sue incisioni.
Tra gli aspetti più significativi ci sono la nascita dei Musei Capitolini, considerati il primo museo europeo (1734), e del Museo Pio-Clementino (1771) di cui sono presenti alcune opere come rispettivamente l'Eros capitolino e l'Apollo citaredo. Quest'epoca vide anche la nascita delle accademie europee per la formazione degli artisti ad imitazione di quella di San Luca (il primo statuto fu voluto da Federico Zuccari nel1593) nella mostra è esposta la famosa Accademia maschile detta Ettore realizzata nel 1778 da David (Musée Fabre, Montpellier), che documenta lo studio del nudo maschile a Roma.
L'influsso anche sull'arredamento è documentato da un impressionante e preziosissimo centro tavola del Valadier in marmi antichi e pietre dure, decorato con riproduzioni di edifici classici. L'ultima sezione della mostra espone dipinti e sculture dei più celebri artisti che si ispirarono all’Antico per creare, come Pompeo Batoni, Angelica Kauffmann e Antonio Canova le cui opere vanno ben oltre la semplice imitazione. La mostra è molto curata anche nell'allestimento e di grande interesse per comprendere fenomeni la cui influenza si è protratta nel tempo.