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Rossella Occhipinti racconta la Londra del nostro tempo
In un suo articolo scritto dopo l’attentato alle torri gemelle lo scrittore Alessandro Baricco osservò che, a causa della globalizzazione, il nostro è un mondo senza confini. Mi sono ricordato di questo pensiero dopo avere concluso la lettura del libro della giovane studiosa di letteratura inglese Rossella Occhipinti, autrice del libro I fell in LoVEndon. Come innamorarsi a Londra, edito dalla casa editrice Pluriversum di Ferrara.
La narrazione inizia con il flusso inarrestabile dei ricordi che Grace, protagonista ed io narrante del romanzo, prova e rivive, mentre sul balcone della sua casa, in Sicilia, beve un bicchiere di Marsala, osservando il paesaggio dalla sua abitazione italiana. Questo libro, per come Grace racconta le sue vicende accadute a Londra, può essere considerato un testo letterario che rappresenta la generazione dei giovani italiani i quali, sia per lo studio sia per la ricerca di un lavoro, sono stati costretti a lasciare il nostro Paese.
Grace giunge a Londra per frequentare la Westminster University, situata a Oxford Circus. Appena approdata nella capitale inglese, malgrado avesse predisposto ogni dettaglio prima della partenza, constata quanto sia difficile trovare una casa mediante le agenzie londinesi. Aiutata dalla sorte, incontra, mentre è impaurita e smarrita, un giovane signore perbene, Josef, originario di Lione, che vive e lavora a Londra. Sarà questa persona a farle trovare una stanza nell’appartamento, dove Grace trascorre la prima parte del suo soggiorno londinese.
Grace viene colpita dalla mescolanza delle nazionalità in ogni luogo di Londra, sicché la città le rivela la sua dimensione cosmopolita e multiculturale. Per caso, sempre aiutata da una sorte favorevole, Grace trova lavoro in una bakery, un forno, il cui proprietario è un arabo, di religione omonita, il quale le racconta che nel proprio Paese era vietato pregare per strada e ognuno poteva liberamente professare la propria religione. Conversando con la sua collega di lavoro Sabine, Grace le domanda quale senso abbia indossare il burka. Sono dialoghi che assumono nella narrazione grande rilievo, poiché mostrano come la convivenza con persone, provenienti da diversi paesi, avviene a Londa in uno spirito di rispetto reciproco.
Grace, quando non frequenta le lezioni universitarie per divenire un'interprete simultanea e una traduttrice e non lavora, ama vagare per i parchi di Londra, nelle diverse stagioni dell’anno. È bella e indimenticabile la descrizione di St. James Park, il più antico e aristocratico parco londinese, e quella di Regent’s Park, con i rami dei salici piangenti piegati sulla superficie dell’acqua. Nelle cucine del panificio, Grace incontra un uomo, di nazionalità araba, di cui si invaghisce, tanto da desiderarlo in sogno, dopo la sua partenza definitiva. In un secondo momento, Grace è costretta a cambiare casa e lavoro.
In questa parte del libro, mentre la protagonista medita sulla delusione provata dalla sua generazione in Italia, dove il lavoro manca, appare in modo evidente quanto sia dinamica la vita economica a Londra. Lavorando in un hotel di Londra, Grace vive esperienze drammatiche, come la visita della polizia, a causa di una prostituta ospitata in albergo, e il suicidio di una coppia di indiani, in fuga dal loro Paese per amore e per sfuggire alle rigide tradizioni della società indiana.
È molto bello e poetico l’incontro che casualmente Grace fa con una piccola comunità religiosa, dopo avere varcato la soglia di una basilica. In questo luogo, una religiosa, conversando con lei, che è sola in una terra straniera, le dice che si riuniscono per cantare e pregare, e dare, in tal modo, un senso alle loro vite tormentate e turbate dai problemi della società moderna. Londra nel libro, come nei grandi classici della letteratura inglese – si pensi a Charles Dickens –, appare una città in cui tutto ha inizio e tutto si conclude, in particolare Grace rimane colpita dall’aura romantica che circonda il quartiere di Westminster col Big Ben, la sede del parlamento, l’Abbazia di Westminster e Buckingham Palace. La capitale britannica, con le piogge incessanti in ogni stagione, sembra capace di rendere la vita di una persona un giorno cupa e triste ed il giorno successivo intensa e felice e piena di sorprese.
Ritornata a Londra, dopo le vacanze trascorse in Italia, Grace continua a frequentare l'università e trova lavoro in un ostello per giovani. In questo periodo ritrova la sua amica della gioventù, un'intellettuale impegnata, a Londra per studio, con la quale discorre del cambiamento climatico, della fine del comunismo e della globalizzazione, e della società multiculturale esistente a Londra. Con Alessandra, commentando una frase di Jung, per il quale l’incontro tra due personalità è come il contatto di due sostanze chimiche, sicché se c’è una qualche reazione entrambe si trasformano, Grace riflette sul fatto che le donne spesso si ingannano, supponendo di liberare gli uomini dalle loro peggiori inclinazioni. La bestia, sovente, rimane la bestia, malgrado la tendenza delle donne innamorate ad idealizzare gli uomini.
Frequentando una palestra a Londra Grace pratica il cheerleading e comprende che questo sport è una metafora della vita, pensando a tutte le difficoltà che da sola ha dovuto superare a Londra. Quando cadi, mente esegui questo esercizio, le dicono in palestra, devi evitare di farti paralizzare dalla paura. Bisogna, dopo ogni caduta, ripetere l’esercizio, come avviene nella vita umana al cospetto della avversità. Grace incontra nella cucine dell'ostello dove lavora un giovane francese, Cyril, con cui vivrà una breve ed intensa storia d’amore. Con Cyril, mentre sono in procinto di separarsi definitivamente, Grace ha un dialogo filosofico sulla essenza dell’amore umano.
Nota, la protagonista del libro, che l’amore non è sempre facile, per i problemi della vita, per la distanza, per lo stress, e a causa della difficoltà a capire la persona da cui sei attratto. Tuttavia il vero amore, che esiste, non finisce mai e permane come una seconda pelle, da cui chi è innamorato non può separarsi. Il vero amore, quando lo si provi, è malinconico come una melodia classica, e sorprendente e trepidante come le luci che illuminano Londra di notte. Nel libro compare la dotta citazione di Bertrand Russell per il quale temere l’amore equivale a temere la vita, e chiunque abbia paura della vita, è già morto e destinato a scomparire. Un libro bello e profondo.