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Santa Cecilia. La Petruška di Kent Nagano
Per la Stagione Sinfonica 2011-2012 una prima assoluta a Santa Cecilia per il clarinetto solista dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e dell'Orchestra Mozart fondata e diretta da Claudio Abbado, Alessandro Carbonare. Il Concerto per clarinetto di Jean-Pascal Beintus è approdato a Santa Cecilia da sabato 3 a martedì 6 dicembre 2011 sotto la direzione di Kent Nagano. Il Mephisto Waltzer n. 1 di Franz Liszt e la marionetta Petruška di Igor' Stravinskij in suite completano il concerto.
Una direzione quasi “viennese” quella di Kent Nagano, frizzante come vuole la partitura del Mephisto Waltzer di Liszt nelle sue intenzioni “naturalistiche”. Ispirata al Faust (1832) dell'austriaco Nikolaus Franz Niembsch Edler von Strehlenau (1802 – 1850), conosciuto più diffusamente come Nikolaus Lenau, la scrittura di Liszt si struttura su due episodi di cui nel concerto è dato solo il secondo: Der Tanz in der Dorfschenke (La danza nella locanda del villaggio). Tipico esempio di musica a programma, il primo dei Mephisto Waltzer, ed il più celebre, fu composto tra 1859 e 1861, per orchestra e poi arrangiato per piano. Il vivace Allegro racconta con il violoncello all'inizio e poi le percussioni che creano confusione mentre gli archi acclerano, quando Mefistofele ruba il violino ad un musicista inducendo Faust ad una frenetica danza. L'assolo del violino introduce il secondo tema, un motivo d'amore (il canto dell'usignolo annotato sulle righe del programma per spiegare tutta la procedura lirico-narrativa), per terminare sulla coda finale dell'arpa che stempera il tema diabolico e fragoroso della danza selvaggia di Faust.
Il giovane Jean-Pascal Beintus (1966) si presenta melodicamente come un melting-pot che parte dal secondo Ottocento russo fino all'età del jazz di Gerschwin & Co. Commissionato dall'Accademia di Santa Cecilia ed in prima assoluta, si mostra estremamente piacevole all'ascolto, senza però trovare una sua dimensione propriamente originale. Il Concerto per clarinetto scritto appositamente per un Carbonare eccelso che ci ha regalato anche due bis klezmer, inizia ad echeggiare la Shéhérazade di Rimskij-Korsakov passando per Pierino ed il lupo (gli strumenti uno per uno) di Prokofiev, per Stravinskij e l'Histoire du Soldat ed un pizzico di Tchaikovskij. I passaggi narrativi orchestrali giocosi sono perfettamente strumentati e questo spiega l'approccio da orchestratore di colonne sonore per Alexandre Desplat ed il suo stesso talento per comporre le tessiture musicali per la materia filmica.
Il burattino di Stravinskij rimanda subito a Diaghilev ed ai fantasmagorici Ballets Russes della Francia del primo Novecento, a cominciare dalla fragorosa Sacre du Printemps che ha sconvolto e scioccato gli spalti del Théâtre du Châtelet di Parigi nel 1913 facendo gridare allo scandalo “percussivo e martellante”, senza parlare del tema in sé, del sacrificio di una fanciulla, ed anche qui, in Petruška, del 1910, il linguaggio strawinskiano dissonante e altelante repentinamente tra un metro e l'altro è ben presente e propriamente antiromantico. La performance del 1911, nello stesso teatro, fu di Vaslav Nijinskij, che sulla sua tomba a Montmartre ha una statua proprio di Petruška donata da Serge Lifar, tanto ebbe scalpore la sua interpretazione del balletto.
Il quadro di folclore russo dell'orchestrazione per balletto è presentato nella versione del 1947 ad organico ridotto, introdotta da un lieve richiamo alla Festa della Settimana grassa (festa che inaugura un digiuno successivo) e poi conduce nella Danza Russa, con le sue sospensioni, riprese, ribattute che anticipano le Sacre soprattutto nella descrizione della Stanza del burattino Petruška, con ben evidenti le trombe e poi un arpeggio dei clarinetti. Il valzer nella camera del Moro di cui è innamorata la Ballerina amata da Petruška è annunciato dal tamburo, cui seguono le varie danze in cui risplendono gli ottoni assieme ai sapori orientali sui legati degli archi.
Nella Danza del Contadino e dell'orso udiamo una previsione ritmica del dramma di Petruška ucciso alla fine dal Moro e che attraverso i gelidi ottoni viene evidenziato tragicamente, puntellato però alla fine dalla tromba che, enigmaticamente quanto sinistramente, riporta in vita il fantasma del burattino per vendicarsi.
La lettura più “lenta” di Nagano ma oltremodo pulita ci ha proposto una versione di elevato livello da confrontare con quella di Gergiev con la London Symphonic Orchestra (LSO Live) e quella meno recente di Ormandy con la Philadelphia Orchestra (Sony).