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Santa Cecilia. Mikko Franck dirige l'Olandese wagneriano
A Santa Cecilia il Direttore Ospite Principale dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il finlandese Mikko Franck, ha diretto per la prima volta Der fliegende Holländer (L’Olandese Volante) di Richard Wagner, in forma di concerto, per tre serate: il 26, il 28 ed il 30 marzo. Un cast eccezionale ha affrontato questa “ballata drammatica” (cfr. Dalhaus), un'opera che abbozza le forme primeve di letimotiv e di melodia infinita, il fulcro fondante del dramma musicale che con il Tristan und Isolde si definirà apertamente.
Questa “ballata scenica” o drammatica (sotto varie denominazioni compare come: Lied, scena, ballata e coro) attinge da varie fonti ma principalmente dalle vicende autobiografiche di Wagner stesso e dalle memorie del signor von Schnabelewopski (Aus den Memorien des Herrn von Schnabelewopski) di Heinrich Heine del 1834. Udito per la prima volta il racconto dell'Olandese volante dai marinai della nave su cui era imbarcato insieme alla moglie Minna dirigendosi a Londra, Wagner ne fu particolarmente colpito proprio perché anche la sua nave era in preda alla tempesta e dovette attraccare in un porto norvegese: questi ricordi si mescolano con il racconto di Heine.
La figura dell'Olandese è alla base della costruzione dell'eroe maledetto non solo romantico ma nichilista, che condivide con Verdi proprio nello stesso periodo. Verdi scrive l'Ernani tratto da Hugo nel medesimo periodo, 1843-44, e proprio il 1844 è un anno clou per la rivalutazione dell'opera maxima di Arthur Schopenhauer, “amico elettivo” di Wagner e che con Il mondo come volontà e rappresentazione (Die Welt als Wille und Vorstellung, pubblicato senza successo nel 1819), che in quell'anno spopola nelle librerie.
Divelti gli ultimi resti delle vetrine positive dell'idealismo hegeliano, il pensiero negativo alla base di questo trio di autori ed intellettuali, naufragate poi nel 1848 le ultime rivoluzioni, la disillusione e la malinconia si sono perfettamente insediate nel “profondamente umano” di cui Verdi, Wagner e Schopenhauer si fanno profondi interpreti, volgendosi verso quell'”uomo pallido” rappresentato dall'Olandese come da Ernani, e teorizzato da Schopenhauer in quella profonda cum passio che rende Senta l'unica redentrice possibile e la ritrae come eroina portatrice di luce.
La prima dell'Olandese si ebbe a Dresda alla Semperoper con uno stuolo di cantanti di primissima categoria a cominciare dalla soprano Wilhelmine Schröder-Devrient e con il compositore sul podio: il 2 gennaio 1843, dopo che all'Opéra de Paris gli fu “scippato” il soggetto per darlo a Foucher per il libretto e a Dietsch per la musica, ecco perché esiste un Vascello fantasma di Dietsch, disponibile in un pacchetto di quattro CD, edito da Naïve con anche la versione wagneriana di Der fliegende Holländer diretta da Minkowski, Les Musiciens du Louvre Grenoble e Evgeny Nukitin come Holländer e Ingela Brimberg come Senta.
Germe per la melodia infnita quanto per i leitmotiv, l'opera fu revisionata parecchie volte, e la versione più conosciuta (insieme a quella del 1843) è quella del 1860, ma Wagner continuò fino al 1880 a introdurre modifiche, apportando una misura di sempre maggiore maturità all'opera.
I cantanti scelti per questa versione presentata a Santa Cecilia sono di eccellenza: lo scozzese Iain Paterson nella parte dell'Olandese (basso-baritono); l'americana Amber Wagner in quella di Senta (soprano); il finlandese Matti Salminen come Daland (basso); l'americano Robert Dean Smith (Erik, tenore); l'italiana, Tiziana Pizzi (Mary, mezzosoprano), Artista del Coro di santa Cecilia e lo scandinavo Tuomas Katajala (Steuermann, tenore).
L'Ouverture introduttiva e declamatoria dei temi principali (Allegro con brio, Andante, Allegro con brio) è stata affrontata da Mikko Franck con piglio sicuro e vigoroso, con trombe ed ottoni calibrati e passaggi lirici in cui la melanconia alla base dell'opera era ben distinguibile, e la cui ripresa era tornita da epico romanticismo. Il primo dei temi è trascinante: il desiderio di morte che contrae l'intera opera portando Senta, la donna fedele fino alla morte sacrificale per l'amato Olandese volante, condannato a navigare finché non l'avesse trovata. Congiunto è il tema della tempesta e dell'Olandese stesso, sempre sui registri gravi mentre il tema alato della luce – ovvero della possibilità di salvezza tramite la redenzione da parte di una donna pura – si intreccia, come si legheranno poi in duetto i due ed anche le voci dei marinai dei due vascelli. Le tenebre e le luci qui combattono imperituramente ma è la luce ad arrendersi per salvare la tenebra: Senta si inabisserà per l'Olandese mentre i marinai si arresteranno ammutoliti ed indietreggeranno di fronte alla nave di morti dell'Olandese.
Per l'Olandese si può ben parlare di “azione, interiore ed esteriore”, ben distinte tra tenebre e luce: quella interiore appartiene alla tenebra ed al sogno dell'Olandese e di Senta, alla predestinazione ad una fine tra i cieli e l'inferno; tradotto dai recitativi accompagnati; mentre le tradizionali arie svolgono l'”azione esteriore” spettante agli altri personaggi. Il dialogo tra Olandese e Senta, è in realtà muto: essendo loro due, durante il duetto centrale del secondo atto, già riconosciutisi, diviene un monologo a due in cui rivelano ciò che nei ritratti avevano già riconosciuto: un'affiliazione tra loro e la morte. La redenzione avverrà tramite il sacrificio: l'unico modo per Senta di salvare l'Olandese dall'eterno navigar per mare è sposarlo per poi unirsi a lui nell'unico elemento che non li separerà mai, il mare.
L'estrema possanza nel ritmo che si manifesta in ogni andito musicale e nella scelta di cantanti come Matti Salminen, diremmo col “vento in poppa” come i suoi marinai, ed in particolare nel duetto con il superbo e oscuro Olandese di Iain Paterson, dalla voce tagliente. Ecco come l'eroe negativo si rivela dopo aver accettato la proposta di prendere in moglie Senta, la figlia di Daland, che la concede allo straniero senza tanti rimorsi e pensando soltanto ai tesori promessi dall'Olandese:
Giorno del giudizio! Giorno novissimo!
Quando spunterai nella mia notte?
Quando rimbomberà il colpo annientatore,
onde il mondo si schianterà?
Quando tutti i morti risorgeranno,
allora io mi perderò nel nulla.
O mondi, finite la vostra corsa!
Annientamento eterno, prendimi!
(Versione originale: Tag des Gerichtes! Jüngster Tag! Wann brichst du an in meine Nacht? Wann dröhnt er, der Vernichtungschlag, mit dem die Welt zusammenkracht? Wann alle Toten auferstehn, dann werde ich in Nichts vergehn. Ihr Welten, endet euren Lauf! Ew‘ge Vernichtung, nimm mich auf!).
Il Vernichtung è annullamento ed inferno allo stesso tempo: l'invocazione all'Angelo derisorio che gli ha promesso la salvezza ma a costo della vita di un'altra, il dono dell'Olandese è la morte in tutti i racconti che ne trattano, una Sehnsucht infinita che fa anelare la pace della fine.
La voce dell'Olandese è in aperto contrasto con il sollievo del Coro di marinai, come con il Coro delle ragazze – splendidamente diretti da Ciro Visco – e di Mary interpretata da Tiziana Pizzi che principia il secondo atto, sono tutti perlatamente intonati alla scatenata veemenza per la rivelazione delle immagini tematiche, nucleo sorgivo dei leitmotiv (definizione tarda di Hans von Wolzogen), che sostanziano un'anarchia melodica di fatto strutturata su una sintassi schematica e ancora lontana dal Ring.
Notiamo poi con piacere la grande versatilità del tenore scandinavo Tuomas Katajala nella parte del Timoniere (Steuermann), che è stupefacente: calda la voce e frizzante il ritmo che conduce i marinai verso casa.
Un altro momento capitale giunge nel secondo atto con La Ballata di Senta, che incorpora la storia dell'Olandese – già presentata da lui all'inizio in modo parziale – e che qui prende vita: di lì a poco, dopo il racconto del sogno di Erik, il cacciatore che vorrebbe Senta per sé – il tenore Robert Dean Smith, dalla bella voce tornita - apparirà l'Olandese in carne e ossa come uscendo dal quadro. La voce di Amber Wagner si presenta con vigore inaudito e degno dle cognome che porta. Fa letteralmente vibrare l'intera sala commuovendola col suo vibrato potente alla stregua di soprani come la Fleming o la Schwarzkopf.
Nel duetto con Erik, Senta spiega in parte come il concetto di dramma è elaborato in Wagner, mutuandolo in questo caso da quello di compassione come condivisione della pena di cui abbiamo evidenziato prima la portata. Citiamo Schopenahauer: “Qualsiasi amore che non sia anche compassione è puro egoismo”. Senta in questo dialogo si rivolge ad Erik, il cacciatore che lei non ama e rifiuta parlandole del ritratto dell'Olandese ed Erik lo vede e si vede perduto. Facendo parte della luce, Erik comprende d'acchito che il voto di lei è per la tenebra.
Erik proverà a convincerla con le visioni funeste e predestinatrici del sogno – l'anticipazione freudiana di Wagner – che svelano l'arcano del ritratto ed elaborano un doppio dramma: di un amore vietato all'uno, Erik, da una profezia, che allo stesso tempo condanna anche lei, Senta, a non poter coronare il suo sogno di amare riamata l'Olandese cui è promessa dal padre Daland. L'”azione interiore” è perfettamente suffragata anche dal tipo di vocabolo usato: Das Bild, in tedesco non è solo il ritratto ma l'immagine, con tutta la forza espressiva che contiene un simile surrogato della proiezione puramente psicoanalitica e lo stesso Olandese, in seguito, dirà di aver visto lei in un Bild, un ritratto.
Come dalla lontananza dei tempi anticamente
trascorsi, mi parla il ritratto di questa fanciulla.
(Orig.: Wie aus der Ferne längst vergangner Zeiten/ spricht dieses Mädchens Bild zu mir).
L'aria compassionevole e trascinante di Daland (Salminen) presenta l'epicentro del dramma, ovvero il duetto tra Senta e l'Olandese Volante, in cui di nuovo si evoca un passato condiviso tra l'Olandese e Senta che in questo caso prende vita tramite un riconoscimento precedente come in un “sogno” profetico: qui le voci di Paterson (Der Holländer) e Wagner (Senta) alitano alte e auliche come in un trapassare la quotidianità in una “notte” simile a quella del Tristan, La fusione cui anela Senta è la stessa del Tristan und Isolde ma capovolta: mentre Senta e l'Olandese liberato ascendono nella luce del mattino, Tristan und Isolde vengono trasfigurati e (con)sacrati dalla notte
Senta si getterà nel mare per annegare con l'Olandese salvandolo e si udranno di nuovo quei suoni trasfigurati e luminosi del motivo della redenzione che compaiono defilati proprio quando l'Olandese aspira al Vernichtung: l'eroe negativo, l'antico marinaio di Coleridge come il Gordon Pym di Poe, od il navigatore di Washington Irving sono qui tutti riuniti sulla stessa nave che si inabissa per salvarsi mentre la macchina del vento dalle porte laterali crea un clima mitico insieme ai fiati.
Grandissima e riuscitissima prova per tutta l'Orchestra in completa sintonia con Mikko Franck che ha diretto affiatato con lei l'intera opera: una prova veramente difficile che l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia col suo Coro splendidamente condotto dal Maestro Ciro Visco, hanno superato con assoluta convinzione, testimone il pubblico che ha esteso lunghi minuti di applausi a loro nonché al cast dei cantanti, in primisi la superba Amber Wagner.