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Santa Cecilia. Titaniche stelle orientali
Nella maestosa sala omonima dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, un concerto che viene inaugurato da una nuova composizione presentata a Roma: di Daniel Lo Ting-cheung, compositore contemporaneo di Hong Kong (Cina), viene eseguita Asterismal Dance dalla Hong Kong Philharmonic Orchestra, che festeggia il 50° anniversario dalla fondazione. Il suo direttore musicale Jaap van Zweden la guida dal podio e sul palco il giovane premio Ciaikovsky del 2019, Alexandre Kantorow, al piano solo.
Il compositore di Hong-Kong Daniel Lo Ting-cheung, è transnazionale, avendo studiato tra Hong-Kong e York nel Regno Unito ed avendo collezionato tutta una serie di esperienze all'estero, sia di studio, sia di Festival. Nato nel 1986, 11 anni prima che la Cina riprendesse Hong-Kong nel 1997, ed avendo la regione mantenuto la common law e la maggioranza delle strutture britanniche - è a statuto speciale -, Daniel Lo, è cinese con una cultura essenzialmente cosmopolita in senso britannico. La sua composizione, Asterismal Dance, degna di nota, commissionata dalla Hong-Kong Philarmonic, si situa in quel territorio che John Adams ha molto esplorato, tra apocalissi celesti e bomba atomica (ricordiamo l'opera Dr. Atomic), con evidenti influssi dalle musiche per colonne sonore di John Williams, James Horner o Hans Zimmer.
Il titolo del pezzo di Daniel Lo, Asterismal Dance, proviene dalle stelle, dalle loro costellazioni ed inizia con una sorta di Big Bang astrale: fervore e ribattute unite da un forte contrappunto. Di respiro epico e mitologico, sembra di ascoltare una storia antichissima con degli eroi protagonisti, perfettamente in sinergia col Titano di Mahler che abbiamo ascoltato nella seconda parte. Fra le marcette in sordina su percussioni tuonanti, si dipana il tema melodico, occhieggiando trionfante.
Tale padre tale figlio, si potrebbe dire per Alexandre Kantorow, francese, figlio di Jean-Jacques Kantorow, una famiglia di origini russe ed ebraica alle spalle, ed un talento innegabile ed affascinante per la sua morbidezza nell'aggredire la tastiera del piano. Flessuoso e gentile quanto preciso, si trova in sincronia perfetta con la Hong-Kong Philarmornic ed il suo direttore, Jaap Van Zweden. Quest'ultimo ha diretto l'orchestra cinese dal 2012 e questo è l'ultimo anno dell'olandese alla sua guida, dato che passerà alla New York ed alla Seoul Philarmonic.
Le 24 variazioni della Rapsodia su tema di Paganini (1934) di Sergej Rachmaninov sono distillate con pregevole perizia da Alexandre Kantorow, che ci trascina in un vortice di colori, dal suono argentino e adamantino, sincopato e coinvolgente, come se le sue mani vibrassero poderose e instancabilmente mobili, mentre il Direttore Van Zweden scandisce a perfezione i tempi dell'Orchestra, in cui respirano di tanto in tanto e prepotentemente, le percussioni più fini. La trama nel tappeto di Kantorow è finissima e diventa invisibile nei piani e nei lenti, mentre l'Orchestra, richiama a movimenti “classici” e termina trionfalmente la prima parte del programma con un bis centellinando con intarsi delicati il secondo movimento (Lento) della prima sonata di Rachmaninov.
La seconda parte del concerto è stata interamente dedicata alla Sinfonia N. 1 in Re maggiore, “Il Titano” (titolo derivante dall’originaria intenzione di scrivere una sorta di poema sinfonico basato liberamente sul romanzo Titan di Jean Paul, una sorta di Bildungsroman molto critico verso la cultura del romanticismo), di Gustav Mahler. Del Titano mahleriano composto tra 1884 e 1888, Jaap Van Zwedem ha dato una lettura molto diversa tra i primi ed i secondi due movimenti: mentre i primi ci sono apparsi piuttosto filologici e poco espressivi, il secondo ed il terzo ci hanno enstusiasmato per la travolgente e vigorosa direzione dal podio, ampiamente condivisa dall'orchestra. In particolare, il materiale melodico del terzo movimento, Solenne e misurato, senza trascinare, diviene una marcia funebre distillata dalla ripresa semiparodistica del celebre motivo popolare Fra Martino (Bruder Martin), modificato in modo minore. Gaiamente e gorttescamente infarcito da danze klezmer appena intonate per poi spegnersi, a ricordo delle origini ebraiche del compositore.
Il quarto movimento, Tempestosamente agitato, in cui orchestra e direttore trovano una comunione di intenti nel trionfale conflitto esposto come una condanna alla liricità dei motivi: il tema iniziale ritorna prima in minore con gli archi e poi in sol maggiore con gli ottoni, raggiungendo una reale progressione ascendente, con il tono di fanfara e con una conclusione magniloquente e degna di un'orchestra e direttore di prima categoria.
Applausi a scroscio anche alla fine della seconda parte a chiamare un bis travolgente del furiant proveniente dalla Danza slava n. 8 op.46 di Antonin Dvorak.