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Santa Cecilia. Secondo appuntamento con Beethoven. Pappano dirige la Quinta
Il percorso di del maestro Antonio Pappano all'interno delle sinfonie di Beethoven è continuato con la trascinante esecuzione della Seconda e della Quinta. Il concerto del 12 ottobre 2015 ha anche inaugurato il nuovo ciclo di PappanoWeb, una collaborazione tra l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e TIM.
Ha aperto il programma l'Ouverture da l'Olympie di Gaspare Spontini, una tragédie-lyrique in 3 atti di Dieulafoy e Brifaut, da Voltaire, fu rappresentata all'Académie Royale de Musique il 22 dicembre 1819 e fu l'ultima opera composta per Parigi. Spontini, infatti, si trasferì in Prussia su invito di Federico Guglielmo III, re di Prussia che lo nominò primo Kapellmeister. Nel maggio 1821 andò in scena una versione profondamente cambiata dell'Olympie, con il finale lieto, ma con la stessa Ouverture, in cui il tono eroico e quello lirico si compenetrano con grande maestria. Il possente suono dell'orchestra è dato da una raffinata policromia timbrica e armonica. Pappano ha reso magnificamente queste caratteristiche dimostrando una grande affinità per la visione musicale e drammatica di Spontini, un autore ingiustamente trascurato nei cartelloni dei teatri d'opera; chissà che il maestro non ci riservi qualche lieta sorpresa nel futuro.
La Seconda Sinfonia in re maggiore op36 fu composta nel 1802 ad Heiligenstadt in un momento tragico per la vita del musicista, che acquisì la certezza di diventare progressivamente sordo e di non potere guarire dalla sua malattia. Una menomazione umiliante che lo costrinse ad abbandonare la carriera concertistica e lo gettò in un mondo di angoscioso silenzio, un ostacolo per la sua arte e nei contatti umani. Nella lettera ai fratelli, nota come “il testamento di Heiligenstadt”, Beethoven scrisse: ”Poco mancò che io stesso non mettessi fine alla mia vita. Soltanto essa, soltanto l'Arte mi ha trattenuto. Ah, mi sembrava impossibile dover lasciare il mondo prima di aver compiuto tutto quello per cui sentivo di essere stato creato.” In quell'isolamento Beethoven, consapevole della sua missione intellettuale e artistica compose la Sinfonia n. 2 , che a differenza della sinfonia precedente sanziona l'avvenuto distacco dai modelli di Haydn e Mozart e preannuncia la Terza.
La prima esecuzione fu il 3 aprile 1803 al teatro An der Wien, insieme all'Oratorio Cristo sul monte degli ulivi e ad una ripresa della prima sinfonia e del primo concerto per pianoforte in do maggiore op.15. In questa opera di transizione, dedicata all'amico principe Carl von Lichnovsky, il tessuto orchestrale è più denso, pur lasciando lo stesso numero degli strumenti, quelli a fiato acquisiscono una maggiore importanza divenendo protagonisti e dialogando su un piano di parità con gli archi, una profonda differenza rispetto ai modelli precedenti. Il primo movimento ha una introduzione cupa e drammatica nell'Adagio molto che poi sfocia in un Allegro con brio pervaso da un ritmo vitale. Il Larghetto cantabile, soavemente melodico, porta poi a uno Scherzo, stavolta indicato scritto in partitura, anche, ritmicamente dialettico, il conclusivo Allegro molto ha al suo interno una pausa cantabile per poi riprendere tutta la sua vivacità ritmica.
Il concerto ha poi proposto un capolavoro, la celeberrima amatissima Sinfonia n°5 in do minore op. 67 dedicata a Principe Joseph Max von Lobkowitz e al Conte Andreas Razumovsky. II 22 dicembre 1808 al Theater an der Wien fu presentata in concerto con la Sesta Sinfonia, la Fantasia per pianoforte, coro e orchestra op. 80 e il Quarto Concerto per pianoforte. I primi abbozzi della Quinta sinfonia risalivano al 1804, la stesura era stata più volte interrotta per la composizione della Quarta Sinfonia, quando i primi due tempi erano già abbozzati, la creazione della quinta sinfonia poi fu ripresa e completata nel 1807. È la composizione in cui la forma sonata risponde perfettamente alla visione interiore, agonistica di Beethoven, che la segue senza le deviazioni della terza.
La struttura della partitura è una delle più innovative di Beethoven, per la complessità e varietà di scrittura, la compattezza della struttura e l'adesione alla sua visione eroica ideale. La recensione entusiastica di E. Th. A. Hoffmann ne fece un'acuta analisi sulla "Allgemeine Musikalische Zeitung", la rivista musicale più importante dell'epoca, mettendone perfettamente a fuoco la dirompente novità. I quattro movimenti sono la manifestazione musicale di un progetto ideale ed emotivo, l'esposizione di un conflitto fatale, doloroso e tragico per giungere al superamento. Una scontro tra idee e stati d'animo, quali quelli manifestatisi ne “il testamento di Heiligenstadt”, il celeberrimo incipit della sinfonia nella tonalità tragica di do minore dell'Allegro con brio è l'avvio drammatico della forma sonata con i due temi che si contrappongono.
Nel successivo Andante con moto, in la bemolle maggiore, il conflitto non viene superato e la tensione drammatica persiste, la cantabilità del tema dei violoncelli è interrotto più volte dagli interventi inquietanti degli ottoni. L'Allegro successivo è lo Scherzo che ripropone, ritornando al do minore, il medesimo inciso tematico, solo variato ritmicamente, un aspetto che contribuisce alla coesione ideale della sinfonia. Dopo il serrato contrappunto del Trio, il pianissimo dai timpani introduce la transizione breve e decisiva, che porta direttamente all'Allegro conclusivo in do maggiore con un trascinante crescendo. Nel Finale la trionfale fanfara annuncia il superamento dei conflitti, una affermazione vitalistica e vittoriosa della volontà.
La drammaticità dei conflitti e la cantabilità, caratteri presenti in entrambe le sinfonie, hanno avuto nel maestro Antonio Pappano un interprete convincente e appassionato, così anche la tensione spasmodica e la coerenza granitica della Quinta. L'orchestra è stata lo splendido strumento, nelle mani del maestro entrambi lungamente applauditi dal folto pubblico in sala; ricordiamo tra i vari valenti musicisti che hanno contribuito alla esecuzione, il primo violino, Roberto Gonzalez Monjas, e il primo oboe Paolo Pollastri.