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Santa Cecilia. Due debutti straordinari nel rigoglìo di Wennäkoski
Due debutti straordinari all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia: il primo è dedicato alla conduzione dell'Orchestra, per la prima volta una direttrice al femminile, ovvero Susanna Mälkki, Direttore principale della Helsinki Philharmonic Orchestra, Direttore ospite principale della Los Angeles Philharmonic e già nel 2006 alla guida dell’Ensemble InterContemporain di Pierre Boulez. Il secondo debutto è invcece affidato al giovanissimo pianista moscovita Alexander Malofeev, che ha interpretato il Concerto per pianoforte n. 1 di Čajkovskij. La prima esecuzione italiana di Flounce, opera della finlandese Lotta Wennäkoski e il Concerto per Orchestra di Béla Bartók, hanno completato la serata di sabato 1° febbraio (ultima replica dopo giovedì 30 e venerdì 31 gennaio).
La finlandese Susanna Mälkki è una grandissima direttrice d'orchestra internazionale e citiamo solo un novero dei suoi exploits, come la Chicago Symphony o i Wiener Symphoniker and Radio-Symphonieorchester Wien, ma anche all'Opéra de Paris dove ha diretto Rusalka, e condotto il debutto mondiale della nuova opera di Francesconi, Trompe-la-Mort, come anche del Caso Makropolous di Janáček. Il primo brano che ha diretto è stato una commissione della BBC per i Proms di Londra del 2017, ovverosia Flounce della compatriota e coetanea Lotta Wennäkoski (1970), brano della durata di cinque minuti e dalla carica naturalistica: ci è sembrato tutto molto onomatopeico, come se piante ed alberi frinissero in sincronia con gli uccelli di questa immaginaria foresta in cui percussioni, arpa e gran spolvero di fiati davano voce. Il rigoglìo della natura "balzava" (flouncing) letteralmente tra i suoni e lo stridere suadente della musica.
Alexander Malofeev, il giovanissimo pianista russo - enfant prodige pupillo di Valery Gergiev - nell’esecuzione del Concerto per pianoforte n. 1 di Čajkovskij ha tessuto un mosaico perlaceo e pieno di rigore, vieppiu' udibile quando suonava in assolo dove virtuosismo, sensualità e respiro melodico tocacavano vette d'inusitato gusto.
Il virtuoso pargolo è nato a Mosca nel 2011, ha conquistato il Concorso Tchaikovsky per giovani musicisti nel 2014 e due anni dopo il Grand Prix al Concorso Internazionale per Giovani Pianisti “Grand Piano”. Ha già suonato ovunque in Russia come al Teatro Bolshoi, al Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, al Teatro Mariinsky a San Pietroburgo, ed al Palazzo del Cremlino a Mosca; all'estero al Concertgebouw di Amsterdam, al nostro Teatro alla Scala di Milano, alla Philharmonie di Parigi, e con i maggiori direttori d'orchestra tra cui Valery Gergiev, e Vladimir Spivakov la cui fondazione insieme a quella di Mstislav Rostropovich gli ha concesso borse di studio per perseguire la sua brillante carriera.
La lista di festival nei quali si è esibito è lunghissima, ne citiamo solo alcuni: il Festival de la Roque d’Anthéron, l’Annecy Classic Festival (Francia), il Festival Chopin (Francia), il Mikkeli Music Festival (Finlandia) organizzato da Valery Gergiev, il Mariinsky International Piano Festival di San Pietroburgo, il Festival “Denis Matsuev and friends”, il Festival Internazionale “Mstislav Rostropovich” (Mosca, Baku, Orenburg), le “Master Pianists Series” del Concertgebouw di Amsterdam.
La delizia del pubblico si è pienamente e sonoramente pronunciata con scrosci di meritatissimi applausi per un talento che tra qualche anno avrà probabilmente vinto tutti i premi a disposizione nel mondo per il suo strumento. Il nostro pargolo, generosamente, ha offerto due bis: un preludio di Prokofiev e l'altro proprio una stagione di Čajkovskij, per terminare con il compositore che gli ha portato tanta gloria.
Il Concerto per Orchestra di Béla Bartók è la conclusione piroettistica, in quanto a virtuosità, scelta dalla direttrice Susanna Mälkki, che abbiamo trovato in perfetta sintonia con l'Orchestra di Santa Cecilia, un'opera di calibrazione clamorosamente ben riuscita.
Béla Bartók (1881-1945), compositore e pianista ungherese dalle doti straordinarie, è celebre per la sua ricerca filologica delle radici popolari di musiche e canti non solo ungheresi, ma anche rumeni (meravigliose le sue danze come quelle su ritmi bulgari), slovacchi, bulgari e di quanti si innestarono sul quel territorio dell'Europa dell'Est che tanto collaziona culture ed etnie in ritmi e danze trascinanti quanto vivacemente elaborate e ricche dei riflessi diretti della natura circostante.
Bartók scrisse il Concerto per Orchestra nel 1943, poco prima della fine della seconda guerra mondiale, ed il suo intento principale era di donare una carica virtuosistica, attraverso questa particolare scrittura che mette in rilievo i singoli strumenti, ad ogni parte dell'Orchestra. Un tentativo pienamente riuscito e che si imprime nella memoria per la qualità della composizione e l'ascolto apparentemente facile perchè per certi versi orecchiabile. Un caposaldo che Pierre Boulez portò all'ennesima potenza con la sua interpretazione formidabile e, ormai, storica.