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Santa Cecilia. Trionfa Semele diretta da John Eliot Gardiner
Un'indimenticabile esecuzione in forma semiscenica di Semele di Georg Friedrich Händel (1685-1759), ha entusiasmato il folto pubblico presente nella Sala Santa Cecilia, all'Auditorium Parco della Musica. A Roma, dove è raro ascoltare oratori o melodrammi del “caro Sassone”, per la prima volta è stata eseguita la versione integrale di Semele, accolta trionfalmente dalle ripetute acclamazioni del pubblico presente.Il maestro John Eliot Gardiner ha diretto in modo magistrale i complessi da lui creati, il Monteverdi Choir e l'English Baroque Soloists con un cast eccellente.
È stata una straordinaria esecuzione, storicamente informata per strumenti e prassi esecutiva, che ha sedotto il pubblico per la pienezza e la bellezza del suono, per la dinamica straordinariamente attenta ad ogni minima sfumatura e per l'iridescente tavolozza timbrica, il tutto volto alla piena resa drammatica di una composizione palesemente teatrale.
Dopo le travagliate vicissitudini, che Händel aveva affrontato con le sue opere italiane, vicissitudini dovute alla crescente disaffezione del pubblico a causa della lingua, che in troppo pochi capivano, e alla guerra tra i due teatri che le mettevano in scena, dal 1741 Händel non ne compose più. Del resto aveva trovato un'alternativa di successo negli oratori in lingua inglese e di soggetto sacro, forte anche della esperienza maturata nel suo paese di origine e a Roma. Nel 1743 scelse di utilizzare il libretto di Semele, che William Congreve (1670 – 1729) aveva scritto per Johm Eccles (c.1668 – 1735), quella che sarebbe stata la prima opera inglese interamente cantata non andò in mai in scena. Congreve brillante drammaturgo inglese, nelle commedie metteva alla berlina i costumi e l'ipocrisia del suo tempo. In questo caso aveva tratto l'argomento dal III°libro delle Metamorfosi di Ovidio, che aveva raccontato con ironia i miti, umanizzando gli dei con allusioni non troppo velate alla società augustea, cosa che probabilmente contribuì al suo esilio sul Mar Nero.
La trama narra di Semele che, amata da Giove, istigata dolosamente da Giunone, che aveva assunto l'aspetto della sua nutrice Beroe, pretende di vedere il suo amante nelle reali sembianze divine, restando incenerita. Il drammaturgo inglese sostituì a Beroe la sorella Ino. Forse fu Newburgh Hamilton l'autore dell'adattamento del libretto di Congreve, in cui aggiunse altri testi, come ”My racking thoughts”( I miei tormentosi pensieri), aria di Semele (3°atto) dall'elegia To Sleep (Al sonno) dello stesso Congreve, ma anche da altri autori, come da l'arcadica Summer tratta da Pastorals di Alexander Pope (1688-1744) la soave aria di Giove (2° atto)”Where'er you walk” (Ovunque tu vada). L'ignoto autore del libretto smussò i passaggi più scabrosi e sensuali, che furono eliminati o edulcorati, senza però né eliminare la seducente sensualità delle scene d'alcova né infiacchire i dialoghi serrati e spumeggianti di Congreve, ma tutto ciò non valse a mitigare gli strali che si abbatterono su Semele che fu considerata oscena. Quando andò in scena il 10 febbraio 1744 si era pure nel periodo di Quaresima e tutti si aspettavano come consuetudine di Händel la proposta di un nuovo oratorio con soggetto sacro e magari edificante, dopo poche recite non fu più ripresa nella sua forma originaria, un ostracismo che perdurò a lungo fino al secolo scorso.
In questa sua composizione il compositore ancora una volta dimostrò la sua capacità di assimilazione volta a creare qualcosa di nuovo, lui di formazione germanica si era perfettamente impadronito delle forme musicali italiane del melodramma e dell'oratorio, in questa composizione dimostra di conoscere a fondo anche il masque e la semi-opera britannica e così vide la luce la prima opera in lingua inglese. Le origini italiane si vedono chiaramente nelle arie col da capo e nella scena comica in cui un Sonno, sonnacchioso e recalcitrante, ritrova i bollenti spiriti alla promessa di Giunone di dargli in premio Pasitea se farà ciò lei vuole, scena deliziosa ispirata dal 14° libro dell'Iliade. Il quartetto del primo atto “Why dost thou thus untimely grieve”( Perché ti lamenti fuori luogo) è un vero colpo di genio, insolito per l'epoca, è una straordinaria creazione drammaturgica di Händel per descrivere in sequenza i contrastanti stati d'animo dei personaggi: Cadmo, padre di Semele e Ino, il promesso sposo di Semele, Atamante, amato da Ino, quest'ultima e Semele. Gli uomini auspicano quel matrimonio, le donne che lo aborrono. Il coro non è un protagonista come nell'oratorio ma commenta con i suoi interventi gioiosi in ritmo di danza, le fughe, le forme derivate dal masque come in "How engaging, how endearing” (Come avvince, come commuove) nel 2° atto a commento delle schermaglie amorose tra Giove la protagonista. Il partecipe commento del coro alla fine terribile di Semele “Oh horror and astonishment” è costruito su una incantevole polifonia che si affievolisce in un pianissimo.
Louise Alder, Semele, ha una bella voce morbida e tecnicamente sicura nell'affrontare le terrificanti agilità del ruolo, lo ha dimostrato nell'aria “I ever am granting” (Io sempre concedo) con cui strappa il terribile giuramento al dio, e ha reso bene la carnale sensualità del personaggio, non solo vocalmente ma anche drammaticamente. Hugo Hymas ha ben interpretato la passione amorosa e la tenera umanità di Giove cogliendo efficacemente sia l'incanto amoroso, ”Where'er you walk”, e l'erotismo che il profondo dolore nel dover adempiere il giuramento che darà la morte all'amata nell'intenso arioso ”Ah wither is she gone, unhappy fair ”( Ah! dove è andata? Infelice beltà). Lucile Richardot ha rivestito il duplice ruolo dI Ino e della temibile e vendicativa Giunone, ha una grande presenza scenica, una tecnica agguerrita e una notevole aderenza vocale alla focosità del personaggio come nel recitativo “Awake, Saturnia from ty letargy !” (Destati Saturia dal tuo letargo ! ). Carlo Vistoli, lo avevamo recentemente ascoltato come Orfeo nell'opera di Gluck, in questo nuovo ruolo,abbiamo ritovato la stessa sicurezza vocale, il timbro gradevole e una convincente interpretazione. Gianluca Buratto nel duplice ruolo di Cadmo e Sonno ha sfoggiato il suo bel timbro di basso profondo, le note gravi sono state piene e calde, è stato un Cadmo solenne e sollecitamente paterno quanto un divertentissimo Sonno. Emily Owen è stata una deliziosa Iris, ha una voce limpida e sicura, bene Angela Hicks come Cupido, Alison Ponsford-Hill come Endless Pleasure (Piacere senza fine) Peter Davoren come Apollo e Daniel D'Souza come Alto Sacerdote.
John Eliot Gardiner ha curato magnificamente il fraseggio e la cantabilità di voci e strumenti, è stata una esecuzione non solo musicalmente attenta ma anche magistralmente teatrale e avvincente. L'English Baroque Soloists e Monteverdi Choir sono composti da ottimi musicisti sotto la direzione di Gardiner hanno risposto perfettamente alle sue intenzioni, il coro, non solo vocalmente ma anche a quelle sceniche del regista. Le indicazioni di regia di Thomas Guthrie sono state efficaci ha evidenziato i diversi aspetti drammatici, erotici e comici questi ultimi con trovate molto divertenti e ironiche; bene le luci di Rick Fisher e gli allusivi costumi di Patricia Hofstede. Scroscianti applausi e una standing ovation sono arrivati alla fine dell'opera.