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Santa Cecilia. Michele Campanella ed il guerriero di Liszt en Italie
L’Omaggio a Franz Liszt (1811-1886) da parte dell'Accadermia Nazionale di Santa Cecilia si è inaugurato con il concerto di Michele Campanella, - che ha ricevuto una medaglia al valore lisztiano proprio dal Ministero della Cultura Ungherese ed è Presidente della Società Liszt -, il 7 gennaio 2011. La maratona è proseguita l’8 ed il 9 gennaio con l’integrale delle trascrizioni delle nove sinfonie di Beethoven e di brani da altri romantici da parte di altrettanti celebri pianisti.
Ciò che colpisce maggiormente di questo concerto è la totale concentrazione di estemporanei movimenti dal chiaro allo scuro che Campanella riassume come un tergiversare tra il “guerriero trionfante ed il guerriero sconfitto”, che però vince in ogni caso, ad un passo dall’impressionismo – amatissimo da Debussy – e da quella riforma della musica che avrebbe voluto attuare a Roma se avesse avuto l’appoggio di Pio IX, troppo moderato per una prova simile.
La prima parte di questo concerto ne presenta le espressioni più ricercate partendo dalla Sancta Dorothea del 1877, autentica rivelazione del fervore religioso che ha contraddistinto il virtuoso compositore per tutta la sua vita e che lo fece diventare nel 1861 terziario francescano e abate quattro anni dopo. Il brano, come gli altri preziosi tasselli, si presenta breve e cristallino con un gioco etereo di terzine, flessuosamente sviluppato e con qualche slancio armonico in chiusura. La seguente Nuages gris apre a misteriche passeggiate tremolanti di basso, che alterna quarte e terze e dove il contrappunto si volge su finestre dove il Notturno En Rêve sublimemente si sporge argentino ed innocente in otto battute, velandosi di trascendenza.
La lugubre gondola II è un brano eccezionale del “magiaro” (come direbbe Quirino Principe): pubblicata nel 1885 ma la prima versione risale al 1882 – quella che ascoltiamo è la seconda versione risalente al gennaio 1883, un mese prima della morte dell’amico Richard Wagner (1813-1883) – trova la sua genesi in un incubo di preveggenza. Egli vede ondeggiare le spoglie di Wagner (cfr. D'Annunzio, Il fuoco, e Thomas Mann, La morte a Venezia) a ritmo di una marche funèbre assolutamente cupa e mestiziamente cadenzata dai rivoli della città lagunare, topos mortifero per eccellenza, trascrivendolo nella musica. L’amico Richard che aveva sposato sua figlia Cosima nel 1870 (1837-1930, di ben 23 anni più giovane dell’autore dell’Anello), era legato da un sodalizio che s’interruppe solo in questo caso (lei era sposata con l’altro amico di Liszt Hans von Bülow all'epoca in cui conobbe Wagner), ma mai erose la musicalmente devota stima reciproca. Campanella di questo brano in 4/4 dà una versione eccelsa, facendo vibrare tutte le corde sebbene la tonalità sia decentrata dagli innumerevoli dubbi che si manifestano proprio nell’andamento ritmico, sottolineandone ancora di più la caratteristica tetraggine (il titolo originale era Troisième Élégie e dedicato a Lina Ramann, 1833-1912, che scrisse tre volumi biografici su Liszt dal titolo Franz Liszt als Künstler und Mensch, pubblicati tra 1880-1894).
La Bagatelle sans tonalité, con un cromatismo accentuato, si evolve in un susseguirsi cavalcato di note oniricamente gotico mentre l’Ave Maria (S.182, Die Glocken von Rom - Le campane di Roma, composto nel 1862), alato e virginale, si sostiene di carezzate ripetizioni in un’allure semiestatica.
L’appartenenza al fulgore degli Années de pèlerinage: Italie della seconda parte del concerto, è confermato dal lungo soggiorno di Liszt negli anni ’30 dell’Ottocento insieme alla nuova fiamma Marie D’Agoult che gli diede ben tre figli. Il Deuxième année è composto da 7 brani elaborati tra 1839 e 1849 ed è tutto dedicato al rapporto privilegiato tra musica, pittura e letteratura, nello specifico Salvator Rosa, i sonetti del Petrarca e l’Inferno di Dante. Il rapporto aulico che Liszt strinse con la letteratura – come prima Schumann -, era legato alle motivazioni ideali propedeutiche alla scrittura musicale altresì legate ai soggetti pittorici come nello Sposalizio rarefatto in 6/4 che apre la seconda serie di brani. In questo primo brano l’ispirazione è lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, mentre il Penseroso trae spunto dalla scultura michelangiolesca sulla tomba di Lorenzo il Magnifico nelle Cappelle Medicee a Firenze. Lugubre e riflessivo, effigia il Liszt più pessimista e concettualmente vicino alla morte. Il brano si estende su un’ottava ripetuta quasi ossessivamente, anticipando i tocchi dalla Marche Funèbre della V di Mahler.
La Canzonetta del Salvator Rosa è quasi mozartiano come brano: pudicamente contrappuntato, e di eccelsa esecuzione, trama luccichii baroccheggianti sui tasti. I tre sonetti del Petrarca sono suonati con grande e composta maestria: la musica qui è trascinata da una vitalità senza interruzioni, ed intrisi di quell’afflato con cui li scrisse il poeta “in vita” di Laura. Un unicum per composizione e fraseggio, sono contraddistinti da un’estetica eterea e romantica oltreché cromaticamente scintillanti.
Après une lecture de Dante o Dante Sonata, ha origine in una doppia ispirazione: l’omonima poesia di Victor Hugo e l’inferno dantesco. Un brano lungo venti minuti che è sottotitolato con Fantasia quasi sonata sottolineando la velatura beethoveniana del pezzo (la Sonata quasi una fantasia, ovvero l’op. 27 “Al chiaro di luna”), ma distanziandosene per la terribile implacabilità del monito. Dominato da complesse armonie e scale di ottave, affronta con coraggio turbe strumentali e strutturali rinfocolandosi di un respiro scherzoso finale.
Campanella ha dato una prova entusiasmante sia per lui sia per il suo pubblico, inoltre particolarmente generosa perché, nonostante il disturbo di un cellulare durante la sua esecuzione, ha concesso ben due bis (diversamente da un Benedetti Michelangeli, Jarrett o Fripp): il primo da Beethoven, lo Scherzo della Sonata op.31 n. 3 e la Rapsodia Ungherese n.10 da Liszt stesso. Dobbiamo altresì lodare il suo intervento sul libretto del programma, a chiarimento della genesi di un concerto quasi del tutto devoluto all’Italia, che Daniela Gangale ha specificato brano per brano, spiegando come l’evoluzione dal Liszt giovane degli Années de pèlerinage: Italie, fino al Liszt maturo degli anni tra 1862 e 1885, genera un percorso d’ascolto più che corretto per qualsiasi ascoltatore.